sabato 30 aprile 2011

“Acegas Aps: associazione per stacchi (e pubblicità ingannevole)?”

C’è chi, non avendo niente di meglio da fare, come il candidato sindaco Franco Bandelli, scrive lettere aperte d’amore all’ACEGAS APS (“Acegas, ti amo”), ma c’è anche chi, come il gruppo di abitanti di Prosecco, assurti, loro malgrado, a protagonisti della cronaca in questi giorni per essersi visti bloccata l’erogazione dell’acqua nonostante i regolari pagamenti dei consumi, sicuramente non è nello stato d’animo adeguato per scrivere lettere d’amore alla multiutility della nostra città, che negli ultimi anni ha posto troppo spesso (o Estgas per essa) in atto l’odiosa pratica degli stacchi delle utenze (acqua, elettricità o gas).
In altra parte del giornale di ieri si apprende di come l’assemblea ACEGAS APS abbia deciso di procedere sulla strada della riduzione del pesante indebitamento (viene resa la cifra di 345 milioni di euro) decidendo di destinare solo parte dell’utile netto, più che raddoppiato rispetto al 2009 (9,8 milioni su 22) al dividendo da distribuire ai soci, destinando il rimanente (12 milioni) al contenimento del debito. Il presidente Paniccia e l’AD Pillon esprimono grande soddisfazione. “il nostro indebitamento non solo è in linea con la media, ma è addirittura migliore”. Significa forse che il debito è miniore o maggiore?
L’Acegas Aps è la dimostrazione, nei fatti, della degenerazione provocata dalla privatizzazione delle ex municipalizzate, un vero caso scuola. Non solo non risponde più ai legittimi proprietari (Comuni di Trieste e Padova, quindi noi cittadini tutti) ma solo all’assemblea degli azionisti, come avevamo tentato di spiegare invano fin dal 1997, prima che fosse quotata in borsa, non solo persegue unicamente profitti causando pesanti disagi ai cittadini in difficoltà (stacchi), ma riesce anche a promuovere campagne pubblicitarie ingannevoli, quelle che negli Stati Uniti d’America sarebbero legalmente perseguite per non corrispondenza con la veridicità. Molti saranno certamente incappati nei graziosi manifesti in cui compaiono personaggi cittadini più o meno illustri e semplici cittadini (dipendenti, personaggi non pubblici) dietro a dei cassonetti sotto i quali capeggia la scritta “Facciamo la differenza. Città pulita, più qualità di vita.” C’è qualche cittadino che possa affermare che negli ultimi dieci anni Acegas abbia migliorato la qualità dei propri servizi? Non crediamo proprio, ma saremmo lieti di ricevere smentite.
L’esecrabile condotta che Acegas Aps sta mettendo in atto in questi ultimi tre anni a fronte di servizi erogati sempre più scadenti sarebbe un contenuto sul quale ci piacerebbe si pronuncino, assumendosi precisi impegni, i candidati sindaci. E’ proprio uno di quei temi “da Comune e di competenza del Sindaco”. Sarà per questo che nessuno dei candidati ne parla, preferendo solenni sproloqui su leggi speciali necessarie per il rilancio di Trieste, che come noto, non competono né al Sindaco né al consiglio comunale?
Trieste, 29.04.2011
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE
Presidente gruppo consiliare La Sinistra L'Arcobaleno

venerdì 29 aprile 2011

Interrogazione su TAV TAC tracciato Mestre Trieste

Consiglio Regionale
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

X LEGISLATURA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA

(ARTICOLO 163 REGOLAMENTO INTERNO CONSILIARE)

CONSIGLIERE INTERROGANTE: Igor Kocijancic

GRUPPO CONSILIARE LA SINISTRA L’ARCOBALENO

OGGETTO: Richiesta di chiarezza su TAV/TAC sul tracciato Mestre – Trieste.-


TESTO
Premesso che recentemente (precisamente in data 26 aprile 2011) la stampa locale riportava la notizia che, nell’ipotesi sia realizzato l’attuale progetto preliminare TAV/TAC - le velocità d’uso previste da RFI sul tratto Ronchi – Trieste non supereranno i 60 km/h, velocità inferiori di quelle sviluppate attualmente sul tracciato esistente;
Rilevato che in data 29 aprile “Il Piccolo” pubblicava l’intervista con l’ing. Mauro Moretti, ad di Trenitalia che in sostanza dichiarava che la linea TAV/TAC Venezia – Trieste non sarà mai realizzata per insufficienza di “massa critica” di potenziali bacini passeggeri e che per i traffici di merci ed i treni ad alta capacità sarebbe opportuno privilegiare la linea Pontebbana, attualmente utilizzata al 10 – 15% delle potenzialità;
Dato atto che quanto sopra riportato rende sostanzialmente vani ed inutili tutti i progetti preliminari finora presentati e, soprattutto, a parere dello scrivente, pone un problema di responsabilità civile ed etica da parte di tutti quei soggetti istituzionali che in questi ultimi anni hanno avallato e spinto per la progettazione del cosiddetto tracciato per l’alta velocità sprecando, di fatto, ingenti risorse pubbliche in progetti che alla luce di quanto dichiarato dall’AD di Trenitalia non saranno mai realizzati su territorio regionale;

Tutto ciò premesso, il sottoscritto consigliere regionale chiede al Presidente della Giunta Regionale ed all’assessore competente

1. Di conoscere, alla luce della posizione molto chiara di Trenitalia ed RFI in merito alla TAV/TAC, quali siano le intenzioni ed i programmi alternativi che la Giunta regionale intende assumere per lo sviluppo futuro dell’infrastruttura ferroviaria nella nostra regione.


Trieste, 29 aprile 2011


Igor Kocijančič

Consigliere regionale e Presidente del Gruppo
La Sinistra L'Arcobaleno

“TAV/TAC: avevamo ragione noi”

Dopo la recente pubblicazione della notizia che, nell’ipotesi fosse realizzato l’attuale progetto preliminare TAV/TAC - le velocità d’uso previste da RFI sul tratto Ronchi – Trieste non supereranno comunque i 60 km/h, e quindi anche in galleria i treni viaggerebbero a velocità inferiori di quelle sviluppate attualmente sul tracciato esistente, dopo quanto dichiarato nell’intervista di ieri rilasciata a “Il Piccolo” dall’ing. Mauro Moretti, AD di Trenitalia che in sostanza ha dichiarato che la linea TAV/TAC Venezia – Trieste non sarà mai realizzata per insufficienza di “massa critica” di potenziali bacini passeggeri e che per i traffici di merci ed i treni ad alta capacità sarebbe opportuno privilegiare la linea Pontebbana, attualmente utilizzata al 10 – 15% delle potenzialità.
Tutto ciò, oltre a rendere sostanzialmente vani ed inutili tutti i progetti preliminari finora presentati, aprire un problema di responsabilità etica e civile di chi ha acriticamente sostenuto in questi anni quel tipo di progettazione impattante, dimostra che avevano ragione quanti - il nostro partito tra questi, i comitati territoriali No TAV, le associazioni ambientaliste, tutti i soggetti qualificati intervenuti sul tema - avevano espresso perplessità, criticità e soprattutto avevano coerentemente sostenuto, fin dall’inizio, che sarebbe stato sufficiente adeguare e migliorare il tracciato esistente. Dopo anni di discussioni e milioni di euro pubblici spesi per progetti costosi e di difficile realizzazione, lo confermano, in sostanza, anche le ultime dichiarazioni di RFI e Moretti.

Trieste, 29.04.2011
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE
Presidente gruppo consiliare La Sinistra L'Arcobaleno

giovedì 28 aprile 2011

“PortoVecchio: niente merci ma molte parole alla rinfusa”

Si continua a parlare, molto e molto a sproposito del Porto (Nuovo e Vecchio) di Trieste. Sulle vicende del Porto Vecchio sarebbe ora di smettere l’odiosa pratica di estrarre casualmente dal cilindro frasi, o meglio luoghi comuni, che in questi anni sono stati utilizzati dai vari contendenti in campo. Per questo motivo vale la pena tentare di riordinare per importanza gli argomenti aperti e di rispondere ad alcune domande rimaste inevase.
L’area del Porto Vecchio nacque a sola ed unica vocazione portuale con lo sviluppo del porto impresso da Maria Teresa nel periodo austroungarico. Affermare che quel territorio va restituito alla città è una bufala colossale, perché non c’è mai stata “città” in quei luoghi prima della lro trasformazione in porto. Non esiste quindi un riferimento precedente e a riprova delle nostre affermazioni richiamiamo l’attenzione sugli edifici esistenti. Sono dei grandi magazzini edificati su vari piani, come si usava secoli fa nei porti, ma non vi sono edifici che richiamino ad una urbanizzazione precedente all’insediamento portuale, che sarebbe tutta da inventare. Chiarito questo punto possiamo formulare la prima domanda: “Cosa scegliere tra un futuro ancora portuale e una ricostruzione – recupero che comporta evidenti rischi di speculazione edilizia?”
I porti moderni non trattano solo container, un porto ben organizzato deve mantenere varie quote anche nelle merci che non viaggiano nei container e quindi rinfuse ed altre voci. Ad esempio, per Trieste, n termini di volumi di traffico complessivo nessuno può minimizzare il ruolo dell’oleodotto.
Il Porto Vecchio potrebbe essere ancora interessante per questo tipo di traffici e di merci? Certo, andrebbe ripristinato il collegamento ferroviario con la vicina stazione Centrale e create le condizioni per lo sviluppo dei più moderni collegamenti tra ferrovia, rete autostradale e traghetti. Proviamo solo a immaginare le potenzialità di un collegamento turistico, che permetta di arrivare dal Nord Europa in Grecia con la propria automobile, ma avendo viaggiato prima su ferrovia e poi su traghetto fino a destinazione.
Continua inoltre ad operare nell’area del Porto Vecchio, anche se con difficoltà, la grande struttura dell’Adriaterminal che non ha gli handicap dei magazzini multipiano di concezione asburgica e può contare su fondali che su quel lato della costa sono di tutto rispetto e sottoutilizzati.
La vicenda del possibile riutilizzo del Porto Vecchio nasce molti anni fa con vari titoli, dal campus universitario ad altre ipotesi, ma in tutti questi progetti era (ed è) evidente l’interesse dei costruttori e della rendita immobiliare. La parentesi dell’Expo era stata vista come una scorciatoia praticabile per sgombrare il campo degli ostacoli e probabilmente è lo stesso “movente” che sta alla base della paventata sospensione dei divieti per l’utilizzo delle aree per la Biennale. Per quanto riguarda l’Expo invitiamo la categoria di “nostalgici assertori delle occasioni perdute” ad andare a visitare la cattedrale nel deserto con annesso bilancio negativo dell’Expo di Saragozza (il bilancio della manifestazione spagnola è in profondo rosso: un milione e mezzo di visitatori in meno rispetto alle previsioni e circa 30 milioni di euro di perdite. Fonte Corriere della Sera - 13 settembre 2008 ).
Altra storia emblematica e simbolica dei tentativi di “mettere le mani sul Porto Vecchio” alla faccia della dichiarata “restituzione” all’interesse cittadino, ci riporta a nomi ricorrenti nelle cronache di questi anni e più recenti: Marina Monassi , Luciano Maneschi , Evergreen . E’ storia recentissima la prima sentenza riguardante il canone d’affitto irrisorio applicato a Greensisam per i primi cinque anni della concessione di cinque magazzini in Porto Vecchio.
Avevamo ritenuto inopportuna la nomina della dott.ssa Monassi a Presidente dell’Autorità Portuale di Trieste anche perché era in corso un procedimento per danno erariale nei suoi confronti.
Prendiamo atto del giudizio favorevole alla Presidente Monassi e al Segretario Generale Gurrieri, ma a questo punto dobbiamo chiederci quale sia stata la parte inadempiente del contratto. Gli accordi sono firmati da almeno due soggetti. A fronte di un ridottissimo canone d’affitto annuale (296 euro), il concessionario aveva assunto precisi impegni di intervento che al momento non sembra siano stati realizzati. Ora risulta ancora più deleteria e criticabile, come stiamo facendo da anni, la decisione di affidare all’interno del Porto Vecchio una concessione della durata di novanta anni ad un soggetto che possiamo presumere inadempiente già nella fase iniziale della concessione.
Ci stiamo riferendo alle diverse società che si possono collegare ad Evergreen ed in particolare a Maneschi. Esistono impegni chiari per realizzare, come era stato promesso, un centro operativo Evergreen per il Mediterraneo ed il Sud Europa all’interno del Porto Vecchio? Sono stati presentati progetto e relativi impegni finanziari per il raddoppio del Molo VII o siamo sempre fermi alla fase di pubblicità e propaganda?
Per la gestione dell’Interporto di Cervignano, anch’esso diretto da una società collegata a Maneschi (oggetto di una mia recente interrogazione in consiglio regionale) la regione dovrà bandire una nuova gara visto che la gestione Maneschi maneschi non ha avuto successo, malgrado i molti denari pubblici investiti dalla Regione per il rilancio dell’Interporto di Cervignano.
Da ultimo, ma non per questo meno importante, denunciamo il ruolo delle società riconducibili a Maneschi nella crisi che colpisce i lavoratori portuali e le loro cooperative, visto il mancato adeguamento delle tariffe e la continua corsa al ribasso del costo del lavoro perseguita da terminalisti ed operatori portuali. In questo contesto appaiono gravissime le affermazione del Segretario Guerrieri, che minaccia i portuali di far venire a lavorare al Porto di Trieste manodopera da tutta Europa per piegare le giuste richieste dei lavoratori portuali triestini. I lavoratori di molti scali europei (quelli che molto spesso si citano come modelli di efficienza ed efficacia), sicuramente non verrebbero, né verrebbero i lavoratori del Porto di Capodistria, gruisti in testa, ai quali negli ultimi anni è bastato minacciare lo sciopero per vedere accolte da Luka Koper tutte le richieste di aumento salariale e miglioramento delle condizioni di lavoro. Evidentemente il dott. Guerrieri ha un’idea di Europa ristretta alle ormai poche realtà nazionali nelle quali i lavoratori portuali hanno trattamenti peggiori di quelli italiani (www.kocijancic.blogspot.com).

Trieste, 28.04.2011
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE
Presidente gruppo consiliare La Sinistra L'Arcobaleno