lunedì 27 dicembre 2010

“Dopo tante parole serve una battaglia per il futuro del Porto”

La levata di scudi “trasversale” dei deputati triestini contrari al reinsediamento di Marina Monassi alla Presidenza dell’Autorità Portuale giunge a riprova del fatto, casomai ce ne fosse stato ulteriore bisogno, che la ratifica di quell’indicazione da parte del Presidente Tondo non è stata affatto digerita. E’ bene però precisare che non si tratta più di osteggiare una nomina più o meno sgradita, si tratta di intervenire e di fare una battaglia per il futuro del Porto di Trieste. Il Progetto Unicredit relativo al cosiddetto superporto Monfalcone - Trieste sta rivelando la propria inconsistenza. Slittato ulteriormente il progetto finanziario, che avrebbe dovuto essere presentato entro l’anno, anche i media locali hanno recentemente certificato che invece delle sinergie trieste – Monfalcone si sta delineando il superporto di Monfalcone, mentre il porto di Trieste rimarrebbe isolato. Si rinvia al 2016 la previsione di arrivo della prima nave portacontainer nel nuovo scalo, lasciando irrisolta la questione dei finanziamenti vincolati, come in tutti i casi di project financing, ad un primo consistente versamento pubblico, che possiamo quantificare essere circa dieci volte superiore ai trenta milioni di euro che il CIPE continua a negare per la realizzazione della piattaforma logistica nello scalo triestino. Aleatoria e incerta anche la questione dei traffici che la Maersk dovrebbe garantire da qui al 2033, data indicata per la messa a regime del progetto. Saranno necessari dai tre ai quattro milioni di t.e.u. di traffico per giustificare la spesa e l’investimento. Oggi la stessa Maersk cerca accordi con il colosso cinese Cosco per garantire 800.000 t.e.u. di traffico a Vado Ligure, perché da sola non riesce a saturare il terminal.

Il progetto Unicredit sancisce che da qui al 2033 Trieste e il suo porto si possono scordare di avere collegamenti ferroviari adeguati e molto probabilmente i fondi CIPE per la piattaforma logistica. Si sceglie di scavare 9,3 milioni di metri cubi per ottenere a Monfalcone fondali profondi come quelli che sono da subito disponibili a Trieste. Si prevede, ma non si sa su quali basi giuridiche, di nominare un commissario straordinario che segua le realizzazione del progetto, magari indicato dalla banca stessa, mentre si tace sul fatto che uno scenario del genere provocherebbe un declassamento di Trieste da porto internazionale a scalo regionale.

Chi dovrebbe tutelare e difendere da questo progetto Trieste e il suo porto? Riteniamo lo possano fare tutti coloro i quali, a cominciare dai deputati triestini, hanno compreso che per poter realizzare i 350.000 t.e.u. previsti nel 2016, Monfalcone, allora probabilmente avvantaggiata da servizi ferroviari potenziati, dovrà per forza attingere ai traffici oggi esistenti al Molo VII, sottraendo quei traffici alla nostra città e magari impiegando 500 milioni di euro per costruire un “gemello” del Molo VII nel proprio porto.

Ci penserà Marina Monassi a tutelare gli interessi triestini? La nuova presidente “in pectore”, nonostante l’inchiesta in corso della Corte dei Conti per i canoni delle concessioni al Porto Vecchio e per i bilanci portuali in rosso risalenti al periodo della sua prima presidenza, è anche vicepresidente dell’Unicredit Corporate Banking.

C’è una battaglia da fare in difesa di Trieste e del suo porto e ribadiamo che Claudio Boniciolli sarebbe l’alleato ideale dei cittadini per tutelare gli interessi della città. Siamo disponibili ad impegnarci con chiunque intenda contrastare quest’offensiva, che certamente condurrà il Porto di Trieste ad un definitivo declino. Servirebbero, per iniziare, poche parole d’ordine: riconferma dell’attuale presidente dell’autorità portuale, investimenti immediati per la piattaforma logistica e costruzione di un progetto reale, realistico e meno costoso per gli scali del Nord Adriatico, che parta dalla valorizzazione delle caratteristiche e delle potenzialità già esistenti.

Per poter intraprendere questa battaglia è necessario uscire dalla “gabbia” dell’equidistanza, nella quale troviamo inspiegabilmente relegate anche autorevoli voci del PD locale. E’ bene che la città sappia che senza il porto non avremo un problema da alcune centinai di posti di lavoro, ma dovremo confrontarci con migliaia di posti di lavoro perduti. C’è qualcuno che vuole questo?

Trieste, 27.12.2010

Igor Kocijančič

Consigliere regionale PRC – SE

mercoledì 15 dicembre 2010

“Superporti e strenne natalizie per grulli”

Ma perché insistono nel raccontare frottole? Non verrebbe da dire altro, leggendo l’ultimo capitolo, in ordine di tempo, della saga fantascientifica denominata Superporto Unicredit. Iniziamo dai tempi di realizzazione ipotizzati e dai dati di previsione occupazionale: a regime (nel 2033!!!) il superporto di Monfalcone occuperà 600 dipendenti. Ma esiste, allo stato attuale, un tecnico o esperto di portualità e logistica in grado di prevedere ora quale sarà il quadro nazionale , internazionale e soprattutto l’organizzazione del lavoro portuale e terminalistico nel 2033?

Nell’ipotizzare lo sviluppo futuro di Monfalcone a scapito di Trieste (tagliata fuori) si sancisce che il Molo Settimo sarebbe troppo piccolo, potendo in prospettiva movimentare solo 1,2 milioni di teu all’anno, avendo collegamenti ferroviari scarsi ed inadeguati e soprattutto, l’attuale concessionario di TO Delta, Pierluigi Maneschi, non sarebbe disponibile ad una partnership con la Maersk (che sta già coinvolgendo la Cosco a Vado Ligure, mentre per Monfalcone conterebbe su sinergie MSC). Ma qualcuno può davvero credere che Maersk e Maneschi non riescano a trovare un accordo se si trattasse davvero di realizzare il volume di traffici che ci propinano i giornali?

Altra perla: il consiglio dei ministri approverà l’intesa Stato Regione che permetterà in tempi immediatamente successivi di nominare un commissario straordinario che sovrintenderà tutte le fasi del progetto, garantendo il rispetto dei tempi, condizione primaria per centrare la scommessa alla base di tutta l’operazione. Per nominare una figura del genere (e resterà in carica fino al 2033?) serve una copertura legislativa che non crediamo sia di rapida e facilissima approvazione, visto il clima attuale al Parlamento e nei dintorni del Governo. Oltretutto riteniamo sia praticamente impossibile trovare, allo stato attuale, qualcuno in grado di garantire per i tempi di realizzazione di qualsivoglia progetto, anche se dovesse rispondere di eventuali insuccessi con la propria vita.

E per finire, quando si parla a cuor leggero di dragaggi per complessivi 9,3 milioni di metri cubi di materiale fangoso, probabilmente inquinato, bisognerebbe anche indicare dove lo si intenda collocare. Magari nel giardino di casa del commissario straordinario…

Cosa potrebbe succedere in pratica? Che molto probabilmente nel 2016, dopo aver speso abbondanti soldi pubblici, Monfalcone e il Molo VII di Trieste (che starà ancora aspettando dal CIPE i soldi per la piattaforma logistica) saranno costretti a spartirsi i 300.000 contenitori attualmente movimentati dal solo porto di Trieste.

Trieste, 15.12.2010

Igor Kocijančič

Consigliere regionale PRC – SE

Iztok Furlanic e Marino Andolina

Consiglieri comunali PRC - SE

lunedì 13 dicembre 2010

“Novelli predica male e razzola peggio”

Verrebbe da dire “beata ignoranza”, se nel caso in questione non fosse impossibile tirare in ballo l’ignoranza delle materie trattate. Al collega Novelli corre l’obbligo di chiarire che certamente non esistono minoranze di serie A e di serie B, ma piuttosto che questo Governo vorrebbe, se potesse, relegare tutte le minoranze in serie C. Da parte sua invece, si ricava l’impressione che vorrebbe, se potesse, elevare al rango di serie A solo la minoranza linguistica friulana e la comunità germanofona, togliendo possibilmente qualcosa alla minoranza slovena, secondo lui ingiustamente privilegiata.

Farebbe senz’altro un servizio migliore alla comunità regionale se avesse la bontà di documentarsi meglio e di rileggersi le cronache relative all’iter di approvazione della legge regionale per la tutela della lingua friulana e probabilmente si stupirebbe nel trovare tra i più strenui oppositori di quella norma tanti suoi colleghi dell’attuale maggioranza, che all’epoca si compiacquero del fatto di aver bloccato l’iter di approvazione di quella legge per tre sessioni di consiglio regionale, unitamente, è giusto rilevarlo, ad alcuni settori miopi del sindacalismo e del centrosinistra locale che, sempre all’epoca, mettevano in guardia la comunità regionale dal paventato pericolo di friulanizzazione di Trieste.

Quanto alla tutela delle comunità germanofone, non può negare che la legge sia stata approvata all’unanimità dal consiglio regionale su proposta dell’attuale vicecapogruppo del PdL e che andrebbero richieste le ragioni dell’inadeguato finanziamento anche di questa norma alla giunta regionale di quella stesa maggioranza della quale è espressione il collega Novelli.

Infine, quando dichiara che la minoranza slovena riceverà con la legge 38/2001 “ulteriori” 5,3 milioni di euro dimostra di non essersi proprio accorto del fatto che attualmente quelli statali sono gli unici fondi che la minoranza slovena riceve, perché la sua giunta e la sua maggioranza hanno già provveduto ad azzerare il fondo regionale destinato alla minoranza slovena con la finanziaria del 2010.

Trieste, 13.12.2010

Igor Kocijančič

Consigliere regionale PRC – SE

Presidente gruppo consiliare La Sinistra L'Arcobaleno