martedì 15 giugno 2010

Totem e facce di bronzo

La Costituzione repubblicana forse non è un totem e sicuramente non lo è il Presidente Tondo, anche se ha la faccia di bronzo. Dovrebbe spiegare un po’ meglio cosa intende, quando propone di cambiare l’art. 36 della Carta costituzionale:
“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.” Fine della citazione.
Nell’affermare che “abbiamo un esempio lampante di come la costituzione economica sia confliggente con la realtà sociale”, non si capisce se sia intenzionato a fare tutto il possibile per migliorare la realtà sociale o se pensa che sia più semplice far corrispondere il dettato costituzionale alla realtà, con una modifica che preveda costituzionalmente l’abolizione dei diritti.
Bell’esempio di real politik e di come Tondo riesca a vivere con grande serenità le proprie contraddizioni, quelle più recenti (revoca la delega ad un assessore perché ligio al suo ruolo di “uomo di partito”, diserta il vertice di maggioranza per “bacchettare i segretari di partito”), ma soprattutto molto di quanto dichiarato e scritto in campagna elettorale. Alla faccia dei lavoratori, ci verrebbe da dire.

Trieste, 15.06.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE

venerdì 11 giugno 2010

Forza Nuova e la slavizzazione strisciante

Sono apparsi alle pubbliche affissioni dei manifesti riferiti alla sagra tricolore promossa da Forza Nuova a Trieste. A leggere le locandine, nelle quali sono riportate date, orari, luogo di svolgimento, l’occasionale lettore ha modo di accorgersi che anche Forza Nuova riesce a vivere con serenità le proprie contraddizioni ed a introdurre in un contesto iperpatriottico un messaggio di slavizzazione strisciante. Infatti al centro del manifesto capeggia la scita “ciba a due euro”. Tutti sanno che ciba è la versione semplificata e sintetizzata in triestino di čevapčiči, che in bocca (š proprio il caso di dirlo) di generazioni di triestini sono diventati civapcici per poi divenire civa.
Naturalmente etimologia e provenienza dei gustosissimi bocconcini di carne hanno poco a che vedere con il tricolore, sono anzi una prelibatezza gastronomica che si era estesa dalla Serbia in tutta la Jugoslavia (la radice etimologica è comune anche al kebab), è riuscita a sopravvivere alla dissoluzione della Jugoslavia e dalle nostre parti si era “affermata” soprattutto grazie al PCI ed alle Feste dell’Unità dagli anni sessanta in poi.
E’ possibile che il piatto forte di una festa tricolore sia rappresentato da una pietanza slava? Fossi un fascista convinto, mica ci andrei ad una festa del genere…

Trieste, 10.06.2010
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE