mercoledì 28 aprile 2010

Deludente commissione congiunta su Ferriera di Servola

A chi può giovare la riunione di due commissioni del consiglio regionale (la III. e la IV.) alla presenza di due assessori, su un emergenza ambientale, industriale ed occupazionale regionale come la Ferriera di Servola, se tutto ciò che riesce a produrre è uno scontato quanto inutile unanimismo di maniera sulla necessità di chiudere “quanto prima” (a tutela della salute dei cittadini) e riconvertire lo stabilimento per “non perdere nemmeno un posto di lavoro”?
Serviva la presenza di due assessori regionali su quattro per comprendere che siamo sempre fermi all’opzione zero? Oggi quantomeno l’assessore Rosolen ci ha distribuito lo “Studio di supporto al processo di riconversione della Ferriera”, datato novembre 2009 e già citato pubblicamente nell’assemblea cittadina che le RSU aziendali avevano convocato l’11 marzo scorso. L’assessore De Anna ha parlato dell’esistenza di un VIA nazionale per il futuro impianto di rigassificazione di Zaule e di come la Regione debba attendere la conclusione dell’iter per poter rilasciare l’autorizzazione di sua competenza.
Per il resto tanta accademia, come direbbero i profani, con molti interventi a sottolineare che i protocolli d’intesa non servono a niente (forse nemmeno la moltiplicazione di tavoli tematici istituzionali). Tra ricostruzioni storiche parziali, che ripercorrono più di quindici anni di storia dello stabilimento – difese ed attacchi d’ufficio di comportamenti assunti da diversi livelli istituzionali nelle varie crisi che si sono succedute nell’ultimo decennio, la seduta si è conclusa senza indicazioni di lavoro praticabili, salvo il generico invito a fare presto e bene – nell’interesse dei cittadini.
Non è credibile, a parer nostro, chi delinea un futuro occupazionale e la ricollocazione dei lavoratori nel campo di quelle che continuano a non esser altro che ipotesi aleatorie e distanti nel tempo: rigassificatore (con annesso “ciclo del freddo” – inesistente anche nella fin qui carente progettazione presentata da Gas Natural), piattaforma logistica, nuova centrale elettrica turbogas. Nessuna di queste realtà è, al momento, presumibilmente certa. La piattaforma logistica, che a parole mette tutti d’accordo, dovrebbe finalmente vedere stanziate parte delle risorse nella riunione del CIPE del prossimo 30 aprile.
Se il protocollo d’intesa non è sufficiente, allora forse serve elaborare un accordo di programma chiaro e dettagliato, simile a quello redatto nel 1995, quando la Lucchini subentrò nella gestione della fabbrica. Allora la nuova proprietà ottenne l’autorizzazione alla costruzione della centrale di cogenerazione che le permise di accedere al contributo CIP 6. Oggi che la Severstal ha liquidato il socio di minoranza Lucchini e si ritrova proprietario dello stabilimento si sa che abbandonerà non appena cesserà l’erogazione del CIP 6. In subordine potrebbe ottenere l’autorizzazione per costruire la nuova centrale elettrica a turbogas presentata a suo tempo da Lucchini come “opportunità per la città”. La grande azienda dimostra così di essere sempre in grado di ottenere qualcosa, sia che stia arrivando - sia che stia partendo. Non si può nemmeno imputare alla Severstal di essere l’unico esempio di “bad practice”: sono innumerevoli, ormai, i casi di imprese italiane che hanno abbandonato i territori di riferimento per andare altrove. L’ultimo cattivo esempio l’ha dato l’osannato Marchionne con la chiusura di Termini Imerese
Il Circolo Miani, molto attento all’evoluzione della situazione Ferriera, ha segnalato che il governo nazionale intende liquidare in un’unica tranche, scontata del 6%, il contributo CIP 6 previsto fino al 2015 alle aziende aventi diritto. Cosa succederà nel caso questo provvedimento favorisca anche Severstal? Rimarrà comunque fino al 2015 sobbarcandosi ulteriori investimenti per ottemperare alle prescrizioni imposte per il rinnovo dell’AIA (autorizzazione integrata ambientale) o preferirà, potendo scegliere, incassare quasi cinque annualità di CIP 6 per andarsene, magari puntando l’indice accusatore su istituzioni e cittadinanza ostili all’industria?
Non si potranno sciogliere i nodi delle necessarie bonifiche ambientali, né ragionare su nuovi e diversi insediamenti produttivi se non vi sarà un forte impegno istituzionale – e dovrebbe essere la nostra Regione a premere sul Governo - per far rispettare due semplici regole di buon senso. Primo: chi ha inquinato deve pagare. Secondo: non si riconosce alcun indennizzo a chi è in uscita.

Trieste, 27.04.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

mercoledì 21 aprile 2010

Il ddl del governo sui porti toglie risorse, autonomia, ruoli e funzioni

Venerdì 16 aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che ristrutturerà completamente l’ordinamento portuale italiano, modificando la legge 84 del 1994. Un testo che arriverà alla discussione in Parlamento, dopo ben nove anni di gestazione, svariate proposte e disegni di legge sul tema presentate ed accantonate, innumerevoli variazioni e “cambi di direzione”. Nel 2009 scorso i sindacati avevano proclamato per il 18 dicembre uno sciopero generale dei porti italiani - poi revocato - a fronte degli impegni assunti dal ministro Matteoli di rivedere ulteriormente il testo.
Il ddl approvato dal CdM però sembra andare tenacemente in direzione opposta e contraria a quanto dichiarato dallo stesso ministro dei trasporti ad operatori portuali e sindacati e sembra non tenere in considerazione l’elaborazione finora prodotta dalla commissione Trasporti del Senato della Repubblica.
In buona sostanza oggi, accanto alle preoccupazioni per un testo che di fatto toglie l’autonomia finanziaria alle Autorità portuali, ridefinisce le stesse e i criteri di nomina dei Presidenti escludendo qualsiasi ruolo degli enti locali coinvolti, prevede procedure agevolate per i dragaggi, semplifica e velocizza i procedimenti di approvazione dei piani regolatori generali dei porti e le procedure di rilascio di concessioni ai privati – e – siamo al trionfo dell’ipocrisia - prevede norme per stabilizzare il lavoro portuale attraverso al concessione della Cassa Integrazione (e sappiamo benissimo dove conduce questo bizzarro concetto di stabilizzazione).
Va rilevata, a proposito, la più generale disattenzione e la mancanza della minima reazione ai contenuti presentati ed a questi temi nella città porto di Trieste, dove si preferisce fantasticare di superporti, mentre a Roma qualcun altro assume decisioni in contrasto anche con i “progetti condivisi trasversalmente”.
A Genova, dove la vocazione portuale non si enuncia solamente ma si pratica davvero, sono apparse svariate dichiarazioni pubbliche su quotidiani locali e nazionali fin da sabato scorso, stessa giornata in cui il Sole 24 ore pubblicava la notizia dell’avvenuta approvazione del ddl. Prese di posizione forti e contrarie di Luigi Merlo, presidente dell’AP genovese, della sindaco Marta Vincenti, del Presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, dei deputati e senatori liguri del PD, che hanno già preannunciato una massiccia campagna di invio di cartoline di protesta a Matteoli, Tremonti e Berlusconi. Sarebbe proprio il ministro Tremonti l’artefice dell’articolo che – malgrado le promesse di Matteoli – esautora le AP negando loro autonomia finanziaria e la possibilità di reinvestire in infrastrutture portuali il 5% delle imposte dovute (per Genova significherebbe poter disporre di 250 milioni di euro all’anno da investire in opere nello scalo).

Pagine intere dedicate all’argomento, ricche di dichiarazioni molto dirette ed inequivocabili su quella che viene definita, senza tanti giri di parole – la legge truffa, sul necrologio per i porti, e via di questo passo. Genova si rivela anche questa volta una città molto attenta ai problemi del suo porto ed alle questioni portuali in generale, un’attenzione che, a differenza di Trieste, è condivisa dalle sue istituzioni politiche che valutano contenuti, pregi e difetti degli stessi e le possibili ricadute locali dei provvedimenti nazionali. Non come nella nostra splendida città, dove ci sono voluti quasi sette anni per capire che il tracciato della TAV – TAC doveva essere ridefinito (ed eravamo tra i pochi ad averlo sostenuto fin dall’inizio).
Purtroppo sembra che dalle nostre parti nessuno abbia imparato la lezione e compreso che disattenzioni di questo genere si pagano nel tempo. E’ sicuramente più gratificante vivere alla giornata e rincorrere progetti faraonici, molto spesso perdendo il senso della realtà - che come sempre affonda le radici nel lavoro vero che viene svolto.
Esortiamo per l’ennesima volta a ripartire dalle condizioni e dalle regole del lavoro per disegnare progetti veritieri ed onesti. Oggi, anche a Trieste, è necessario sostenere l’opposizione al ddl sui porti – se si vuole davvero il rilancio del nostro scalo e quantomeno vedere realizzata la piattaforma logistica. A chi continua a blaterare di superporti o a proporre parchi del mare risponderemo con le parole, alquanto riviste, del sommo poeta: innanzitutto rifletti, proponi e lavora, non ti curar di lor e guarda e passa.

Trieste, 21.04.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE
Presidente gruppo consiliare La Sinistra L'Arcobaleno


Paolo Hlacia
Responsabile lavoro PRC – SE Federazione di Trieste

martedì 20 aprile 2010

Quousque tandem abutere, Violine, patientia nostra?

Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Quam diu etiam furor iste tuus non eludet? Quem ad finem… A proposito di corsi e ricorsi storici. Così parlò e scrisse Cicerone nella prima delle orazioni catilinarie per denunciare Catilina, che osò presentarsi in senato dopo aver complottato contro Roma e commissionato l’uccisione dello stesso Cicerone.
Sostituendo Catilina con l’assessore Violino, e la figura di Marco Tullio Cicerone con i consiglieri regionali triestini (e gradesi) del PdL, novelli “congiurati della jota” loro malgrado, ecco come suonerebbe la traduzione di quanto proferì Marco Tullio Cicerone nel 63 a.C. Le espressioni tra parentesi sono note a commento dello scrivente
“Fino a che punto, Violino, approfitterai della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora la tua pazzia (friulana) si farà beffe di noi (giuliani)? A che limiti si spingerà una temerarietà che ha rotto i freni (l’abbiamo visto e sentito: friulano tipicamente padano). Non ti hanno turbato il presidio notturno sul Palatino, (colle di San Giusto?), le ronde che (per fortuna ancora no, perché sono slittati i corsi) vigilano in città, la paura della gente, l’accorrere di tutti gli onesti, il riunirsi del Senato (consiglio regionale?) in questo luogo sorvegliatissimo (vigili urbani armati a Trieste), l’espressione, il volto dei presenti? Non ti accorgi che il tuo piano è stato scoperto (e Fontanini non riuscirà a proteggerti più dopo il vertice chiarificatore di venerdì)? Non vedi che tutti (i giuliani) sono a conoscenza della tua congiura, che la tengono sotto controllo? O ti illudi che qualcuno di noi ignori cos’hai fatto ieri notte (a Vinitaly) e la notte ancora precedente (in conferenza stampa), dove sei stato, chi hai convocato (Gerard Depardieu), che decisioni hai preso?”
Ignoro cosa succederà dopo il “vertice” di venerdì prossimo, ma consentitemi una pubblica annotazione di orgoglio nazionale: finalmente il PdL triestino scende in campo a tutela degli sloveni. Infatti i vini doc del Carso, la putizza, l’olio doc triestino ed anche gran parte dei vini del Collio vedono operatori agricoli e produttori sloveni in prima fila, a livelli di eccellenza riconosciuti internazionalmente, anche se i colleghi giuliani si dimenticano di evidenziarlo.
Noi, aspettando come andrà finire l’ennesima frattura in seno a questa maggioranza regionale ad alto tasso di litigiosità, siamo per dare a Cesare ciò che è di Cesare.

Trieste, 20.04.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

giovedì 8 aprile 2010

Oui, je suis Gerard Depardieu, friulanò tipicamente friulanò.

Premetto di essere un grande e sincero estimatore di Gerard Depardieu, del quale ho visto moltissimi film, dai tempi di “Novecento” in poi. Tuttavia non posso esimermi dall’esprimere alcune perplessità in ordine alla scelta di Depardieu quale testimonial per i vini del FVG alla manifestazione Vinitaly di Verona. Innanzitutto, è stato scelto un francese, paese tradizionalmente in competizione con il nostro nel settore della produzione vinicola. Qui potrebbe esserci effettivamente lo zampino della Lega Nord: ricostruendo la genesi di quella che è passata (non indenne dagli strali del PdL) per semplice battuta spontanea dell’assessore Violino - “friulano tipicamente padano” – adesso si comprende, finalmente, perché il testimonial del FVG a Vinitaly debba avere una qualche attinenza o vicinanza con i celti, o quantomeno con i galli, che infersero qualche bastonata agli antichi romani.
La seconda ragione, della quale probabilmente i leghisti non si sono accorti, risiede nel fatto che Depardieu è già testimonial di un noto marchio alimentare italiano e reclamizza – in atmosfera tipicamente meridionale - la pasta, la salsa di pomodoro e le proprie capacità culinarie esclamando con entusiasmo, alla fine dello spot, un “Tengo cuore italiano” detto con pienezza ed orgoglio.
La terza ragione è di ordine squisitamente economico: non si poteva scegliere il collega Giorgio Brandolin, che assomiglia a Depardieu, è di questa regione ed è, tra l’altro, uno dei pochi a potersi destreggiare senza problemi con l’identità e le parlate giuliana e friulana. Chiedendoglielo per tempo, forse la giunta regionale avrebbe potuto risparmiare un sacco di soldi.

Trieste, 08.04.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

giovedì 1 aprile 2010

Il PdL regionale elude la discussione sulle foibe

Bravi a lanciare il sasso ed ancor più lesti a nascondere la mano. Come interpretare altrimenti il fatto che il PdL (cofirmataria anche la Lega Nord), chiede per ben due volte in sede di conferenza dei capigruppo l’inserimento all’ordine del giorno del consiglio regionale della mozione n.ro 54 recante oggetto Tesi pregiudiziali sul volume: “Foibe. Una storia d’Italia.” di Jože Pirjevec – Edizioni Einaudi 2009, per chiederne poi per ben due volte, in aula, (3 marzo e 1° aprile 2010) il rinvio della discussione?
Evidentemente hanno il timore di non riuscire a sostenere e ad argomentare una mozione pregiudiziale e denigratoria nelle premesse, anche se parzialmente condivisibile nel dispositivo. Una mozione, per intenderci, non documentata o basata su fatti accaduti, ma costruita interamente sulla confutazione di dichiarazioni rese in un’intervista dall’autore del libro.
Si tratta, insomma, di un tentativo un po’ velleitario di reintrodurre per mezzo di una mozione il reato di opinione. Forse è per questo che, dopo averla scritta in feretta, adesso non hanno più tanta voglia di discuterla…

Trieste, 01.04.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

Deludente replica del Presidente Tondo

A margine della discussione di oggi sulla mozione che proponeva alla Regione di impugnare in sede di Corte Istituzionale la legge 9/2009 ed a rendere il territorio regionale indisponibile per l’individuazione di siti idonei alla costruzione di centrali nucleari ed allo stoccaggio, anche provvisorio, di scorie radioattive, il presidente Tondo ha ribadito di essere stato e di essere (ancora prima lo diventasse l’attuale governo nazionale) un sostenitore del ritorno al nucleare, di voler perseverare nell’opera di mediazione e di convincimento della Slovenia ad aprire ad una partnership italiana nel per ora previsto raddoppio della centrale nucleare di Krško, ma ha deciso di definire strumentale una mozione, che oltre a quanto già indicato chiedeva di accelerare i tempi di presentazione di un piano energetico regionale, gli chiedeva di prendere una posizione chiara in merito alla possibilità che uno dei siti idonei venga individuato nella nostra regione.
Tutto sommato una replica deludente rispetto al livello ed ai contenuti emersi dalla discussione, nella quale quasi tutti i consiglieri regionali hanno dimostrato di aver studiato ed approfondito il tema e sono stati capaci di dar vita ad una discussione interessante ed argomentata.
Un applauso, alla fine, il Presidente l’ha strappato alla propria maggioranza, dichiarando che finché sarà lui il Presidente della Regione, non si farà passare sulla testa alcuna decisione del Governo. Detto da un convinto nuclearista, sostenitore di un governo nazionale neonuclearista, non possiamo certo dirci tranquilli per questa pubblica sottolineatura di sovranità.

Trieste, 01.04.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE