venerdì 23 maggio 2008

Nuova Giunta e personale regionale

“State già predicando male, vedete di non razzolar peggio”

Chissà se gli stessi dipendenti regionali che, si narra avessero brindato dopo la sconfitta di Riccardo Illy si staranno accingendo a festeggiare egualmente le dichiarazioni rese a mezzo stampa dal neo assessore regionale al personale De Anna, che ha già preannunciato di voler trasferire agli enti locali circa 700 dipendenti regionali. Intendiamoci, non è che sia illegittimo proporre trasferimenti e sfoltimenti di organici. Restano da capire i come ed i perché. Trasferirne settecento o millecinquecento non influirà minimamente sull’onerosità complessiva del Comparto Unico, perché è un contratto che riguarda, appunto, tutti i dipendenti degli enti locali della nostra regione. I media non contribuiscono a fare chiarezza: pubblicano cifre. Se i dipendenti pubblici (Regione, comuni, province e comunità montane) della nostra regione sono 15.631 questo non ci serve a capire se siano pochi o molti. Chi, come il sottoscritto, proviene dalla pubblica amministrazione (dovrebbero saperlo anche le OO.SS.) sa che dal 1991 (quando è intervenuta la riforma del pubblico impiego e l’introduzione del contratto individuale anche per i dipendenti pubblici) ad oggi, sa che il pubblico impiego ha subito, tra pensionamenti e blocchi di turn over, blocchi delle assunzioni un’autentica emorragia di personale e che a fronte di una drastica possibilità di assunzione sono aumentate le funzioni e le competenze attribuite, ad esempio, agli enti locali. Le amministrazioni pubbliche sono tenute, nella definizione delle proprie dotazioni organiche, ad effettuare le cosiddette rilevazioni dei carichi di lavoro (solitamente conferite ad aziende private specializzate), cioè a definire le necessità occupazionali dell’ente in base a parametri oggettivi (sapete che con i privati non si scherza). In base a tali rilevazioni gli enti locali poi definiscono la propria dotazione organica, dovendo fare i conti contemporaneamente anche con altri parametri piuttosto rigidi (ricordate Maastricht?), ad esempio il patto di stabilità ed i blocchi delle assunzioni che qualsiasi governo nazionale, indipendentemente dalla propria matrice si ricorda di inserire sempre in ogni finanziaria da quindici anni a questa parte (non si sa mai).
Per chi ha blandito e coccolato i dipendenti regionali in campagna elettorale non mi sembra davvero un buon esordio: ne trasferisse anche mille a comuni e province non diminuirebbe di un solo decimale il costo complessivo del comparto unico, dovendo comunque garantire, oltre al personale, adeguati trasferimenti finanziari (sennò i comuni dove prenderanno i soldi per pagare gli stipendi?). Certo, Riccardo Illy non dava pacche sulle spalle, non brindava con nessuno, però ha fatto i concorsi ed ha stabilizzato un sacco di gente, magari gli stessi che hanno brindato all’elezione di Tondo…
Trieste, 14 maggio 2008 Igor Kocijančič
Presidente Gruppo consiliare la Sinistra l'Arcobaleno

martedì 13 maggio 2008

intervento al Comitato Politico Nazionale PRC-SE

Comitato Politico Nazionale del 10 ed 11 maggio 2008
Intervento di Igor Kocijančič, Federazione di Trieste

Premetto di condividere interamente l’impostazione, il contenuto e le argomentazioni che il compagno Maurizio Acerbo ha posto all’attenzione di noi tutti nell’intervento pubblicato da Liberazione giovedì 8 maggio in relazione alle modalità di svolgimento del nostro Congresso. Sottolineo il fatto che il “come” in questo frangente avrebbe dovuto essere considerato importante almeno come il “cosa” perché, a differenza di tre anni fa, sto registrando una forte insofferenza preventiva di alcuni circoli e di molte iscritte ed iscritti nei confronti di un Congresso a documenti contrapposti, insofferenza che minaccia di tradursi in ulteriore disimpegno o addirittura abbandono. Non vorrei avessimo sottovalutato troppo questo fattore, dopo la discussione lacerante ed i disastri delle ultime settimane. Naturalmente tenteremo di spiegare ancora una volta che non è stato possibile fare altrimenti, l’esito lo verificheremo poi tutti assieme tra due mesi. Trovo comunque di scarsa rilevanza l’accaloramento della ns. discussione sulle modalità di votazione ai congressi di circolo, perché lo stato d’animo di iscritte ed iscritti in questa fase è tale da far prevedere una ben scarsa partecipazione ed affluenza al voto.
Raccomanderei, nell’evitare uno schiacciamento della nostra discussione sulla ricerca salvifica di nuovi leaderismi più o meno plebiscitari, di considerare attentamente che - per ripartire da Rifondazione Comunista - non possiamo prescindere dal fatto che per fare ciò serve innanzitutto creare le condizioni per una piena agibilità politica delle iscritte e degli iscritti, mentre mi sembra che al momento ci stiamo occupando soprattutto della piena agibilità politica e democratica del gruppo dirigente e dei componenti il CPN.
Il tema di una modalità di discussione aperta e democratica non solo durante il congresso è, a mio avviso, decisivo per il futuro del nostro partito e del processo unitario a sinistra. Fino a qui abbiamo sancito in pratica l’intangibilità del sistema di delega, ma siamo ancora lontani dall’introduzione di meccanismi che forse andrebbero in direzione di un’iniezione di democrazia “diretta”. temo che in caso contrario ci ritroveremo ancora e sempre a rammaricarci sul deficit di democrazia nella nostra discussione ed a costanti ritorni alla critica della forma partito.
Senza pretendere di dare soluzione vorrei proporre alla vostra attenzione alcune proposte. Ritengo che se riuscissimo a passare coraggiosamente dalla consuetudine delle liste bloccate all’obbligo statutario delle liste aperte per l’elezione degli organismi dirigenti a tutti i livelli ed anche per le proposte di candidature alle varie tornate elettorali avremmo compiuto già un enorme progresso. Ciò ci consentirebbe, naturalmente con tanta e maggiore fatica, un esercizio sicuramente diverso della democrazia al nostro interno.
Un altro tema al quale dovremmo tornare durante il Congresso, in continuità con la discussione e gli esiti di Carrara, è quello riguardante la centralità delle Federazioni, che presuppone anche la costruzione di una nuova relazione con il Nazionale del Partito, criteri diversi di distribuzione delle risorse finanziarie.
Da ultimo, la possibilità concreta dell’utilizzo di Liberazione per l’autogestione dell’informazione. Questo potrebbe servire anche ad un parziale rilancio del giornale. Liberazione dovrebbe prevedere ogni giorno 4 pagine regionali autogestite dai comitati regionali. Ogni regione avrebbe così garantita una pagina a settimana, per 4 uscite mensili complessive. Se facessimo lo stresso discorso per le Federazioni garantiremmo con lo stesso meccanismo di rotazione 1 pagina al mese ad ogni Federazione.
Forse assumere questi orientamenti ci consentirebbe di rafforzare il ruolo di iscritte ed iscritti, aumentare lo spirito di appartenenza, la voglia di partecipazione e la consapevolezza di poter determinare davvero l’assunzione di scelte e decisioni importanti.
Credo che sui territori sia possibile fin da ora costruire quotidianamente la pratica politica e definire una linea politica che nasca dalle radici del conflitto sociale già presente ed operante, che non intende attendere i tempi del nostro congresso, né quello delle discussioni altrui e nemmeno il dibattito all’interno del sindacato. Questo sarà anche la miglior prova e verifica puntuale della nostra esistenza, della nostra capacità di lavoro nella società ed allo stesso tempo garanzia del fatto che durante il congresso non resteremo ripiegati in una discussione chiusa tra noi né prigionieri di asseriti steccati identitari.

Igor Kocijančič