lunedì 26 ottobre 2009

Il terminal off-shore di Rovigo basta e avanza : parola di Scaloja

Il nuovo impianto di rigassificazione off – shore Adriatic Lng, inaugurato la settimana scorsa al largo della costa di Rovigo, consentirà di fornire il 10% del fabbisogno nazionale di gas, che sarà garantito per i prossimi 25 anni dal Qatar, primo produttore mondiale di gas naturale.
Entusiasmo della Edison, del Governo tutto ed in particolare del ministro allo sviluppo economico, Claudio Scajola, orgoglioso del nuovo impianto che potrà iniettare in rete fino a 8 miliardi cubi di gas, più o meno il 10% del fabbisogno nazionale (quando però dicono “fino a” significa xche pensano di iniettarne di meno).
Parole di Umberto Quadrino, amministratore delegato di Edison, e dello stesso ministro Scajola: l’impianto di Rovigo, da solo, basta a mettere il paese in sicurezza dal rischio black out, ma non è sufficiente per rendere meno pesanti le bollette delle famiglie.
Il ministro Scajola aggiunge che bisogna accelerare anche sugli impianti di Priolo e Trieste (Zaule), “perché la nostra politica è quella di fare dell’Italia l’hub energetico del Mediterraneo, punto di arrivo e di transito anche per altri paesi europei”.
Nel dire questo Scajola ammette che ulteriori rigassificatori non servirebbero, anche perché negli stessi giorni in cui si inaugurava l’impianto di Rovigo - si è svolto in Russia uno dei vertici “informale” più pubblicizzati degli ultimi anni - quello tra Putin e Berlusconi - che hanno dialogato in videoconferenza con il primo ministro turco Erdogan, lo sceicco del Qatar e l’ex cancelliere tedesco Schroeder, attualmente a capo del comitato internazionale per la costruzione del gasdotto Itgi, meglio conosciuto con la denominazione di South Stream (flusso meridionale), che dovrebbe garantire ulteriori forniture dal bacino del Caspio (bypassando l’Ucraina attraverso Turchia e Grecia) per dieci miliardi di metri cubi di gas all’anno, ben oltre un ulteriore 10% del fabbisogno nazionale. Non parliamo poi degli altri progetti di gasdotto che ci interessano da vicino e dagli investimenti ENI in Russia (tecnologia per ulteriori forniture di gas), che dimostrano profonde sinergie tra i due stati e rendono davvero difficile una previsione di future “chiusure di rubinetti” russe a svantaggio dell’Italia.
E’ evidente, parole del ministro Scajola, che Trieste (Zaule) diventa “indispensabile nella politica energetica italiana” non già per garantire continuità di fornitura a tariffe ridotte, ma solo per poterlo rivendere ad altri paesi dell’UE (e dell’Europa extra UE). Noi ribadiamo di non starci e di non volere un rigassificatore a Trieste, sempre molto impattante e di ora in ora più inutile.

Trieste, 26.10.2009
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE