lunedì 27 dicembre 2010

“Dopo tante parole serve una battaglia per il futuro del Porto”

La levata di scudi “trasversale” dei deputati triestini contrari al reinsediamento di Marina Monassi alla Presidenza dell’Autorità Portuale giunge a riprova del fatto, casomai ce ne fosse stato ulteriore bisogno, che la ratifica di quell’indicazione da parte del Presidente Tondo non è stata affatto digerita. E’ bene però precisare che non si tratta più di osteggiare una nomina più o meno sgradita, si tratta di intervenire e di fare una battaglia per il futuro del Porto di Trieste. Il Progetto Unicredit relativo al cosiddetto superporto Monfalcone - Trieste sta rivelando la propria inconsistenza. Slittato ulteriormente il progetto finanziario, che avrebbe dovuto essere presentato entro l’anno, anche i media locali hanno recentemente certificato che invece delle sinergie trieste – Monfalcone si sta delineando il superporto di Monfalcone, mentre il porto di Trieste rimarrebbe isolato. Si rinvia al 2016 la previsione di arrivo della prima nave portacontainer nel nuovo scalo, lasciando irrisolta la questione dei finanziamenti vincolati, come in tutti i casi di project financing, ad un primo consistente versamento pubblico, che possiamo quantificare essere circa dieci volte superiore ai trenta milioni di euro che il CIPE continua a negare per la realizzazione della piattaforma logistica nello scalo triestino. Aleatoria e incerta anche la questione dei traffici che la Maersk dovrebbe garantire da qui al 2033, data indicata per la messa a regime del progetto. Saranno necessari dai tre ai quattro milioni di t.e.u. di traffico per giustificare la spesa e l’investimento. Oggi la stessa Maersk cerca accordi con il colosso cinese Cosco per garantire 800.000 t.e.u. di traffico a Vado Ligure, perché da sola non riesce a saturare il terminal.

Il progetto Unicredit sancisce che da qui al 2033 Trieste e il suo porto si possono scordare di avere collegamenti ferroviari adeguati e molto probabilmente i fondi CIPE per la piattaforma logistica. Si sceglie di scavare 9,3 milioni di metri cubi per ottenere a Monfalcone fondali profondi come quelli che sono da subito disponibili a Trieste. Si prevede, ma non si sa su quali basi giuridiche, di nominare un commissario straordinario che segua le realizzazione del progetto, magari indicato dalla banca stessa, mentre si tace sul fatto che uno scenario del genere provocherebbe un declassamento di Trieste da porto internazionale a scalo regionale.

Chi dovrebbe tutelare e difendere da questo progetto Trieste e il suo porto? Riteniamo lo possano fare tutti coloro i quali, a cominciare dai deputati triestini, hanno compreso che per poter realizzare i 350.000 t.e.u. previsti nel 2016, Monfalcone, allora probabilmente avvantaggiata da servizi ferroviari potenziati, dovrà per forza attingere ai traffici oggi esistenti al Molo VII, sottraendo quei traffici alla nostra città e magari impiegando 500 milioni di euro per costruire un “gemello” del Molo VII nel proprio porto.

Ci penserà Marina Monassi a tutelare gli interessi triestini? La nuova presidente “in pectore”, nonostante l’inchiesta in corso della Corte dei Conti per i canoni delle concessioni al Porto Vecchio e per i bilanci portuali in rosso risalenti al periodo della sua prima presidenza, è anche vicepresidente dell’Unicredit Corporate Banking.

C’è una battaglia da fare in difesa di Trieste e del suo porto e ribadiamo che Claudio Boniciolli sarebbe l’alleato ideale dei cittadini per tutelare gli interessi della città. Siamo disponibili ad impegnarci con chiunque intenda contrastare quest’offensiva, che certamente condurrà il Porto di Trieste ad un definitivo declino. Servirebbero, per iniziare, poche parole d’ordine: riconferma dell’attuale presidente dell’autorità portuale, investimenti immediati per la piattaforma logistica e costruzione di un progetto reale, realistico e meno costoso per gli scali del Nord Adriatico, che parta dalla valorizzazione delle caratteristiche e delle potenzialità già esistenti.

Per poter intraprendere questa battaglia è necessario uscire dalla “gabbia” dell’equidistanza, nella quale troviamo inspiegabilmente relegate anche autorevoli voci del PD locale. E’ bene che la città sappia che senza il porto non avremo un problema da alcune centinai di posti di lavoro, ma dovremo confrontarci con migliaia di posti di lavoro perduti. C’è qualcuno che vuole questo?

Trieste, 27.12.2010

Igor Kocijančič

Consigliere regionale PRC – SE

mercoledì 15 dicembre 2010

“Superporti e strenne natalizie per grulli”

Ma perché insistono nel raccontare frottole? Non verrebbe da dire altro, leggendo l’ultimo capitolo, in ordine di tempo, della saga fantascientifica denominata Superporto Unicredit. Iniziamo dai tempi di realizzazione ipotizzati e dai dati di previsione occupazionale: a regime (nel 2033!!!) il superporto di Monfalcone occuperà 600 dipendenti. Ma esiste, allo stato attuale, un tecnico o esperto di portualità e logistica in grado di prevedere ora quale sarà il quadro nazionale , internazionale e soprattutto l’organizzazione del lavoro portuale e terminalistico nel 2033?

Nell’ipotizzare lo sviluppo futuro di Monfalcone a scapito di Trieste (tagliata fuori) si sancisce che il Molo Settimo sarebbe troppo piccolo, potendo in prospettiva movimentare solo 1,2 milioni di teu all’anno, avendo collegamenti ferroviari scarsi ed inadeguati e soprattutto, l’attuale concessionario di TO Delta, Pierluigi Maneschi, non sarebbe disponibile ad una partnership con la Maersk (che sta già coinvolgendo la Cosco a Vado Ligure, mentre per Monfalcone conterebbe su sinergie MSC). Ma qualcuno può davvero credere che Maersk e Maneschi non riescano a trovare un accordo se si trattasse davvero di realizzare il volume di traffici che ci propinano i giornali?

Altra perla: il consiglio dei ministri approverà l’intesa Stato Regione che permetterà in tempi immediatamente successivi di nominare un commissario straordinario che sovrintenderà tutte le fasi del progetto, garantendo il rispetto dei tempi, condizione primaria per centrare la scommessa alla base di tutta l’operazione. Per nominare una figura del genere (e resterà in carica fino al 2033?) serve una copertura legislativa che non crediamo sia di rapida e facilissima approvazione, visto il clima attuale al Parlamento e nei dintorni del Governo. Oltretutto riteniamo sia praticamente impossibile trovare, allo stato attuale, qualcuno in grado di garantire per i tempi di realizzazione di qualsivoglia progetto, anche se dovesse rispondere di eventuali insuccessi con la propria vita.

E per finire, quando si parla a cuor leggero di dragaggi per complessivi 9,3 milioni di metri cubi di materiale fangoso, probabilmente inquinato, bisognerebbe anche indicare dove lo si intenda collocare. Magari nel giardino di casa del commissario straordinario…

Cosa potrebbe succedere in pratica? Che molto probabilmente nel 2016, dopo aver speso abbondanti soldi pubblici, Monfalcone e il Molo VII di Trieste (che starà ancora aspettando dal CIPE i soldi per la piattaforma logistica) saranno costretti a spartirsi i 300.000 contenitori attualmente movimentati dal solo porto di Trieste.

Trieste, 15.12.2010

Igor Kocijančič

Consigliere regionale PRC – SE

Iztok Furlanic e Marino Andolina

Consiglieri comunali PRC - SE

lunedì 13 dicembre 2010

“Novelli predica male e razzola peggio”

Verrebbe da dire “beata ignoranza”, se nel caso in questione non fosse impossibile tirare in ballo l’ignoranza delle materie trattate. Al collega Novelli corre l’obbligo di chiarire che certamente non esistono minoranze di serie A e di serie B, ma piuttosto che questo Governo vorrebbe, se potesse, relegare tutte le minoranze in serie C. Da parte sua invece, si ricava l’impressione che vorrebbe, se potesse, elevare al rango di serie A solo la minoranza linguistica friulana e la comunità germanofona, togliendo possibilmente qualcosa alla minoranza slovena, secondo lui ingiustamente privilegiata.

Farebbe senz’altro un servizio migliore alla comunità regionale se avesse la bontà di documentarsi meglio e di rileggersi le cronache relative all’iter di approvazione della legge regionale per la tutela della lingua friulana e probabilmente si stupirebbe nel trovare tra i più strenui oppositori di quella norma tanti suoi colleghi dell’attuale maggioranza, che all’epoca si compiacquero del fatto di aver bloccato l’iter di approvazione di quella legge per tre sessioni di consiglio regionale, unitamente, è giusto rilevarlo, ad alcuni settori miopi del sindacalismo e del centrosinistra locale che, sempre all’epoca, mettevano in guardia la comunità regionale dal paventato pericolo di friulanizzazione di Trieste.

Quanto alla tutela delle comunità germanofone, non può negare che la legge sia stata approvata all’unanimità dal consiglio regionale su proposta dell’attuale vicecapogruppo del PdL e che andrebbero richieste le ragioni dell’inadeguato finanziamento anche di questa norma alla giunta regionale di quella stesa maggioranza della quale è espressione il collega Novelli.

Infine, quando dichiara che la minoranza slovena riceverà con la legge 38/2001 “ulteriori” 5,3 milioni di euro dimostra di non essersi proprio accorto del fatto che attualmente quelli statali sono gli unici fondi che la minoranza slovena riceve, perché la sua giunta e la sua maggioranza hanno già provveduto ad azzerare il fondo regionale destinato alla minoranza slovena con la finanziaria del 2010.

Trieste, 13.12.2010

Igor Kocijančič

Consigliere regionale PRC – SE

Presidente gruppo consiliare La Sinistra L'Arcobaleno

giovedì 25 novembre 2010

sulla prossima nomina del Presidente dell'Autorità Portuale di Trieste

“Note riassuntive della conferenza stampa dd. 25.11.2010”

Le recenti anticipazioni ed il clamore mediatico su quello che potrebbe essere il probabile futuro della presidenza dell’Autorità Portuale di Trieste derivano essenzialmente dal nome indicato dal ministro Matteoli.
Non ci interessa qui entrare nel merito di altre anticipazioni, previsioni e connessioni ad altri livelli e ruoli istituzionali, in primis quello di futuro candidato sindaco del centro destra triestino, che riproducono la stucchevole litania delle questioni spartitorie all’interno di un PdL e di una coalizione impantanata ed improntata ormai alla mera resa dei conti tra correnti interne al PdL ed alle correnti interne, alle più recenti nuove formazioni politiche ed agli alleati sempre più rumorosi.
Ci interessa far rilevare che negli ultimi 15 anni di storia dell’Autorità Portuale di Trieste, tralasciando il periodo della presidenza Fusaroli e dei commissariamenti che si sono succeduti fino all’entrata in vigore della Legge 84/94, ovvero della nomina del dott. Lacalamita (giugno 1995) a primo Presidente dell’Autorità Portuale di Trieste, alla guida di questo ente si sono succeduti altri tre Presidenti e 3 o 4 commissari (il dott. Maresca nel 1999, il dott. Mucci a cavallo degli anni 2003 e 2004 e la dott.ssa Monassi nella primavera del 2006).
Senza voler far torto a nessuno, possiamo affermare che la presidenza Lacalamita si è trovata con il problema, non indifferente, di introdurre l’attuazione di un quadro ed un assetto legislativo completamente nuovo, ad oggi ancora non pienamente attuato o quantomeno applicato in modo disomogeneo in tutta Italia, la presidenza del prof. Maresca è stata caratterizzata da una forte presenza mediatica ed enunciativa (un po’ come sta succedendo adesso con il cosiddetto progetto Unicredit) – operativamente caratterizzata dalla concessione alla TICT Luka Koper il ruolo di terminalista al Molo VII, la presidenza Monassi si è distinta, così come il suo precedente periodo da segretario generale dell’AP, sul fronte delle diffide, dei ricorsi e dei controricorsi, non possiamo certo affermare che sia stata una gestione contraddistinta da particolare brillantezza e da grandi successi operativi.
Arrivati al periodo di presidenza Bonicciolli (2006-2010) possiamo affermare, sulla base di dati oggettivi e non di simpatie personali, che ci troviamo di fronte alla migliore gestione possibile degli ultimi 15 anni, che oltre ad aver fatto registrare un incremento costante dei traffici (cfr. elaborazione grafica), ha provveduto a risanare strutturalmente il bilancio portandolo da un pasivo di 4 milioni all’attuale attivo di 12,5 milioni di euro, ha avviato ed attuato una riorganizzazione interna che ha prodotto risultati certi di efficienza ed efficacia, ha provveduto a rivalutare i canoni demaniali secondo gli indici fissati a livello nazionale, ha saputo svolgere in termini certi i propri compiti autoritativi previsti per legge, senza tentare confusamente di addentrarsi in spuri tentativi di svolgere ruoli operativi, che la 84/94 prevede espressamente siano svolti da soggetti imprenditoriali terzi. E’ riuscita inoltre, questa presidenza, a portare a compimento l’approvazione del nuovo piano regolatore portuale del quale si è dibattuto per venti anni senza alcun risultato.
L’indicazione del ministro Matteoli sembra produrre un’accelerazione, riteniamo del tutto inopportuna, in direzione di una nomina, quella della dott.ssa Monassi, sulla quale pende anche il futuro pronunciamento della corte dei Conti sulla questione dei canoni di concessione Greensisam. Cosa succederebbe se vi fosse, nella primavera del 2011, quando presumibilmente la Corte dei Conti si pronuncerà, una sentenza sfavorevole alla ex e, forse, futura presidente dell’AP di Trieste.
Alla luce della lunga premessa, ma soprattutto dei dati oggettivi riportati e dei risultati ottenuti, dovrebbe essere lo stesso ministro a ritenere Claudio Boniccciolli il miglior candidato per succeder a se stesso. E, per favore, non si tirino in ballo ridicole questioni anagrafiche, che non attengono quasi mai il merito delle questioni ed i meriti delle persone.

Trieste, 25.11.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

venerdì 19 novembre 2010

“Sullo spirito delle Primarie”

Le primarie sono innanzitutto una “competizione in positivo”, occasione e strumento per ampliare la partecipazione attiva di cittadine e cittadini. Dovrebbe essere, questa, un’affermazione largamente condivisa almeno all’interno dello schieramento di forze ampio che ha sottoscritto gli indirizzi programmatici di assetto delle imminenti primarie per la scelta del prossimo candidato sindaco del centro sinistra.
E’ quindi del tutto fuori luogo parlare di frammentazione a sinistra. Sia Marino Andolina che Alessandro Metz non sono due bandierine, sono, entrambi, due candidati che parlano alla sinistra e possono, entrambi, mobilitare e accendere interessi che vanno ben al di là delle forze politiche che rappresentano e nelle quali militano. Stando alle affermazioni di Lauri sembrerebbe quasi che a Trieste SEL sia l’unica forza depositaria di proposte unitarie a sinistra. E’ invece un grave errore o quantomeno , a mio parere, non aver presentato una candidatura giovane, quale poteva essere quella di Vanja Macovaz, che, soprattutto in questa fase di fermento del mondo studentesco, avrebbe potuto suscitare molto interesse soprattutto tra i più giovani e contribuire ad una loro maggior partecipazione attiva.

Trieste, 19.11.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

giovedì 18 novembre 2010

“Fondi per la Piattaforma logistica? Magari un’altra volta…”

Ieri c’è stata, a Roma, l’ennesima seduta del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), nella quale sono stati approvati ben 16 progetti e programmi diversi, con conseguente assegnazione di risorse finanziarie e nella quale, per l’ennesima volta, non è stata nemmeno inserita all’ordine del giorno né trattata la partita relativa alla Piattaforma logistica di Trieste.
Trieste ed il suo porto sono stati lasciati nuovamente al palo da chi governa o, anche se non governa più, continua a sostenere i governi del centro destra ai vari livelli, da quello locale a quello nazionale.
In compenso è stata approvato il “progetto definitivo della piastra portuale di Taranto” con annessa assegnazione di 33,60 milioni di euro.
Riteniamo che ogni ulteriore commento sia superfluo.

Trieste, 18.11.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

sabato 23 ottobre 2010

“Margherita e il Vescovo di Trieste”

E’ forse da ascrivere unicamente all’improvvida solerzia interpretativa del “clima politico” cittadino da parte di alcuni funzionari apicali dell’ASS Triestina la “cancellazione” di Margherita Hack dal ruolo di testimonial pubblici a favore delle vaccinazioni nell’imminente campagna pubblica antinfluenzale che l’Azienda sanitaria si accinge a lanciare o vi è, a monte, una direttiva della parte politica che attualmente comanda, che ha voluto deliberatamente “colpire” la scienziata triestina, personaggio arcinoto in ambito nazionale ed internazionale - dal profilo personale e pubblico molto ben definito - ma senz’altro ottimo testimonial per una campagna di prevenzione?

E’ una domanda che vale un’interrogazione a risposta immediata, che non mancheremo di presentare, anche perché qualcuno dovrà rispondere di fondi pubblici già stanziati per manifesti e video che rischiano di rimanere inutilizzati.

Sembrerebbe quasi che il profilo tracciato dal vescovo di Trieste per il sindaco, o in senso più lato, per il politico ideale – uomo che rispetti i valori dei principi non negoziabili (rispetto della, vita, salvaguardia della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, libertà di educazione dei figli e, dulcis in fundo, giustizia sociale) venga già assunto in altri settori. La Hack ha molte colpe: è donna, atea, a favore della scuola pubblica e probabilmente non propende per l’unico modello di famiglia riconosciuto dalla Chiesa.

C’è un forte retrogusto di ipocrisia nell’intervista odierna del Vescovo Crepaldi, specialmente laddove afferma che “i comportamenti personali non stabiliscono dei principi, un programma sì” e così benedice quella mezza miriade di situazioni, presenti soprattutto negli schieramenti del centro destra, dove si può tranquillamente far crociate per la famiglia fondata sul matrimonio anche avendo qualche divorzio sulle spalle. Basta militare nel partito con il programma adeguato e sorvolando sul fatto che è invece l’insieme di comportamenti individuali a rafforzare valori e principi. Del resto anche il nuovo vescovo di Trieste ha fin qui manifestato un grande interesse per le vicende “politiche” della città, è incorso in qualche contraddizione, è riuscito a coniugare il rispetto per la vita con il sostegno del nucleare e, malgrado sia ormai di pubblico dominio la sua frequentazione e vicinanza con i maggiorenti del centro destra locale, non riesce a fare niente di meglio che rilasciare interviste di tenore oscurantista. C’è già di che rimpiangere i suoi predecessori.

Trieste, 22.10.2010

Igor Kocijančič

Consigliere regionale PRC – SE

martedì 12 ottobre 2010

“Superporto Trieste – Monfalcone e numeri ballerini”

Ci conforta senz’altro apprendere che la colazione di lavoro indetta ieri a Roma dal ministro Frattini per fare il punto sul Progetto Unicredit, alias “Superporto regionale di Trieste – Monfalcone” sia servita a sbloccare l’impasse ed abbia registrato l’interesse della Maersk, il più grosso operatore mondiale nel traffico dei container. Eivind Kording, AD di Maersk, avrebbe confermato il forte interesse del colosso multinazionale danese per la gestione del futuro megaterminal container (nuovo terminal a Monfalcone + raddoppio del Molo Settimo a Trieste). Si sarebbe già deciso di integrarlo sul fronte ferroviario, e Frattini preannuncia già di presentare il progetto in una riunione del Consiglio dei Ministri per metà novembre. Inoltre si sarebbe già deciso di incaricare un commissario per la realizzazione del progetto, pur in assenza di un quadro giuridico e normativo (nazionale e regionale) che attualmente consenta questo tipo di soluzione.

Vi è poi un altro fattore, non trascurabile per coloro i quali seguono con attenzione l’evoluzione del cosiddetto Progetto Unicredit (riteniamo che anche i giornalisti più accorti dovrebbero rientrare nella categoria), che riguarda il balletto di numeri già iniziato prima che il progetto sia effettivamente abbozzato: si è partiti con l’altisonante profezia di un superporto da 3 milioni di teu, incuranti delle perplessità di chi segnalava (e continua a segnalare) che tale cifra è assolutamente irrealistica. Oggi si afferma che la Maersk porterebbe in dote 1 milione e mezzo di teu (sono al metà di tre, ma sempre troppi), perlopiù dirottati dai porti del nord Europa.

La stessa Maersk, coinvolta anche su un progetto di piastra logistica a Vado Ligure (tra Savona e Genova), è notizia apparsa sul secolo XIX e su “Shipping on line” del 1° ottobre, avrebbe non poche difficoltà a garantire i 750 mila container annui necessari a garantire il finanziamento della piattaforma di Vado Ligure ed avrebbe perciò già intrecciato trattative con la Cosco (colosso container cinese) per riuscire a saturare gli spazi della nuova banchina in progettazione.

A questo punto alcune domande sorgono spontaneamente: Come mai la prima compagnia amatoriale del mondo non riesce a saturare le necessità del terminal ligure (Mar Tirreno) e riuscirebbe agevolmente, a spostare un milione e mezzo di container su Trieste e Monfalcone? Perché la Cosco, che è probabilmente il maggior concorrente dei danesi, dovrebbe arricchire con il proprio lavoro ed il proprio contributo in container proprio la Maersk?

A rischio di essere nuovamente tacciati di disfattismo ci piacerebbe che alcuni degli illuminati sponsor del superporto (ministri, politici, banchieri, imprenditori, sindacalisti, giornalisti), che sicuramente ne capiscono più di noi, ci spiegassero un po’ il perché di questi numeri ballerini. Magari riuscirebbero a convincerci che il progetto c’è e che non si tratta, come continuiamo a ritenere, di parole e, soprattutto numeri (di teu) in libertà…

Trieste, 12.10.2010

Igor Kocijančič

Consigliere regionale PRC – SE

giovedì 30 settembre 2010

Verso un nuovo gruppo consiliare dei triestini del PdL ?

Come spesso succede, i giornalisti non avevano compreso a chi fosse rivolta l’aulica oratoria di Paolo Ciani e si erano già sbilanciati in fuorvianti pronostici su quali e quanti consiglieri regionali del PdL avrebbero potuto dar vita ad un ipotetico nuovo gruppo consiliare di Futuro e Libertà anche in FVG. Oggi l’intervento del collega Maurizio Bucci ha chiarito che in seno al PdL regionale non esiste una divergenza di linea tra ex aennini ed ex FI. I figiani quindi non ci sono, mentre il problema riguarda una rivendicazione di maggior peso territoriale del capoluogo regionale, drammaticamente “assente dalle posizioni apicali della giunta e del consiglio regionale (presidenti e vicepresidenti sono tutti friulani).
In Friuli Venezia Giulia quindi non vedremo Futuro e Libertà (con buona pace di Menia), ma potrebbe costituirsi, in seno al PdL un nuovo gruppo regionale “Trieste e più aperture domenicali”, acerrimo rivale de “L’altra Trieste”, ma destinato forse, col tempo, a rimpiazzare nel cuore dei triestini l’ormai defunta Lista per Trieste.

Trieste, 30.09.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE
Presidente gruppo consiliare La Sinistra L'Arcobaleno

giovedì 19 agosto 2010

FERRIERA FERRAGOSTO

Dopo l’intervista pubblicata dal Piccolo di Trieste l’altro giorno sul mancato rinnovo del contratto a tempo determinato ad un operaio della Ferriera che era rimasto vittima di un grave infortunio emergeranno altre “scomode verità” sul trattamento riservato ai lavoratori all’interno dello stabilimento servolano. Condizioni di lavoro che sono state subite perchè i lavoratori sono sottoposti al ricatto occupazionale.

E’ significativo che le denunce giungano sempre dopo un licenziamento, dopo un infortunio e invece i lavoratori che sono in produzione osservino un rigoroso silenzio.

Sul ruolo di certi sindacalisti che si fanno ambasciatori dell’azienda il nostro giudizio è netto: si comincia con la concertazione e si finisce a cogestire i problemi con l’ufficio del personale rinunciando al ruolo e ai compiti di tutela dei lavoratori.

Rilanciamo la proposta che avevamo avanzato su un nostro stampato nel febbraio di quest’anno . La magistratura dovrebbe predisporre un meccanismo protetto per raccogliere le testimonianze dei lavoratori costretti al silenzio in questi anni dal ricatto occupazionale. Solo partendo da una “completa “ conoscenza di ciò che succede all’interno dello stabilimento, solo acquisendo le dirette testimonianze dei dipendenti su come si lavora e quali sono i rischi si può cominciare a ragionare e proporre le scelte opportune per costruire un progetto per la città che risolva anche il nodo Ferriera.

Questo pezzo di verità che è emerso dall’intervista pubblicata dal Piccolo può essere un inizio e non un semplice episodio ferragostano.

Igor Kocijancic

Consigliere regionale FVG

Rifondazione Comunista – S E

TRIESTE 19 agosto 2010

venerdì 30 luglio 2010

“Superporto Trieste - Monfalcone, progetto più virtuale che mai”

Adesso, anche in ragione della risposta all’interrogazione a risposta immediata pervenuta ieri al sottoscritto in Consiglio regionale, si può tranquillamente affermare che il dibattito riguardante il cosiddetto Superporto Trieste – Monfalcone resta sostanzialmente un dibattito mediatico su un progetto virtuale, giacché, come ha avuto modo di precisare in aula l’assessore Riccardi “su questa ipotesi di lavoro si sono tenuti finora convegni e tavole rotonde per comprendere il grado di fattibilità della proposta e il grado della sua condivisione da parte delle istituzioni”.

Una risposta chiara, che quantomeno ridimensiona le notizie di qualche giorno fa, con le quali si confermava, da parte di Unicredit Logistics, la presentazione di un progetto completo e corredato di business plan al 30 settembre per il superporto di Trieste e Monfalcone, sottolineando che la ricerca di partner privati per l’operazione non si limita al colosso Maersk ma anche ad altri soggetti leader delle compagnie di navigazione, oltre che ad imprese private del Friuli Venezia Giulia. Inoltre Unicredit, sempre nelle anticipazioni rese dalla stampa, chiederebbe la nomina di un commissario straordinario con “assoluta competenza tecnica e professionale” come condizione irrinunciabile per lo sviluppo del polo logistico di Trieste e Monfalcone.

Nell’interrogazione a risposta immediata il sottoscritto appunto chiedeva se la Regione FVG ritenesse lecito e normale che Unicredit Logistics, fino a prova contraria soggetto privato e finora unico portatore di interesse concreto per la costituzione del cosiddetto superporto, possa richiedere la figura commissariale, definendone anche le caratteristiche, arrivando addirittura alla previsione di un’Autorità Portuale regionale unica e se non ritenga, la Regione, che tutto ciò comporti un rischio di esautorazione delle istituzioni pubbliche preposte a decidere in materia di portualità, e infine, se la causa dei continui ritardi nell’erogazione dei finanziamenti destinati alla piattaforma logistica del Porto di Trieste non sia da ricercare in una corsia preferenziale che il governo nazionale e la regione stessa evidentemente stanno accordando al sunnominato progetto Unciredit.

La risposta dell’assessore, peraltro molto lunga ed articolata in due pagine, pone chiarezza su un punto: non esiste alcun progetto Unicredit, ma un’ipotesi di lavoro, sulla quale si sono fatti convegni e tavole rotonde. Non sono state presentate nemmeno istanze per l’ottenimento di aree demaniali o in concessione nei porti interessati e quindi, parole dell’assessore, non esistono procedure amministrative in atto che richiedono una conclusione del procedimento da parte della regione. Al momento esistono soltanto delle valutazioni di carattere politico e tecnico di ordine generale, di apprezzamento dell’iniziativa, che la Giunta ritiene utile approfondire per non disperdere una occasione possibile di sviluppo della portualità della regione con l’apporto di capitale privato. In questo senso la Giunta ha recentemente assunto una generalità con la quale ha manifestato l’interesse ad approfondire l’ipotesi di sviluppo in parola.

Erano stonati i titoli sparati su giornali e televisioni in ordine all’effettiva consistenza del progettoUnicredit o sono troppo prudenti, rispetto agli enunciati, anche del Presidente Tondo, i passi concreti finora compiuti davvero dalla giunta regionale?

Sarebbe opportuno saperlo, così come sarebbe opportuno affrontare un dibattito serio per capire se un’autorità portuale unica regionale possa rappresentare un effettivo vantaggio o se, al contrario, come riteniamo, porti in sé il rischio di un declassamento di Trieste da porto di interesse nazionale a tassello di un sistema portuale regionale di nicchia, che sicuramente non sarebbe di alcun interesse per la Maersk e per altri ipotetici investitori, così come, evidentemente, sono da ritenersi del tutto ipotetici, alla luce di quanto ufficialmente dichiarato dall’assessore Riccardi, gli ottocento milioni di euro che Unicredit Logistics sarebbe intenzionata ad investire nell’operazione.

Trieste, 29.07.2010

Igor Kocijančič

Consigliere regionale PRC – SE

Consiglio Regionale
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

X LEGISLATURA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA

(ARTICOLO 163 REGOLAMENTO INTERNO CONSILIARE)

CONSIGLIERE INTERROGANTE: Igor Kocijancic

GRUPPO CONSILIARE LA SINISTRA L’ARCOBALENO

OGGETTO: Sulle ultime notizie relative ad Unicredit e “Superporto” Trieste - Monfalcone.-

TESTO
Premesso che recentemente sulla stampa locale è apparsa la notizia che Unicredit Logistics avrebbe confermato la presentazione di un progetto completo e corredato da business plan per il cosiddetto Superporto di Trieste e Monfalcone e che chiederebbe la nomina di un “commissario straordinario con assoluta competenza tecnica e professionale” quale condizione irrinunciabile per lo sviluppo del polo logistico di Trieste e Monfalcone; Rilevato che Unicredit avrebbe già delineato assetto, costi e “cronoprogramma” della struttura commissariale, che dovrebbe operare presso il Commissariato del Governo e supportata finanziariamente da Governo, Regione e Società di corridoio (partecipata da Unicredit e da altre imprese partner) che dovrebbe ricevere in concessione le aree demaniali per avviare i lavori e concluderli entro quattro anni; Dato atto che tali linee di indirizzo sarebbero state discusse in una recente riunione al Consiglio dei Ministri, alla presenza di rappresentanti di vari ministeri (Economia, Esteri, Trasporti), del sottosegretario all’Ambiente, del vice presidente di Unicredit Logistics e dell’assessore regionale ai trasporti;

Tutto ciò premesso, il sottoscritto
Interroga il Presidente della giunta regionale o il competente assessore regionale
per sapere se la Regione FVG ritenga lecito e “normale” che Unicredit Logistics, fino a prova contraria soggetto privato e finora unico portatore di interesse per la costituzione del cosiddetto superporto, possa richiedere la figura commissariale, definendone anche le caratteristiche, arrivando addirittura alla previsione di un’Autorità Portuale regionale unica e per sapere se non ritenga, la Regione FVG, che tutto ciò comporti un rischio di esautorazione delle istituzioni pubbliche preposte a decidere in materia di portualità e se la causa dei continui ritardi nell’erogazione dei finanziamenti destinati alla piattaforma logistica del Porto di Trieste non sia da ricercare in una corsia preferenziale che il governo nazionale e la Regione stessa evidentemente stanno accordando al sunnominato progetto Unicredit.

Igor Kocijancic

mercoledì 7 luglio 2010

Ma quanto è buona la jota della mamma?

Apprendiamo dalla stampa che la mamma dell’assessore regionale Federica Seganti cucina un’ottima jota, addirittura “una delle più buone jote di Trieste”. Quella che a prima vista potrebbe sembrare una dichiarazione resa all’insegna della leggerezza, è invece un’affermazione molto impegnativa, perché presuppone un giudizio di valore espresso in termini assoluti. Quante jote ha assaggiato Federica Seganti per conferire lo status di eccellenza alla zuppa della mamma? Dovrebbero essere migliaia, almeno centinaia. Se così non fosse la sua sarebbe un’affermazione che lascia il tempo che trova e ci indurrebbe a pensare che la jota di sua mamma non sia per niente eccezionale. Mostratemi la figlia (o figlio) degenere che non parla bene della cucina materna.
Se invece il metro di valutazione per la jota della mamma è analogo a quello utilizzato per stilare il bilancio positivo del proprio operato da assessore a pianificazione territoriale, autonomie locali e sicurezza, relazioni internazionali e comunitarie, allora saremmo indotti a ritenere che la jota della mamma non dev’essere poi così buona…
L’assessore Seganti si promuove, citando a mo’ di risultati ottenuti il codice dell’edilizia, la rifoma della polizia locale, la soppressione(sic!) delle comunità montane e al riorganizzazione comunitaria. Si dimentica di chiarire che la riforma della polizia locale è stato un risultato raggiunto dal consiglio regionale che ha fatto sintesi tra diversi disegni e proposte di legge già depositati, che la mera soppressione di un’ente non rappresenta il raggiungimento di un risultato e che siamo ancora in trepida attesa di discutere le alternative e il più volte enunciato testo di riforma delle autonomie locali. Non una parola sul fallimento totale delle politiche di sicurezza, nemmeno il barlume di una riflessione autocritica sulla miriade di enunciazioni medianiche rimaste sospese nel vuoto. Insomma un biennio di chiacchiere e di modestissimi risultati.
Tra un po’ la Seganti avrà deleghe sicuramente più “toste”, ad esempio le attività produttive, con lo stuolo di emergenze ad esse correlate. Aspettiamo di poterci confrontare nel merito. La Lega Nord conquista anche nel FVG l’opportunità di dimostrare il proprio valore, ad esempio sul fronte del blocco delle delocalizzazioni. A settembre ci sarà bisogno di vigore e di energie rinnovate. Si consiglia una “flebo de jota” (della mamma).

Trieste, 07.07.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

venerdì 2 luglio 2010

Primi frutti avvelenati del rimpasto

Qualcuno ha anche la simpatica sfrontatezza di definirla manovra lungimirante. Il rimpasto di giunta annunciato ieri dal Presidente Tondo, ha già dato i primi frutti avvelenati. A parte le polemiche intestine nella componente cosiddetta ex aennina del PdL, orami quotidiane, che da peculiarità triestina sono finalmente diventate di interesse regionale (Ciriani docet), un primo corto circuito si è avuto già a poche ore dall’annuncio. Probabilmente gli assessori non hanno capito bene le parole del Presidente Tondo, segnatamente quella parte del discorso che chiariva di come le nuove attribuzioni di deleghe sarebbero diventate pienamente operative tra uno o due mesi. Fino ad allora avremo a che fare con degli “assessori ombra”: discuteremo della norma di manutenzione dell’ordinamento regionale confrontandoci con molti assessori che tra un po’ avranno altre deleghe. Tra un po’, non subito. L’avessero capito, molto probabilmente Claudio violino non avrebbe fatto fuoco e fiamme su un emendamento proposto da Ciriani, che dovrebbe rimanere al turismo almeno fino a settembre. E invece Violino ha dichiarato che il turismo è già della Seganti…Mai viste tante facce scure in maggioranza come nel pomeriggio e nella serata di approvazione dell’assestamento. Battute al vetriolo, rimproveri, baruffe dentro al PdL, tra PdL ed UDC, Lega Nord che vorrebbe anticipare “l’entrata in vigore” del rimpasto…
I fasti della primavera 2008 sembrano cose d’antan, come vivessimo in altra epoca e fossero passati decenni…
Sarà stato per sdrammatizzare il clima in casa propria, ormai molto pesante, che il neoassessore alla cultura ed alle politiche giovanili ha pensato di fare un po’ di avanspettacolo in chiusura, stracciando anche l’ultimo velo di dignità istituzionale del consiglio regionale e proferendo ad alta voce battute gratuite ed offensive nei confronti del collega Corazza, al quale va tutta la nostra solidarietà?
Forse è ancora presto per dirlo. Possiamo però azzardare la previsione che la seconda metà di legislatura potrebbe essere molto più soddisfacente della prima, anche grazie all’asserita lungimiranza di Tondo.

Trieste, 02.07.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

giovedì 1 luglio 2010

“Il rimpasto di giunta rivelatore di fallimenti annunciati”

La scarna comunicazione con la quale il Presidente Tondo ha reso edotto il consiglio regionale dell’avvenuto rimpasto – redistribuzione di deleghe in seno alla giunta regionale non ha destato troppo stupore: il “toto delega” con il quale si erano sbizzarriti i giornali negli ultimi giorni ci ha preso in pieno e quindi le edizioni di oggi (ieri per chi legge) avevano già anticipato gli abbinamenti corretti cognome – delega.
Più che un rimpasto funzionale alla “riforma della macchina regionale”, che vedrà le direzioni centrali ridimensionate a 10 (da 12 che erano) e che probabilmente creerà più di qualche sommovimento tellurico negli uffici (si pensi solo alla scissione di sanità e welfare), non fosse altro a causa di quanto comporterà un faticoso e duraturo processo di costruzione di nuovi settori interdisciplinari, si tratta chiaramente più di un tentativo di placare le continue tempeste impazzanti nella maggioranza di centro destra e le continue pressioni di segretari e coordinatori regionali di PdL, LN, UDC sempre molto propensi a bordate mediatiche minacciose, che di un progetto definito di riforma e ricomposizione degli assetti regionali.
Ora, è già miserrimo che un’istituzione come la Regione diventi terreno di “predonaggio” per i vari Fontanini, Menia & Company, che dettano al Presidente la collocazione di nomi e deleghe, è ancora peggio che Tondo si presti a tutto ciò sapendo che questo comporterà una sostanziale paralisi di uffici e direzioni nei prossimi mesi.
Poi vi è, al di là di dichiarazione espresse sempre benevolmente, un pesante giudizio politico di valore espresso nei confronti di chi, leggi il vicepresidente della giunta regionale Luca Ciriani, si ritrova sostanzialmente “retrocesso”: via le attività produttive, via il commercio, via il turismo, con tanti saluti alle numerose parole di apprezzamento per l’operato svolto nei settori di competenza. A Ciriani, d’ora in poi, le “deleghe di risulta”, ciò che rimane di meno importante (la Montagna ad un uomo di pianura e l’Energia), Protezione Civile a parte. A conti fatti, nei confronti di Ciriani, è stata fatta un’operazione di ridimensionamento che ha molte analogie con il caso Rosolen. Da adesso largo ai carneadi e navigazione a vista.

Trieste, 01.07.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

martedì 15 giugno 2010

Totem e facce di bronzo

La Costituzione repubblicana forse non è un totem e sicuramente non lo è il Presidente Tondo, anche se ha la faccia di bronzo. Dovrebbe spiegare un po’ meglio cosa intende, quando propone di cambiare l’art. 36 della Carta costituzionale:
“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.” Fine della citazione.
Nell’affermare che “abbiamo un esempio lampante di come la costituzione economica sia confliggente con la realtà sociale”, non si capisce se sia intenzionato a fare tutto il possibile per migliorare la realtà sociale o se pensa che sia più semplice far corrispondere il dettato costituzionale alla realtà, con una modifica che preveda costituzionalmente l’abolizione dei diritti.
Bell’esempio di real politik e di come Tondo riesca a vivere con grande serenità le proprie contraddizioni, quelle più recenti (revoca la delega ad un assessore perché ligio al suo ruolo di “uomo di partito”, diserta il vertice di maggioranza per “bacchettare i segretari di partito”), ma soprattutto molto di quanto dichiarato e scritto in campagna elettorale. Alla faccia dei lavoratori, ci verrebbe da dire.

Trieste, 15.06.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

venerdì 11 giugno 2010

Forza Nuova e la slavizzazione strisciante

Sono apparsi alle pubbliche affissioni dei manifesti riferiti alla sagra tricolore promossa da Forza Nuova a Trieste. A leggere le locandine, nelle quali sono riportate date, orari, luogo di svolgimento, l’occasionale lettore ha modo di accorgersi che anche Forza Nuova riesce a vivere con serenità le proprie contraddizioni ed a introdurre in un contesto iperpatriottico un messaggio di slavizzazione strisciante. Infatti al centro del manifesto capeggia la scita “ciba a due euro”. Tutti sanno che ciba è la versione semplificata e sintetizzata in triestino di čevapčiči, che in bocca (š proprio il caso di dirlo) di generazioni di triestini sono diventati civapcici per poi divenire civa.
Naturalmente etimologia e provenienza dei gustosissimi bocconcini di carne hanno poco a che vedere con il tricolore, sono anzi una prelibatezza gastronomica che si era estesa dalla Serbia in tutta la Jugoslavia (la radice etimologica è comune anche al kebab), è riuscita a sopravvivere alla dissoluzione della Jugoslavia e dalle nostre parti si era “affermata” soprattutto grazie al PCI ed alle Feste dell’Unità dagli anni sessanta in poi.
E’ possibile che il piatto forte di una festa tricolore sia rappresentato da una pietanza slava? Fossi un fascista convinto, mica ci andrei ad una festa del genere…

Trieste, 10.06.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

lunedì 31 maggio 2010

Sul temporaneo trasferimento della scuola statale bilingue di San Pietro al Natisone.-

Premesso che la sede della scuola statale bilingue di San Pietro al Natisone necessita di completa ristrutturazione e che si pone il problema di individuare una sede idonea al temporaneo trasferimento delle sezioni di scuola materna, scuola primaria di primo e secondo grado operanti in seno alla scuola stessa;
Rilevato che il Presidente della giunta regionale ed il competente assessore regionale hanno entrambi convenuto sulla necessità di mantenere la scuola unita anche per il tempo necessario ai lavori di ristrutturazione, per i quali esiste anche un'ipotesi di progetto per la temporanea sistemazione delle aule necessarie presso il convitto nazionale Paolo Diacono;
Atteso che nei giorni scorsi vi è stata una presa di posizione pubblica di cinque sindaci di comuni delle Valli del Natisone che hanno scritto al ministro degli esteri lamentando che la scuola godrebbe di asseriti privilegi penalizzando altri istituti scolastici del territorio;
Ribadito che la temporanea frammentazione territoriale della scuola bilingue creerebbe di fatto una situazione insostenibile per gli alunni, le famiglie e la continuità didattica.

Tutto ciò premesso
Interroga il Presidente della giunta regionale o il competente assessore regionale

per sapere se mantengano ancora la convinzione sulla necessità di mantenimento della scuola presso un'unica sede per la durata dei lavori di ristrutturazione e se sia possibile impiegare parte delle risorse stanziate dal ministero all'istruzione per i lavori di sistemazione presso il convitto Diacono citati in premessa.

Igor Kocijančič
consigliere regionale
La Sinistra L'Arcobaleno


Trieste, 31.05.2010

venerdì 28 maggio 2010

La Regione difenda l’OGS

Hanno comprensibilmente destato scalpore e preoccupazione le notizie riportate negli ultimi due giorni sulla paventata soppressione dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, che il Governo, stante le anticipazioni giornalistiche, avrebbe inserito nel novero degli enti inutili.
L’OGS è, al contrario, un ente che a livello internazionale gode di grandissimo prestigio ed è una di quelle istituzioni che tengono alto il nome di Trieste e del Friuli Venezia Giulia nel settore scientifico della ricerca e della ricerca applicata.
Il Presidente Tondo deve attivarsi immediatamente presso il Governo per chiarire ruolo, rilievo ed importanza dell’OGS e scongiurare che accada quanto anticipato mediaticamente ed ancora non ufficialmente confermato. Il Governo, (leggi il competente ministero), dovrebbe conoscere approfonditamente gli enti che si sta accingendo ad abolire. Questo è l’ennesima dimostrazione pratica dello scarso livello di considerazione del quale gode la ricerca scientifica nel nostro paese aggravato dal fatto che molto probabilmente i “tagliatori di teste” governativi non sanno nemmeno cosa stiano proponendo di abolire.

Trieste, 28.05.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

venerdì 21 maggio 2010

comunicato su Piano Regolatore Porto di Trieste

Finalmente dalla capitale arriva una buona notizia per la nostra città: il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha approvato il piano regolatore del Porto di Trieste. Sembra quasi impossibile, abituati come siamo ad “ingoiare” senza soluzione di continuità i continui rinvii del CIPE sullo stanziamento di fondi per la piattaforma logistica, contro ai quali sembrano non poter far nulla nemmeno le asserite pressioni governative e ministeriali.
Il Porto di Trieste dispone ora dello strumento normativo per poter attuare i piani di allargamento, sviluppo, costruzione e potenziamento di superfici, strutture ed infrastrutture di ambito. Un requisito del quale al momento è privo, ad esempio, il Porto di Monfalcone, che i sostenitori del superporto ormai mettono sullo stesso piano dello scalo triestino.
Questo nuovo significativo e, per la brevità di tempo impiegato, inatteso risultato positivo va ascritto anche alla competenze in capo all’attuale Autorità Portuale ed in primis al suo presidente, Claudio Boniciolli, che, incurante degli ormai numerosissimi e trasversali detrattori, lascia agli altri le chiacchiere e preferisce procedere per fatti, applicando le norme ed ottemperando alla legislazione vigente in materia di portualità.

Trieste, 21.05.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

martedì 11 maggio 2010

Superporto o scalo portuale regionale?

Apprendo che la giunta regionale starebbe accelerando l'approvazione della deliberazione sull'Autorità portuale unica regionale. Parole impegnative: Superporto di Trieste e Monfalcone con corollario di autorità unica, poteri straordinari »ammazzaburocrazia« e commissario ad hoc.
Avendo già espresso e mantenendo intatte le perplessità sul progetto Unicredit (che non c'é, mentre le chiacchiere si sprecano), confortato in ciò anche dall'opinione di esperti riconosciuti della logistica (ma anche armatori e spedizionieri, che dovrebbero sapere di cosa si sta parlando, riconoscono che i tre milioni di teu sono semplicemente una bufala), di fronte a questa ennesima sortita della Giunta regionale, sempre pronta ad accelerare su qualche cosa, senza però risucire a stringere su niente, rilevo che un paio di questioni importanti non sono state approfondite e continua ad imperare – trasversalmente - la superficialità, il lancio di un progetto »purchessia«, un po' com'era successo per il Parco del Mare: all'inizio progetto di rilancio e sviluppo dell'intera città, attualmente archiviato ad acquario un po' più grande...
Giova ricordare che attualmente, ancorché bistrattato »storicamente« dallo Stato e dai Governi (vedi storia infinita degli stanziamenti CIPE per la piastra logistica), il Porto di Trieste é uno dei 22 porti di interesse nazionale e uno dei pochi al mondo a disporre del regime di porto franco internazionale. La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato un ddl di »riforma« della legge sulla portualità (legge 84/94), che ha già scatenato ire e proteste dell'Assoporti e di Genova in particolare, città porto per eccellenza, anche perchè, tra l'altro, priva le autorità portuali di autonomia finanziaria.
E allora, anziché schierarsi superficialmente a favore dell'ennesimo annuncio, non sarebbe opportuno verificare anche la conformità di ciò che si vuol fare con i contenuti del ddl governativo? Da quanto anticipato dai giornali si evince addirittura che questa brillante operazione potrebbe risolversi con un »declassamento« del Porto di Trieste, che da scalo di interesse nazionale potrebbe essere ridimensionato, anche se assieme a Monfalcone, a porto di interesse regionale. E allora di quale superporto stiamo parlando?

Trieste, 11.05.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

venerdì 7 maggio 2010

“Schizofrenie da maggioranza regionale”

Certo che ad ascoltare i notiziari ed a leggere i giornali di oggi c’è di che rimanere allibiti. Il presidente del consiglio regionale, Edouard Ballaman, autorevole esponente di quella Lega Nord che ribadisce ovunque con forza la propria contrarietà all’insediamento di centrali nucleari, smentendo il proprio capogruppo che dichiara essere questa (la totale indisponibilità ad ospitare centrali nucleari sul territorio regionale) una questione pregiudiziale per la stessa tenuta della maggioranza , si dichiara a favore di una centrale nucleare in regione in cambio di un buono sconto (20% o 30%) sulle bollette per i nostri cittadini. Ingenuo, sembra vivere altrove e non ricorda che su questa balla colossale delle bollette meno pesanti, della libera concorrenza , del privato è meglio, ci stanno fregando da 30 anni, da quando sono state smantellate le aziende municipalizzate e privatizzati i servizi pubblici essenziali. Da allora di libera concorrenza non ci siamo accorti, in compenso paghiamo molto di più per servizi di qualità ben peggiore, per la gioia degli azionisti delle varie multiutility, specialmente di quelle quotate in borsa.
Se oltre alla centrale nucleare ci dichiarassimo disponibili ad ospitare anche depositi di scorie provenienti da altri territori nuclearizzati dell’Ue si potrebbe chiedere uno sconto del 50%...
Secondo dato di schizofrenia regionale: mente il sottosegretario propone di rendere obbligatoria l’intonazione dell’inno nazionale in tutte le scuole primarie (ma è un errore lasciar perdere le materne) Ballaman propone di non insistere sui festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e di tornare piuttosto ad innalzare il vessillo asburgico, contraddicendo in ciò anche Umberto Bossi, che ha dichiarato proprio l’altro ieri di come al Nord non si volesse l’Italia, ma che avevano fatto il Risorgimento per cacciare gli austriaci…
Intanto a Roma il governo boccia tre articoli della legge regionale sulla sicurezza, ma sdogana, per la gioia dell’Assessore Seganti, la norma sui volontari per la sicurezza, altrimenti detti anche ronde padane. Pazienza se non ci sono domande: il Governo ha imposto un’unica integrazione obbligatoria della norma: i volontari, oltre alle uniformi ed all’equipaggiamento di ordinanza, avranno l’obbligo di portare in luogo ben visibile (probabilmente in fronte) due apposite insegne di riconoscimento: friulano tipicamente friulano e Famiglia FVG.
Appreso un tanto, il governatore dell’Arizona, Jan Brewer - emanatore di una delle leggi più liberticide sull’immigrazione di cui si abbia esempio (la polizia può fermare chiunque abbia una “faccia vagamente sospetta”), tanto da aver indotto i giocatori dei Phoenix Suns a indossare una maglia da gioco solidale con la popolazione ispanica nei playoff dell’NBA - ha chiesto di potersi gemellare con l’FVG ed ha inviato alcuni tecnici del proprio dipartimento immigrazione per studiare ed approfondire ulteriori proposte di misure repressive nella regione FVG…

Trieste, 07.05.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

giovedì 6 maggio 2010

“Lega Nord ed UDC coppia di fatto”

Alla fine, i peggiori contenuti del disegno di legge regionale n.ro 90 denominato “Modifica alle leggi regionali 20/2005 (Sistema educativo integrato dei servizi per la prima infanzia) e 11/2006 (Interventi regionali a sostegno della famiglia e della genitorialità)”, quelli che introducono ulteriori requisiti di discriminazione nei confronti di chi è colpevole di provenire da altri luoghi (basta una regione italiana diversa dal FVG) e che non ha gli ormai canonici 8 anni di residenza in Italia, di cui almeno 1 nella nostra regione, sono stati approvati, sancendo ancora una volta che l’attuale maggioranza regionale di destra (il centro non c’è più da un pezzo) procede compattamente sulla strada della desertificazione sociale, dimostrando peraltro di non conoscere la realtà quotidiana dei territori, come è emerso da molti interventi in aula, che ignorano il drammatico stato d’assedio – non metaforico – ai quali sono sottoposti gli uffici e le unità operative territoriali preposti alla richiesta di assistenza sociale di comuni grandi e piccoli della nostra regione. Un giro sul territorio forse servirebbe loro per rendersi conto dei perversi effetti pratici delle leggi approvate.
Non si tratta di alcuna egemonia culturale della Lega Nord, che in realtà media continuamente al ribasso, si tratta proprio del fatto che nell’ambito di questa maggioranza vige una precisa distribuzione dei ruoli: c’è il poliziotto cattivo incarnato dalla Lega Nord, quello buono rappresentato dall’UDC ed un PdL che finge bonomia paternalista nel gestire le derive di volte in volta centriste o xenofobe dei due partner.
Dopo due anni di legislatura una cosa è chiara: Lega Nord ed UDC non sono partner di coalizione in frequente disaccordo, sono una vera e propria coppia di fatto, di quelle che però provocano disastri nel vicinato.

Trieste, 06.05.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

mercoledì 5 maggio 2010

“Un incontro che potrebbe diventare un caso scuola”

Oggi in consiglio regionale un’ampia delegazione composta da rappresentanti istituzionali di Sesto San Giovanni (gli assessori Ersilia Brambilla e Giovanni Urro), da RSU e rappresentanze sindacali della Mangiarotti, e dalla FIOM di Milano (Marcello Scipioni), del FVG (il segretario regionale Gianpaolo Roccasalva) e di Trieste (Antonio Saulle) ha incontrato il vice presidente della Giunta regionale ed assessore alle attività produttive, Luca Ciriani e l’assessore regionale al lavoro, Alessia Rosolen, alla presenza dei consiglieri Igor Kocijančič e Gianfranco Moretton. I rappresentanti istituzionali di Sesto San Giovanni e le rappresentanze dei lavoratori hanno chiesto agli assessori di dar vita ad un coordinamento istituzionale per fare in modo che l’apertura di uno stabilimento Mangiarotti Nuclear nella nostra regione non coincida con la dismissione, in Lombardia, dello stabilimento di Sesto San Giovanni, che attualmente impiega 115 lavoratori altamente specializzati.
Gli assessori Ciriani e Rosolen hanno assicurato che contatteranno la proprietà della Mangiarotti Nuclear per sondare ed approfondire i programmi dell’azienda, coinvolgendo in ciò il Comune di Monfalcone, la Provincia di Gorizia (nello stabilimento di Monfalcone dovrebbero essere impiegati 40 lavoratori dell’ex Ineos Film attualmente in mobilità) ed ilConsorzio per lo sviluppo industriale di Monfalcone, mantenendo un canale di comunicazione anche con il Comune di Sesto San Giovanni e con la Regione Lombardia, allo scopo di richiamare l’impresa al rispetto del piano industriale presentato ed al rispetto degli accordi sindacali e degli impegni assunti in Lombardia.
Naturalmente è presto per dire se vi sarà, alla fine, uno sbocco positivo per i lavoratori di Sesto San Giovanni e per le aspettative dei lavoratori e delle istituzioni di Monfalcone. Sicuramente ci sentiamo di dire che questo incontro ed il coordinamento di assetti istituzionali diversi su un unico obiettivo può costituire un buon inizio – un vero e proprio caso scuola – che ci auguriamo vivamente possa diventare una “good practice” efficace nell’ardua impresa di fronteggiare le delocalizzazioni, anche quelle “interne”, come nell’esempio della Mangiarotti Nuclear.

Trieste, 05.05.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

“Perché gli sloveni non votano PdL e non si riconoscono nel centro destra”

Nel dibattito presente all’interno della comunità slovena sulla necessità di riforma delle associazioni di riferimento e delle organizzazioni primarie e sulle relazioni tra società civile e politica, spesso emerge la consapevolezza di quanto la comunità slovena in Italia si rapporti quasi esclusivamente, istituzioni a parte, con i partiti del cosiddetto campo del centro sinistra.
Rudi Pavšič, presidente dell’SKGZ (Unione Culturale Economica Slovena) - una delle due associazioni di riferimento regionali per gli sloveni d’Italia, ha recentemente dichiarato di essere stato “benevolmente rimproverato” di ciò anche dal senatore Ferruccio Saro, che motiva in parte la tiepidezza istituzionale di Regione, Governo nazionale ed enti locali amministrati dal centro destra nei confronti degli sloveni anche per questa ragione.
L’obiezione di Saro è logica, anche se un politico di lungo corso come il senatore friulano, dovrebbe anche indagare le cause di alcuni fenomeni. E senza dover scomodare vicende del primo dopoguerra o degli anni della cosiddetta guerra fredda, attingo dalla cronaca locale di questi giorni. Il consigliere regionale Piero Camber, prendendo spunto dal fatto che divise ed automezzi della Protezione Civile di alcuni comuni minori della provincia di Trieste sono dotati di scritte bilingui in italiano e sloveno, chiede al competente assessore regionale se tali scritte siano “intelligibili” all’intera popolazione residente in FVG e propone più opportuno permettere diciture identificative solo in italiano e, al limite, in lingua inglese. Credo non serva commentare ulteriormente.
Oggi, nelle more dello scontro tra i cosiddetti “Bandelli boys” ed il sindaco Dipiazza, tutto interno al PdL triestino, il consigliere comunale Andrea Pellarini rampogna il primo cittadino osservando che “anche oggi le famigerate bandiere rosse, tracce del Primo Maggio, fanno bella mostra su tutto l’altipiano.” Ora, a parte il fatto che, come è ormai generalmente risaputo quelle bandiere rosse sono simboli del Primo Maggio in quanto festa del lavoro e dei lavoratori e che la loro presenza si protrae per consuetudine anche qualche giorno dopo la festa (tradizionalmente vengono allestite nella notte tra il 30 aprile ed il Primo Maggio), Pellarini potrebbe piuttosto apostrofare “famigerate” quelle nostalgiche adunate semisediziose e dal carattere apertamente fascista che alcune organizzazioni di estrema destra locali e del vicino Veneto continuano ad organizzare nella giornata del 25 Aprile (per loro festa degli infoibatori) a Basovizza ed alla quale risulta aver partecipato, in passato, anche personalmente.
Ecco due semplici piccoli esempi molto recenti, ma forse serviranno al senatore Saro, e forse anche a qualcun altro per comprendere, perché sembra oggettivamente difficile che gli sloveni, anche quelli più moderati o di centro destra, possano riconoscersi e votare questo PdL. Della Lega Nord ci riserviamo di parlare in altra occasione. Intanto aspettiamo di apprendere che è stata costituita la commissione (va bene anche una consulta) degli sloveni nel PdL.
Trieste, 05.05.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

lunedì 3 maggio 2010

Su possibili nuovi inattesi sviluppi in ordine alla chiusura della Ferriera di Servola.-

Premesso che la riunione congiunta della terza e quarta commissione consiliare del 27 aprile u.s. non ha fatto registrare alcun elemento di novità in relazione all’esame della situazione dello stabilimento siderurgico di Trieste, denominato Ferriera di Servola e proprietà della multinazionale russa Severstal;
Rilevato che nel corso della riunione lo scrivente ha posto, senza peraltro ricevere risposta, una precisa domanda in ordine alla possibilità concreta che il Governo nazionale proceda, nei confronti della Severstal, ad una liquidazione cumulativa in unica tranche del contributo CIP6 previsto fino al 2015, per mezzo di anticipazione scontata del 6% degli importi previsti;
Appreso infine in data odierna dalla stampa locale che la Severstal potrebbe addirittura cedere “figurativamente” tutti gli stabilimenti dell’ex Gruppo Lucchini, recentemente assorbito, ad altra propria partecipata al fine di “liberare” temporaneamente il proprio bilancio societario da una pesante situazione debitoria ammontante a 800 milioni di euro;

Tutto ciò premesso, il sottoscritto consigliere regionale chiede al Presidente della Giunta regionale ed all’assessore competente

1. Per sapere se la Regione FVG sia al corrente di quanto indicato in premessa e se, al di là della proposta di appositi tavoli tematici e delle ipotesi di riconversione dichiarate, abbia instaurato, alla luce degli ultimi eventi citati, un contatto con il Governo in modo di poter far fronte ad un possibile cambio di scenario dell’intera questione riguardante tempi e modalità di chiusura, riconversione dello stabilimento e bonifica del sito in cui insiste la Ferriera di Servola, senza escludere un diritto di rivalsa sul contributo CIP6 nei confronti della proprietà, nel caso Severstal decidesse di anticipare la chiusura dello stabilimento.

Trieste, 3 maggio 2010


Igor Kocijančič
consigliere regionale

mercoledì 28 aprile 2010

Deludente commissione congiunta su Ferriera di Servola

A chi può giovare la riunione di due commissioni del consiglio regionale (la III. e la IV.) alla presenza di due assessori, su un emergenza ambientale, industriale ed occupazionale regionale come la Ferriera di Servola, se tutto ciò che riesce a produrre è uno scontato quanto inutile unanimismo di maniera sulla necessità di chiudere “quanto prima” (a tutela della salute dei cittadini) e riconvertire lo stabilimento per “non perdere nemmeno un posto di lavoro”?
Serviva la presenza di due assessori regionali su quattro per comprendere che siamo sempre fermi all’opzione zero? Oggi quantomeno l’assessore Rosolen ci ha distribuito lo “Studio di supporto al processo di riconversione della Ferriera”, datato novembre 2009 e già citato pubblicamente nell’assemblea cittadina che le RSU aziendali avevano convocato l’11 marzo scorso. L’assessore De Anna ha parlato dell’esistenza di un VIA nazionale per il futuro impianto di rigassificazione di Zaule e di come la Regione debba attendere la conclusione dell’iter per poter rilasciare l’autorizzazione di sua competenza.
Per il resto tanta accademia, come direbbero i profani, con molti interventi a sottolineare che i protocolli d’intesa non servono a niente (forse nemmeno la moltiplicazione di tavoli tematici istituzionali). Tra ricostruzioni storiche parziali, che ripercorrono più di quindici anni di storia dello stabilimento – difese ed attacchi d’ufficio di comportamenti assunti da diversi livelli istituzionali nelle varie crisi che si sono succedute nell’ultimo decennio, la seduta si è conclusa senza indicazioni di lavoro praticabili, salvo il generico invito a fare presto e bene – nell’interesse dei cittadini.
Non è credibile, a parer nostro, chi delinea un futuro occupazionale e la ricollocazione dei lavoratori nel campo di quelle che continuano a non esser altro che ipotesi aleatorie e distanti nel tempo: rigassificatore (con annesso “ciclo del freddo” – inesistente anche nella fin qui carente progettazione presentata da Gas Natural), piattaforma logistica, nuova centrale elettrica turbogas. Nessuna di queste realtà è, al momento, presumibilmente certa. La piattaforma logistica, che a parole mette tutti d’accordo, dovrebbe finalmente vedere stanziate parte delle risorse nella riunione del CIPE del prossimo 30 aprile.
Se il protocollo d’intesa non è sufficiente, allora forse serve elaborare un accordo di programma chiaro e dettagliato, simile a quello redatto nel 1995, quando la Lucchini subentrò nella gestione della fabbrica. Allora la nuova proprietà ottenne l’autorizzazione alla costruzione della centrale di cogenerazione che le permise di accedere al contributo CIP 6. Oggi che la Severstal ha liquidato il socio di minoranza Lucchini e si ritrova proprietario dello stabilimento si sa che abbandonerà non appena cesserà l’erogazione del CIP 6. In subordine potrebbe ottenere l’autorizzazione per costruire la nuova centrale elettrica a turbogas presentata a suo tempo da Lucchini come “opportunità per la città”. La grande azienda dimostra così di essere sempre in grado di ottenere qualcosa, sia che stia arrivando - sia che stia partendo. Non si può nemmeno imputare alla Severstal di essere l’unico esempio di “bad practice”: sono innumerevoli, ormai, i casi di imprese italiane che hanno abbandonato i territori di riferimento per andare altrove. L’ultimo cattivo esempio l’ha dato l’osannato Marchionne con la chiusura di Termini Imerese
Il Circolo Miani, molto attento all’evoluzione della situazione Ferriera, ha segnalato che il governo nazionale intende liquidare in un’unica tranche, scontata del 6%, il contributo CIP 6 previsto fino al 2015 alle aziende aventi diritto. Cosa succederà nel caso questo provvedimento favorisca anche Severstal? Rimarrà comunque fino al 2015 sobbarcandosi ulteriori investimenti per ottemperare alle prescrizioni imposte per il rinnovo dell’AIA (autorizzazione integrata ambientale) o preferirà, potendo scegliere, incassare quasi cinque annualità di CIP 6 per andarsene, magari puntando l’indice accusatore su istituzioni e cittadinanza ostili all’industria?
Non si potranno sciogliere i nodi delle necessarie bonifiche ambientali, né ragionare su nuovi e diversi insediamenti produttivi se non vi sarà un forte impegno istituzionale – e dovrebbe essere la nostra Regione a premere sul Governo - per far rispettare due semplici regole di buon senso. Primo: chi ha inquinato deve pagare. Secondo: non si riconosce alcun indennizzo a chi è in uscita.

Trieste, 27.04.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

mercoledì 21 aprile 2010

Il ddl del governo sui porti toglie risorse, autonomia, ruoli e funzioni

Venerdì 16 aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che ristrutturerà completamente l’ordinamento portuale italiano, modificando la legge 84 del 1994. Un testo che arriverà alla discussione in Parlamento, dopo ben nove anni di gestazione, svariate proposte e disegni di legge sul tema presentate ed accantonate, innumerevoli variazioni e “cambi di direzione”. Nel 2009 scorso i sindacati avevano proclamato per il 18 dicembre uno sciopero generale dei porti italiani - poi revocato - a fronte degli impegni assunti dal ministro Matteoli di rivedere ulteriormente il testo.
Il ddl approvato dal CdM però sembra andare tenacemente in direzione opposta e contraria a quanto dichiarato dallo stesso ministro dei trasporti ad operatori portuali e sindacati e sembra non tenere in considerazione l’elaborazione finora prodotta dalla commissione Trasporti del Senato della Repubblica.
In buona sostanza oggi, accanto alle preoccupazioni per un testo che di fatto toglie l’autonomia finanziaria alle Autorità portuali, ridefinisce le stesse e i criteri di nomina dei Presidenti escludendo qualsiasi ruolo degli enti locali coinvolti, prevede procedure agevolate per i dragaggi, semplifica e velocizza i procedimenti di approvazione dei piani regolatori generali dei porti e le procedure di rilascio di concessioni ai privati – e – siamo al trionfo dell’ipocrisia - prevede norme per stabilizzare il lavoro portuale attraverso al concessione della Cassa Integrazione (e sappiamo benissimo dove conduce questo bizzarro concetto di stabilizzazione).
Va rilevata, a proposito, la più generale disattenzione e la mancanza della minima reazione ai contenuti presentati ed a questi temi nella città porto di Trieste, dove si preferisce fantasticare di superporti, mentre a Roma qualcun altro assume decisioni in contrasto anche con i “progetti condivisi trasversalmente”.
A Genova, dove la vocazione portuale non si enuncia solamente ma si pratica davvero, sono apparse svariate dichiarazioni pubbliche su quotidiani locali e nazionali fin da sabato scorso, stessa giornata in cui il Sole 24 ore pubblicava la notizia dell’avvenuta approvazione del ddl. Prese di posizione forti e contrarie di Luigi Merlo, presidente dell’AP genovese, della sindaco Marta Vincenti, del Presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, dei deputati e senatori liguri del PD, che hanno già preannunciato una massiccia campagna di invio di cartoline di protesta a Matteoli, Tremonti e Berlusconi. Sarebbe proprio il ministro Tremonti l’artefice dell’articolo che – malgrado le promesse di Matteoli – esautora le AP negando loro autonomia finanziaria e la possibilità di reinvestire in infrastrutture portuali il 5% delle imposte dovute (per Genova significherebbe poter disporre di 250 milioni di euro all’anno da investire in opere nello scalo).

Pagine intere dedicate all’argomento, ricche di dichiarazioni molto dirette ed inequivocabili su quella che viene definita, senza tanti giri di parole – la legge truffa, sul necrologio per i porti, e via di questo passo. Genova si rivela anche questa volta una città molto attenta ai problemi del suo porto ed alle questioni portuali in generale, un’attenzione che, a differenza di Trieste, è condivisa dalle sue istituzioni politiche che valutano contenuti, pregi e difetti degli stessi e le possibili ricadute locali dei provvedimenti nazionali. Non come nella nostra splendida città, dove ci sono voluti quasi sette anni per capire che il tracciato della TAV – TAC doveva essere ridefinito (ed eravamo tra i pochi ad averlo sostenuto fin dall’inizio).
Purtroppo sembra che dalle nostre parti nessuno abbia imparato la lezione e compreso che disattenzioni di questo genere si pagano nel tempo. E’ sicuramente più gratificante vivere alla giornata e rincorrere progetti faraonici, molto spesso perdendo il senso della realtà - che come sempre affonda le radici nel lavoro vero che viene svolto.
Esortiamo per l’ennesima volta a ripartire dalle condizioni e dalle regole del lavoro per disegnare progetti veritieri ed onesti. Oggi, anche a Trieste, è necessario sostenere l’opposizione al ddl sui porti – se si vuole davvero il rilancio del nostro scalo e quantomeno vedere realizzata la piattaforma logistica. A chi continua a blaterare di superporti o a proporre parchi del mare risponderemo con le parole, alquanto riviste, del sommo poeta: innanzitutto rifletti, proponi e lavora, non ti curar di lor e guarda e passa.

Trieste, 21.04.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE
Presidente gruppo consiliare La Sinistra L'Arcobaleno


Paolo Hlacia
Responsabile lavoro PRC – SE Federazione di Trieste

martedì 20 aprile 2010

Quousque tandem abutere, Violine, patientia nostra?

Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Quam diu etiam furor iste tuus non eludet? Quem ad finem… A proposito di corsi e ricorsi storici. Così parlò e scrisse Cicerone nella prima delle orazioni catilinarie per denunciare Catilina, che osò presentarsi in senato dopo aver complottato contro Roma e commissionato l’uccisione dello stesso Cicerone.
Sostituendo Catilina con l’assessore Violino, e la figura di Marco Tullio Cicerone con i consiglieri regionali triestini (e gradesi) del PdL, novelli “congiurati della jota” loro malgrado, ecco come suonerebbe la traduzione di quanto proferì Marco Tullio Cicerone nel 63 a.C. Le espressioni tra parentesi sono note a commento dello scrivente
“Fino a che punto, Violino, approfitterai della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora la tua pazzia (friulana) si farà beffe di noi (giuliani)? A che limiti si spingerà una temerarietà che ha rotto i freni (l’abbiamo visto e sentito: friulano tipicamente padano). Non ti hanno turbato il presidio notturno sul Palatino, (colle di San Giusto?), le ronde che (per fortuna ancora no, perché sono slittati i corsi) vigilano in città, la paura della gente, l’accorrere di tutti gli onesti, il riunirsi del Senato (consiglio regionale?) in questo luogo sorvegliatissimo (vigili urbani armati a Trieste), l’espressione, il volto dei presenti? Non ti accorgi che il tuo piano è stato scoperto (e Fontanini non riuscirà a proteggerti più dopo il vertice chiarificatore di venerdì)? Non vedi che tutti (i giuliani) sono a conoscenza della tua congiura, che la tengono sotto controllo? O ti illudi che qualcuno di noi ignori cos’hai fatto ieri notte (a Vinitaly) e la notte ancora precedente (in conferenza stampa), dove sei stato, chi hai convocato (Gerard Depardieu), che decisioni hai preso?”
Ignoro cosa succederà dopo il “vertice” di venerdì prossimo, ma consentitemi una pubblica annotazione di orgoglio nazionale: finalmente il PdL triestino scende in campo a tutela degli sloveni. Infatti i vini doc del Carso, la putizza, l’olio doc triestino ed anche gran parte dei vini del Collio vedono operatori agricoli e produttori sloveni in prima fila, a livelli di eccellenza riconosciuti internazionalmente, anche se i colleghi giuliani si dimenticano di evidenziarlo.
Noi, aspettando come andrà finire l’ennesima frattura in seno a questa maggioranza regionale ad alto tasso di litigiosità, siamo per dare a Cesare ciò che è di Cesare.

Trieste, 20.04.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

giovedì 8 aprile 2010

Oui, je suis Gerard Depardieu, friulanò tipicamente friulanò.

Premetto di essere un grande e sincero estimatore di Gerard Depardieu, del quale ho visto moltissimi film, dai tempi di “Novecento” in poi. Tuttavia non posso esimermi dall’esprimere alcune perplessità in ordine alla scelta di Depardieu quale testimonial per i vini del FVG alla manifestazione Vinitaly di Verona. Innanzitutto, è stato scelto un francese, paese tradizionalmente in competizione con il nostro nel settore della produzione vinicola. Qui potrebbe esserci effettivamente lo zampino della Lega Nord: ricostruendo la genesi di quella che è passata (non indenne dagli strali del PdL) per semplice battuta spontanea dell’assessore Violino - “friulano tipicamente padano” – adesso si comprende, finalmente, perché il testimonial del FVG a Vinitaly debba avere una qualche attinenza o vicinanza con i celti, o quantomeno con i galli, che infersero qualche bastonata agli antichi romani.
La seconda ragione, della quale probabilmente i leghisti non si sono accorti, risiede nel fatto che Depardieu è già testimonial di un noto marchio alimentare italiano e reclamizza – in atmosfera tipicamente meridionale - la pasta, la salsa di pomodoro e le proprie capacità culinarie esclamando con entusiasmo, alla fine dello spot, un “Tengo cuore italiano” detto con pienezza ed orgoglio.
La terza ragione è di ordine squisitamente economico: non si poteva scegliere il collega Giorgio Brandolin, che assomiglia a Depardieu, è di questa regione ed è, tra l’altro, uno dei pochi a potersi destreggiare senza problemi con l’identità e le parlate giuliana e friulana. Chiedendoglielo per tempo, forse la giunta regionale avrebbe potuto risparmiare un sacco di soldi.

Trieste, 08.04.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

giovedì 1 aprile 2010

Il PdL regionale elude la discussione sulle foibe

Bravi a lanciare il sasso ed ancor più lesti a nascondere la mano. Come interpretare altrimenti il fatto che il PdL (cofirmataria anche la Lega Nord), chiede per ben due volte in sede di conferenza dei capigruppo l’inserimento all’ordine del giorno del consiglio regionale della mozione n.ro 54 recante oggetto Tesi pregiudiziali sul volume: “Foibe. Una storia d’Italia.” di Jože Pirjevec – Edizioni Einaudi 2009, per chiederne poi per ben due volte, in aula, (3 marzo e 1° aprile 2010) il rinvio della discussione?
Evidentemente hanno il timore di non riuscire a sostenere e ad argomentare una mozione pregiudiziale e denigratoria nelle premesse, anche se parzialmente condivisibile nel dispositivo. Una mozione, per intenderci, non documentata o basata su fatti accaduti, ma costruita interamente sulla confutazione di dichiarazioni rese in un’intervista dall’autore del libro.
Si tratta, insomma, di un tentativo un po’ velleitario di reintrodurre per mezzo di una mozione il reato di opinione. Forse è per questo che, dopo averla scritta in feretta, adesso non hanno più tanta voglia di discuterla…

Trieste, 01.04.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

Deludente replica del Presidente Tondo

A margine della discussione di oggi sulla mozione che proponeva alla Regione di impugnare in sede di Corte Istituzionale la legge 9/2009 ed a rendere il territorio regionale indisponibile per l’individuazione di siti idonei alla costruzione di centrali nucleari ed allo stoccaggio, anche provvisorio, di scorie radioattive, il presidente Tondo ha ribadito di essere stato e di essere (ancora prima lo diventasse l’attuale governo nazionale) un sostenitore del ritorno al nucleare, di voler perseverare nell’opera di mediazione e di convincimento della Slovenia ad aprire ad una partnership italiana nel per ora previsto raddoppio della centrale nucleare di Krško, ma ha deciso di definire strumentale una mozione, che oltre a quanto già indicato chiedeva di accelerare i tempi di presentazione di un piano energetico regionale, gli chiedeva di prendere una posizione chiara in merito alla possibilità che uno dei siti idonei venga individuato nella nostra regione.
Tutto sommato una replica deludente rispetto al livello ed ai contenuti emersi dalla discussione, nella quale quasi tutti i consiglieri regionali hanno dimostrato di aver studiato ed approfondito il tema e sono stati capaci di dar vita ad una discussione interessante ed argomentata.
Un applauso, alla fine, il Presidente l’ha strappato alla propria maggioranza, dichiarando che finché sarà lui il Presidente della Regione, non si farà passare sulla testa alcuna decisione del Governo. Detto da un convinto nuclearista, sostenitore di un governo nazionale neonuclearista, non possiamo certo dirci tranquilli per questa pubblica sottolineatura di sovranità.

Trieste, 01.04.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

venerdì 26 marzo 2010

Maneschi e le strane crisi

Strana crisi questa. Nessuno avrebbe potuto immaginare che il terminalista Maneschi fosse sul punto di portare i libri in tribunale. Noi che abbiamo la stampa e i media come fonte d’informazione pensavamo che le società riconducibili al Maneschi godessero di ottima salute finanziaria, visto che le stesse avevano acquisito la ex Compagnia portuale di Monfalcone, partecipazioni nelle cooperative fornitrici di manodopera nello scalo triestino e assieme ad altri il controllo dell’ex Compagnia Portuale - nonché art. 17, sempre a Trieste.
Sempre dalle dichiarazioni rese alla stampa dallo stesso Maneschi, abbiamo appreso che la sede Evergreen per il Mediterraneo – ciò che in sostanza aveva motivato la concessione novantennale di cinque magazzini in Porto Vecchio ad un canone iniziale pari ad un affitto ATER - non verrà più realizzata. Il semplice buon senso ci suggerisce di affermare che, venendo a mancare il motivo per cui la concessione era stata data, la stessa dovrebbe essere ritirata o almeno aggiornata, argomentando quali nuove e diverse condizioni siano intervenute. E’ possibile che la società concessionaria possa rivendere a terzi i magazzini e la concessione? Ed in tal caso, il controllo sulle concessioni e sulle finalità delle stesse da parte dell’Autorità Portuale sarebbe possibile? Se le società di Maneschi dovessero portare i libri al tribunale fallimentare, la concessione sarebbe messa all’asta per pagare i debiti o ritornerebbe nella disponibilità dell’Autorità portuale?
Strana crisi questa, con la quale anche imprenditori in buone condizioni di mercato e di guadagni gridano “Al lupo ! Al lupo !” invocando interventi straordinari (soldi e fidi da Stato e Regioni).

Trieste, 26.03.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE
Paolo Hlacia
Responsabile Commissione Lavoro PRC – SE Trieste

mercoledì 24 marzo 2010

L’insostenibilità e la pericolosità di nuove proposte effimere

Non è nemmeno che uno abbia la vocazione da guastafeste o sia votato al disfattismo, ma davvero non si riesce a condividere gli entusiastici toni mediatici con i quali sono stati commentati gli esiti dell’incontro di ieri sull’ipotetica riconversione della Ferriera di Servola. Sembra fin troppo ragionevole obiettare che se decine di tavoli aperti dal 2001 ad oggi non sono riusciti a sortire alcun effetto pratico e benefico ci dovrebbero riuscire tre tavoli “tematici” (occupazione, ambiente e sviluppo) eterodiretti (Regione, Provincia e Comune). A maggior ragione, se i percorsi di riconversione e di sbocco occupazionale poggiano su alcune idee e visioni nemmeno ben delineate (Superporto Trieste Monfalcone) o su progetti sui quali continuano ad incombere forti incertezze ed incognite (Rigassificatore e Centrale elettrica turbo gas), ci sentiamo di affermare che si stanno creando pericolosissimi presupposti per un’ulteriore, illusoria quanto effimera proposta di un futuro troppo segnato da variabili indipendenti dalla politica e dalle istituzioni.
L’unica cosa che ci sentiamo di sottoscrivere è la dichiarazione del Sindaco in merito all’ennesima empasse del nodo bonifiche. In sostanza, dice il primo cittadino – chi ha inquinato paghi e gli imprenditori privati che hanno levato gli scudi protestando per il prezzo asseritamene troppo alto stabilito dal Ministero dell’Ambiente facciano un passo indietro e paghino il dovuto. Questo deve valere per tutti e senza eccezioni, ovviamente per quota parte: dall’ultimo piccolo imprenditore locale (chiamato a pagare cifre irrisorie) alla Lucchini, che da quanto sta emergendo dall’inchiesta sul traffico di rifiuti tossici partita da Grosseto sembra aver inquinato “più del previsto”.
Uno sblocco definitivo della questione bonifiche è comunque precondizione necessaria per qualsiasi ipotesi di sviluppo industriale e produttivo della nostra città.

Trieste, 24.03.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

lunedì 22 marzo 2010

Questione energetica: basta chiacchiere, la parola ai piani

Quello che si è caratterizzato fin dall’inizio come l’ennesimo stucchevole dibattito sulla questione energetica continua su premesse fasulle e fuorvianti. Dopo il diniego del governo sloveno su un possibile coinvolgimento dell’Italia (e quindi, in subordine, della Regione FVG) nel ventilato raddoppio della centrale nucleare di Krško, ecco riprendere quota da un lato il rischio di un FVG potenziale sito nucleare (Monfalcone), mentre dall’altro riparte il crescendo del “partito pro rigassificatore”.
Sarebbe ore di piantarla con chiacchiere tanto infondate quanto inutili e pretendere che il governo nazionale e la Regione FVG si dotino finalmente entrambe di un proprio piano energetico.
Solo in questo modo si potrà discutere con cognizione di causa ed a ragion veduta di fabbisogno energetico nazionale e regionale e si potrà programmare quali e quanti impianti saranno necessari a garantirlo, avendo ben presente quanto stabilito alla recente conferenza di Copenaghen in materia di energia “pulita” derivante da fonti di energia rinnovabile (eolico, fotovoltaico, biomasse e solare) inspiegabilmente sottostimate e scarsamente presenti in Italia.

Trieste, 22.03.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

venerdì 12 marzo 2010

Il flop delle ronde nel FVG

Fossimo nei panni dell’assessore (tra l’altro) alla sicurezza, ci saremmo guardati bene dal tentare una forzata interpretazione positiva di un fallimento. Nella nostra regione non c’è, nei fatti, questo bisogno di sicurezza, né vi è la “propensione civica” a contribuirvi. In due province, Trieste e Gorizia, 20 ovvero 0 domande di adesione, contro le 200 di Pordenone e le 123 di Udine: puzza di “esortazione” all’iscrizione, guarda caso, laddove la Lega Nord è più radicata ed ha significativi insediamenti.
C’è poi l’aspetto anagrafico, che non è affatto secondario: in cosa potrà essere utile, in due province, il piccolo “esercito di riserva” costituito in prevalenza da ultrasessantenni? A nulla, salvo che ad appesantire ulteriormente i servizi sanitari territoriali chiamati ad effettuare le visite mediche previste (rimborsate dalla Regione) ed a giustificare ulteriori spese di denaro pubblico per gli “equipaggiamenti”.
I fatti (ed i numeri) dovrebbero avere la testa dura, addirittura più di certi leghisti. Il presidente Tondo dovrebbe avere il coraggio, una volta tanto, di prendere le distanze da un’operazione che è stata pompata a dismisura e che si è rivelata una bufala, così come la campagna sulla sicurezza che è servita a drenare consensi elettorali.
L’ultima perla correlata riguarda poi il sondaggio sul presunto bisogno di sicurezza della donne. Invece di sottolineare il “diffuso senso di insicurezza” che sarebbe percepito dalle donne del FVG (specialmente da quelle delle realtà metropolitane), perché la lega non dice quanti sono stati i questionari esaminati?

Trieste, 12.03.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

venerdì 5 marzo 2010

mercoledì 3 marzo 2010

“Risposte evasive ed insoddisfacenti”

Nemmeno l’inchiesta della Procura di Grosseto sullo smaltimento dei rifiuti tossici e i dati dell’ARPA relativi ai mesi di novembre e dicembre 2009 riescono a smuovere l’assessore De Anna e la Giunta regionale del FVG. Nella risposta all’interrogazione immediata fornita stamane in aula l’assessore riesce a smentire se stesso. Smentisce le sue stesse affermazioni, rese davanti ad una telecamera, secondo le quali il Sindaco, verificata l’attendibilità dei dati sulle emissioni nocive trasmessi alla Procura della Repubblica, avrebbe dovuto emettere un’ordinanza di chiusura. Invece nell’odierna risposta l’assessore afferma che il Sindaco può continuare ad attendere perché ARPA, Provincia di Trieste e Regione FVG stanno aspettando un pronunciamento del TAR in merito ad un ricorso proposto dalla Lucchini Severstal ed hanno quindi sospeso il riesame dell’autorizzazione integrata ambientale.
Non c’è motivo di ritenere che questo atteggiamento di continua dilazione dei tempi e di posticipare continuamente le decisioni sia diverso per quanto riguarda il problema occupazionale che l’annunciata chiusura della Ferriera comporterà comunque. Anche su questo versante l’azione della Regione è inesistente e inconsistente, basta registrare l’ennesima empasse sull’infinita partita delle bonifiche e la assoluta e drammatica mancanza di prospettive di lavoro.
Il centrodestra ha cercato di assicurare alla Lucchini Severstal piena libertà di manovra: prima ha raccolto voti nei quartieri con gli annunci elettorali sulla chiusura della Ferriera, lavorando nel contempo per sminuire l’impatto occupazionale, trasformandolo in una riduzione costante e protratta nel tempo. Questa impostazione ha permesso al centrodestra di ingraziarsi a fasi alterne ora i cittadini, ora i lavoratori, ma finirà inevitabilmente per scontentare tutti i soggetti interessati, perché continuano a on trovare risposte adeguate ai problemi occupazionali e a quelli ambientali, strettamente legati all’inquinamento dentro e fuori dallo stabilimento.

Trieste, 03.03.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE