giovedì 25 febbraio 2010

Il Presidente dell’Autorità portuale non parla a sproposito

E’ vero che non facciamo parte della “politica cittadina e regionale” che conta, però è altrettanto vero che siamo forse l’unica parte politica a non poter essere tacciata di “silenzio assordante” e di disinteresse per il futuro del Porto di Trieste. Siamo intervenuti molto, al riguardo, sia in sede istituzionale che nel dibattito pubblico (cfr. sul sito www.kocijancic.blogspot.com).
Riteniamo di non dover degnare nemmeno di un commento le considerazioni “gastronomiche” del collega Maurizio Bucci in merito all’inesistenza di una “cupola” (del resto, cosa ci si potrebbe aspettare da uno che da assessore comunale al turismo riteneva di fare del buon marketing territoriale offrendo mortadella agli sparuti croceristi in visita in città?), mentre ci preoccupa che a prendere le distanze da Claudio Boniciolli siano anche eminenti esponenti del PD.
Dichiarare che il “progetto Unicredit é indubbiamente valido” equivale ad elevare allo status di progetto definito una semplice quantificazione di costi: 922 milioni di euro, che Unicredit ripartisce per 712 milioni di quota parte a carico dei privati (costruttori, gestori di terminal, compagnie di navigazione ancora da “scoprire”) e per il restante al “pubblico” (non meglio definito). Sui privati e sul loro apporto in termini di investimenti a vantaggio dello sviluppo del Porto e della città gli esempi in negativo si sprecano (Evergreen non vorrebbe pagare nemmeno un equo canone di concessione), mentre il “pubblico” (vero, CIPE?), che dovrebbe assicurare altri quasi trecento milioni di euro in infrastrutture non è capace di sbloccare ed assicurare lo stanziamento effettivo delle risorse necessarie all’avvio della piattaforma logistica ed ha costretto il Comitato Portuale ad accollarsi un mutuo di 70 milioni di euro per poter procedere ai lavori del primo lotto.
A ben guardare l’Autorità portuale ed il suo Presidente sono gli unici soggetti che agiscono, gli altri per ora limitano il proprio ruolo alla valutazione di pseudoprogetti faraonici ed al quotidiano chiacchiericcio polemico.

Trieste, 25.02.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

Ennesimo rinvio del PSSR: la maggioranza regionale fa ridere

e l’assessore Kosic dovrebbe dimettersi

Può capitare, una volta, che un piano socio sanitario regionale venga presentato, discusso in commissione e poi ritirato perché bisognoso di ulteriori approfondimenti ed integrazioni.
Non dovrebbe capitare, invece, che il medesimo piano, passato una seconda volta al vaglio di audizioni pubbliche con portatori di interesse e soggetti deputati ad esprimere una valutazione sui contenuti, venga pubblicamente quanto apparentemente “difeso e blindato” dall’assessore proponente (il piano non si rivede e non si riscrive) per poi vederne ulteriormente rinviata l’approvazione. Non tanto perché lo richieda l’opposizione (che pure l’ha fatto con tutte le proprie articolazioni in tutte le sedi possibili), quanto perché la richiesta di rinvio arriva dal capogruppo del partito di maggioranza relativa PdL.
Da un punto di vista formale il Presidente Tondo e la maggioranza regionale difendono strenuamente il piano, dal punto di vista sostanziale ne prendono le distanze o quantomeno dimostrano di non aver raggiunto un accordo sui contenuti. Ormai è prassi abituale di questa maggioranza abituata a dichiarazioni mediatiche altisonanti che producono fatti e provvedimenti concreti in maniera inversamente proporzionale.
Quanto all’assessore Kosic, noi al posto suo ci saremmo dimessi: non perché l’opposizione sia cattiva, ma semplicemente perché questa maggioranza è totalmente inaffidabile e schizofrenica.

Trieste, 25.02.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

mercoledì 17 febbraio 2010

Incontro capigruppo opposizione e rappresentanze sindacali

Oggi si è svolto in consiglio regionale un incontro tra i capigruppo di opposizione (presenti Colussi, Corazza, Kocijančič e Moretton), durante il quale una folta delegazione delle categorie pensionati e funzione pubblica di CGIL, CISL e UIL ha spiegato ed esposto quali sono i nodi e le questioni irrisolte sul versante della protezione sociale sulle quali la giunta regionale e l’assessore competente continuano a sottrarsi al confronto ed a non voler dare risposte.
I rappresentanti sindacali, anche in relazione alla vicenda del piano regionale socio sanitario continuano a lamentare la sostanziale assenza di relazioni sindacali degne di questo nome, evidenziando come siano rimaste finora senza risposta svariate richieste di confronto ed incontro su temi cruciali quali il Fondo per l’autonomia possibile, la necessità di dare avvio alla riqualificazione delle strutture protette (case di riposo) e del personale operante in quell’ambito e sul problema della compartecipazione a rette, tariffe e contributi che rappresentano un onere difficilmente sostenibile per molti utenti e le loro famiglie.
La continua elusione di un confronto nel merito e l’atteggiamento di indifferenza posto in atto da questa amministrazione regionale e dalla maggioranza che la sostiene (all’incontro non ha partecipato nessun collega di maggioranza del consiglio regionale) danno la cifra più o meno esatta dell’impermeabilità, dell’autoreferenzialità e dell’arroganza che questa maggioranza regionale continua a dimostrare nella pratica quotidiana.

Trieste, 17.02.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

venerdì 12 febbraio 2010

Bilancio aggiornato progetto Lucchini Severstal su Ferriera di Servola - Trieste

Per la situazione che si è venuta a creare nella Ferriera di Servola non devono esserci conseguenze per i lavoratori.
1) Vanno individuate le norme e i provvedimenti adeguati in modo che in presenza di un’eventuale chiusura venga garantito il salario pieno agli operai che sono esclusivamente vittime delle scelte della dirigenza. Nel caso della Ferriera non si può ricorrere alla Cassa integrazione o alla mobilità, in questo caso va garantito il salario pieno e il pagamento deve essere a totale carico della Severstal Lucchini, unica responsabile.
2) La magistratura dovrebbe predisporre un meccanismo protetto per raccogliere le testimonianze dei lavoratori costretti al silenzio in tutti questi anni dal ricatto occupazionale.

Questi sono i provvedimenti immediati sui quali vale la pena di lottare e che possono portare ad una mobilitazione comune di lavoratori e abitanti dei quartieri finalmente uniti.

La linea sindacale, che a voler essere buoni nel giudizio, puntava ad ottenere riduzioni dell’impatto ambientale, garanzie sull’occupazione e sulla sicurezza del lavoro ha clamorosamente fallito diventando in alcuni casi difesa d’ufficio dell’azienda. Proseguire su questa strada rasenta la complicità con le scelte aziendali da parte di alcune RSU e organizzazioni sindacali.

Dopo l’incidente alla centrale turbo gas in costruzione nel Connecticut sarà necessario un ripensamento concreto da parte delle istituzioni e della politica sulla pericolosità della creazione di un polo energetico a Trieste. ( effetto domino tra centrale turbogas, rigassificatore, impianti industriali, oleodotto, ecc.) L’investimento della Severstal Lucchini di trecento milioni per la costruzione di una nuova centrale turbo gas ( 60 posti di lavoro) per lo sviluppo della città, si stanno rivelando un boomerang alla luce degli ultimi avvenimenti. La messa in vendita delle quote Severstal significa l’abbandono di questo progetto oppure che, assieme alle quote, verrà venduto anche l’accordo per la costruzione della centrale ?

L’inchiesta giudiziaria della procura di Grosseto riapre concretamente tutte le questioni legate all’inquinamento prodotto dalla Ferriera di Servola in questi anni.

La messa in vendita da parte della Severstal dell’80% delle azioni, chiarisce anche agli ultimi illusi il comportamento predatorio e invasivo sul territorio che abbiamo denunciato e documentato in questi anni.

Difendere l’occupazione e il diritto ad un salario non può diventare in nessun caso difesa di produzioni nocive e inquinanti. Lo sviluppo industriale nel nostro territorio deve partire dalla soluzione del problema delle bonifiche per eventuali nuovi insediamenti compatibili e non inquinanti. La messa in vendita della quota della Severstal non può esonerare la stessa dal pagamento delle bonifiche per i danni ambientali -che la magistratura sta verificando - e dal pagamento del salario pieno ai lavoratori.

Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE FVG

Paolo Hlacia
Responsabile lavoro PRC
Federazione Trieste
Trieste, 11 febbraio 2010

giovedì 11 febbraio 2010

Giornata del Ricordo o giornata della mistificazione?

Da qualche anno siamo abituati, in questo paese e nell’Unione Europea “dei confini definitivamente caduti”, grazie soprattutto alla tendenza generalmente revisionista delle più svariate politiche europee della memoria - che continuano pervicacemente a confondere i crimini fascisti e nazisti in una narrazione generale sulle vittime del 20° secolo, il cosiddetto secolo dei totalitarismi - a sentirci raccontare di tutto ed a sopportare cumuli di sciocchezze senza nemmeno indignarci. In Italia il fascismo di oggi si presenta solitamente svestito della propria uniforme e dei costumi che l’hanno caratterizzato storicamente, a volte però si traveste da “democrazia formale” ed egemonizza il dibattito e la scena mediatica nella Giornata del Ricordo.
Ogni anno crescono esponenzialmente i numeri dei presunti infoibati e delle vittime della barbarie slavocomunista, mentre le Istituzioni fanno ormai fatica a rintracciare famigliari, congiunti e discendenti di tanta umanità tragicamente perita: fossero tutte vere le affermazioni in proposito, verbali e scritte, ci dovrebbe essere almeno una certa corrispondenza tra numero di vittime ed onorificenze e medaglie assegnate…
Da ieri sembra che la Giornata del Ricordo possa servire anche per dare inizio all’ennesima campagna negazionista. Sembra che lo scrittore – giornalista Arrigo Petacco abbia affermato, nel corso di una trasmissione radiofonica RAI in prima serata, che la Risiera di San Sabba non sarebbe stata un campo di sterminio (l’unico lager nazista in Italia), ma che sarebbe una sorta di montatura storica per attenuare la tragedia delle foibe. Chissà cosa saprà dire in proposito il Presidente Napolitano…

Trieste, 11.02.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

sabato 6 febbraio 2010

Cos’è il superporto Trieste Monfalcone?

L’ennesima presa in giro?

E’ pur vero che nella nostra città, da molto tempo, non si nega a nessuno di organizzare, almeno una volta all’anno, un mega convegno su porto, logistica ed infrastrutture, nel quale declinare le magnifiche sorti e progressive di un molto prossimo nuovo sviluppo per il rilancio dello scalo triestino a livelli dei porti del nord Europa. Ad ogni convegno Governo e Regione dichiarano solennemente di essere pronti a fare la propria parte, salvo smentirsi nei fatti: il Governo non preme sul CIPE affinché stanzi effettivamente i denari previsti per la piattaforma logistica, la Regione non finanzia la Società Alpe Adria e quindi non fa la propria parte per l’incremento di una parte importantissima per il futuro sviluppo del Porto di Trieste.
Resta la domanda di fondo, alla quale l’ultimo superconvegno di ieri e ieri l’altro non ha fornito risposta chiara: il progetto del “Superporto” Trieste – Monfalcone targato Unicredit è la riproposta bombastica della richiesta di mutuo recentemente deliberato dal Comitato Portuale stante l’immobilismo del CIPE, o si tratta di altro e nuovo denaro “fresco”? Senza una risposta chiara a questa domanda il rischio di essere presi in giro per l’ennesima volta è un tantino elevato…
Vi sono poi alcune domande secondarie. Il sottosegretario Menia è già in campagna elettorale (Mai un’alleanza con gli sloveni!) o ancora nessuno gli ha spiegato che Trieste è concorrente di Capodistria tanto quanto lo è di Venezia, Ravenna e compagnia cantante e che le auspicate sinergie tra i porti del Nord Adriatico sono funzionali innanzitutto per attrarre traffici in questo vasto bacino e tentare di sottrarli almeno in parte all’efficiente concorrenza dei porti del Nord Europa? E’ ovvio poi che i singoli porti rimarranno concorrenti tra loro. Chi avrà più tela da tessere (leggi servizi efficienti e migliore organizzazione del lavoro) probabilmente tesserà meglio.
Quanto al le accuse di dumping, come la mettiamo con le imprese italiane e triestine presenti sia a Trieste che a Capodistria , che in Slovenia praticano tariffe inferiori fino a due terzi del costo?
Grande continua ad essere la confusione sotto il cielo, ma le condizioni non sono eccellenti.

Trieste, 06.02.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

venerdì 5 febbraio 2010

La Regione convochi immediatamente un tavolo per Fincantieri e chieda al Governo di fare altrettanto

Nei giorni scorsi Fincantieri ha presentato alle Organizzazioni sindacali una situazione drammatica dei carichi di lavoro del gruppo. I lavoratori in cassa integrazione ordinaria, che sono attualmente circa 700, saliranno a 1.200 a metà anno, per arrivare a circa 1.600 a fine 2010.
Questi dati testimoniano l’estrema gravità della situazione che coinvolgerà quasi tutti gli stabilimenti e le sedi. Inoltre, c’è il rischio che nei prossimi mesi, in alcuni stabilimenti non si possa più utilizzare la cassa integrazione ordinaria.
L’azienda ha già annunciato che di fronte a questa eventualità potrebbe ricorrere a misure di carattere straordinario e/o strutturale, lasciando presagire seri rischi per la tenuta dell’occupazione. Questo è uno degli scenari più bui e cupi per i lavoratori del gruppo, che potrebbe prospettarsi anche negli stabilimenti della nostra regione.
L’ipotesi annunciata pubblicamente dall’azienda, che molto probabilmente potrebbe trarre ispirazione dalla scellerata condotta già posta in atto recentemente dalla FIAT con la temporanea chiusura di tutti gli stabilimenti italiani è da rigettare immediatamente e da respingere al mittente: la crisi va gestita con strumenti ordinari che consentano di mantenere invariati i livelli occupazionali.
Per questo serve un impegno congiunto dell’Azienda e dei livelli istituzionali, Governo in primis, per risolvere i principali problemi che riguardano l’acquisizione di nuove commesse sul mercato mondiale in tutte le tipologie di costruzioni navali, la garanzia dell’immediata cantierabilità delle commesse pubbliche ed il rischio che importanti commesse in via di assegnazione finiscano all’estero.
Da parte del Governo, dopo l’irresponsabile condotta della FIAT, pretendiamo una seria e credibile politica industriale nel settore della cantieristica navale, mentre all’azienda chiediamo la presentazione di un Piano Industriale che faccia del rilancio delle produzione e della difesa occupazionale gli aspetti centrali e fondamentali dello stesso.

Trieste, 03.02.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

giovedì 4 febbraio 2010

“Squallido epilogo della vicenda elettrodotto Redipuglia – Udine Ovest”

Quasi due giorni di dibattito sulla richiesta di interramento del previsto elettrodotto Redipuglia – Udine Ovest, hanno prodotto la necessità di un intervento diretto del Presidente Tondo che non è servito per dare risposte certe alla popolazione interessata, presente anche in aula, ma è sicuramente servita a ricompattare una maggioranza che sembrava sul punto di sfaldarsi. Le dichiarazioni di Renzo Tondo, con le quali il Presidente si è comunque assunto l’impegno di verificare le possibilità di proceder preferibilmente con il tracciato interrato (compatibilmente con le esigenze dell’impresa Terna, che attuerà l’opera) è bastata per richiamare all’ordine una Lega Nord sempre più rivendicativa solo verbalmente ed un UDC sempre disponibile ad ogni tipo di accomodamento, pur di non disturbare il manovratore.
Per il resto, si è voluto trasformare impropriamente e strumentalmente una richiesta precisa - quella di mitigare il più possibile, appunto con l’interramento dei cavi, un’opera altamente impattante ed invasiva del territorio – in una contesa tra fautori dello sviluppo ed “alfieri della decrescita”.
Quello che è sembrato più grave è il fatto, inoppugnabile, che questa maggioranza ed il suo Presidente continuano a declinare la crisi esclusivamente dal punto di vista dell’impresa, anteponendo gli interessi immediati dell’imprenditore di turno a quelli più generali della popolazione, del territorio e delle modalità con le quali tentare di garantire un futuro più o meno salubre al pianeta, formalmente assunti anche dai paesi maggiormente industrializzati anche alla recente conferenza sul clima di Copenaghen, sostanzialmente fallita come la precedente di Kyoto.
Il Presidente si è poi soffermato anche sul rigassificatore di Zaule, dichiarando la soddisfazione per quanto sarebbe emerso in seno alla Commissione europea in relazione al VIA riguardante il rigassificatore, ma omettendo di dire che non si tratta di dichiarazioni ufficiali ma semplicemente di anticipazioni informali lanciate a mezzo stampa, un po’ come si sta facendo a livello regionale con bombatici annunci della riforma delle AA.LL. e dell’istituzione della città metropolitana a Trieste in assenza di un disegno di legge.
Spiace infine rilevare l’estrema superficialità con la quale la Giunta, il Presidente e questa maggioranza trattino la questione del ritorno al nucleare e della volontà di intervenire, attraverso l’ENI, nel raddoppio della centrale di Krško, ignorando che sul tema c’è un ampio dibattito pubblico in corso in Slovenia (come anche sul paventato potenziamento della mega termocentrale a carbone di Šoštanj), che molto probabilmente sfocerà nell’indizione di un referendum e che l’intera vicenda potrebbe anche concludersi con una presa di posizione analoga a quella che milioni di cittadine e cittadini assunsero in Italia più di vent’anni fa: che quella del nucleare è una porta da chiudere definitivamente per concentrarsi e potenziare altre fonti di approvvigionamento energetico.
Trieste, 04.02.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

mercoledì 3 febbraio 2010

Sul Congresso della CGIL, la Federazione della Sinistra

Ritengo che quanto anticipato da alcuni media ed in particolare da “Il Manifesto”, in relazione ad una paventata rottura, o comunque uscita dalla neocostituita Federazione della Sinistra dell’Associazione “Lavoro e Solidarietà” che vede in Gianpaolo Patta il suo più autorevole rappresentante a livello nazionale, sia la dimostrazione pratica di quanto anche l’assunzione di una posizione “neutrale” rispetto al dibattito ed alle posizioni a confronto dentro il Congresso della CGIL possa diventare un errore strategico.
E’ comprensibile che gli organismi dirigenti nazionali del PRC guardino con rispetto al dibattito interno di un’organizzazione sindacale importante come la CGIL e dicano che non si può dare indicazione di voto sui documenti congressuali altrui. Si trattasse del PD sarebbe un atteggiamento totalmente condivisibile, ma la situazione è diversa.
1. Tra iscritte ed iscritti, quadri locali e nazionali, funzionari e dirigenti della CGIL a tutti i livelli ed in tutte le categorie vi sono moltissime/i nostre/i compagne/i. Molte/i di questi ricoprono fanno anche parte degli organismi dirigenti del partito e della Federazione e della stessa CGIL, poiché l’incompatibilità riguarda solo gli incarichi esecutivi e consente a che ricopre incarichi esecutivi nel sindacato di far parte degli organismi di direzione politica. Tutto ciò, naturalmente, non può che destare perplessità anche sulla pretesa “neutralità” di un’organizzazione come la nostra nei confronti del Congresso CGIL.
2. Risiede invece in ciò che il nostro Partito (e gran parte di coloro i quali si riconoscono nella Federazione) ha elaborato in questi ultimi anni sull’idea e sul ruolo di sindacato nell’Italia di oggi e nella fase attuale: mi sembra che, anche all’interno di documenti congressuali abbiamo tentato di delineare un sindacato (confederale) di classe con dimensioni di massa, che sappia essere un soggetto di rappresentanza sociale che assuma attivamente la politicità e la complessità della rappresentanza del lavoro, che si misuri con la crisi sapendo offrire piattaforme rivendicative e valoriali alternative ai governi ed alla cultura delle destre, che ritorni alla pratica della contrattazione e del conflitto sociale. Può essere una semplificazione eccessiva ed un po’grezza, ma è evidente che un partito (o Federazione) con una simile visione del sindacato non debba attardarsi a dare indicazioni di sostegno all’uno o l’altro dei documenti in lizza. Dovrebbe essere logico, conseguente e coerente sostenere quella posizione congressuale che si avvicina maggiormente a quella idea di sindacato.
Come leggere la “minaccia” di rottura o uscita di Patta dalla Federazione? E’ dovuta maggiormente al mancato decollo ed alle difficoltà fin qui incontrate nel percorso di costruzione della Federazione o al “clima ostile” registrato nei confronti del documento Epifani alla recente conferenza delle lavoratrici e dei lavoratori di Torino? Fosse così potremmo affermare, con un po’ di spocchia, che la Federazione va costruita preferibilmente con il maggior numero di soggetti, cosa che è stata anche proposta pubblicamente più volte. Adesso i soggetti fondatori sono quattro, ma potrebbe funzionare (oppure no) anche con tre sole gambe. E avremmo probabilmente anche un’indicazione molto chiara su quante e quanti compagne/i che ricoprono incarichi in entrambe (o addirittura in tutte e tre) le organizzazioni “sentano” maggiormente l’appartenenza alla CGIL o al partito ed all’idea di rilancio della Sinistra incarnata in questo momento dalla Federazione.

Igor Kocijančič

Su commemorazioni e sospensioni dei lavori del Consiglio regionale

In questa sessione di Consiglio regionale abbiamo commemorato tre figure istituzionali recentemente scomparse che hanno avuto sicuramente grande rilevanza nella storia politica di questa regione ed anche oltre i suoi confini: Sergio Coloni, Gastone Parigi ed Adriano Biasutti. In omaggio ad Adriano Biasutti, già presidente di questa Regione, si é scelto di sospendere i lavori per un'intera giornata ed anche le modalità di celebrazione nell'aula consiliare sono state accompagnate, oltre che dal discorso del Presidente Ballaman, anche dalla proiezione di ben 23 fotografie, tratte dall'archivio fotografico del Consiglio regionale, di momenti della vita pubblica di Adriano Biasutti.
A cose fatte e tumulazione avvenuta e davvero senza alcun intento polemico, ma per motivi di »opportunità istituzionale« ritengo che in particolare le modalità di celebrazione della scomparsa di Biasutti, abbiano assunto toni un po' esagerati. Non credo serva recriminare ed aggiungere altro, quanto suggerire alla Presidenza di Giunta e Consiglio di provvedere quanto prima a disciplinare le modalità di onoranza di consiglieri regionali, presidenti di Regione e parlamentari regionali. In assenza di questo si rischia di esagerare per eccesso (Adriano Biasutti) o per difetto: quando, nel corso della IX. Legislatura ci raggiunse, nel corso dei lavori d'aula, la comunicazione della morte di Mirko Špacapan, non sospendemmo i lavori se non per osservare un primo informale minuto di silenzio. Posso anche presupporre che Mirko per primo non avrebbe preteso niente di simile, tuttavia mi sembra ci sia una forte sproporzione e che serva un minimo di regolamentazione e di protocollo anche per queste vicende…

Trieste, 03.02.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE