mercoledì 24 dicembre 2008

blitz in Finanziaria regionale sul personale

Norme riguardanti il personale in Finanziaria:
un blitz indegno

Erano da poco passate le due e mezzo del mattino (notte tra venerdì e sabato), quando in aula – stavamo trattando l’articolo 14, è stato distribuito un testo abbastanza articolato riguardante il personale regionale: si va dall’applicazione del decreto Brunetta-Tremonti ai dipendenti regionali per quanto concerne le nuove modalità di certificazione e di allargamento della fascia oraria relativa alle visite fiscali per chi è in malattia, alla proroga della scadenza di alcune graduatorie, a passaggi (si può dire che il tutto puzza un po’ di clientelismo?) che riguardano singole unità di personale, fino alla questione delicata della possibilità di valutazione dei titoli di servizio e di anzianità maturata dalle lavoratrici e dai lavoratori interinali che hanno lavorato presso strutture regionali.
Il sottoscritto è intervenuto per dire due cose: che non si poteva introdurre a quel punto della discussione ed in quel modo norme che non c’entrano con la finanziaria e che avrebbero necessitato di un opportuno approfondimento in sede di commissione competente ed ha quindi proposto lo stralcio dei cinque emendamenti proponendo di trattarli come un mini articolato “Norme urgenti in materia di personale” da trattare entro gennaio.
La maggioranza ha bocciato la proposta, la giunta regionale ha dichiarato di rimettersi all’aula. Le prime reazioni sdegnate da parte di alcune organizzazioni sindacali sono già arrivate. Il centro destra ed il Presidente Tondo hanno disatteso ancora una volta quanto dichiarato e scritto in campagna elettorale in relazione al rapporto che avrebbero avuto con i dipendenti regionali ed all’asserita valorizzazione degli stessi. Ogni ulteriore commento è del tutto superfluo, le azioni si commentano da sé.


Trieste, 23.12.2008
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE
Presidente gruppo consiliare La Sinistra L'Arcobaleno

giovedì 20 novembre 2008

" La cortina fumogena "

Strano destino, quello di Trieste, città dalle potenzialità pressocché infinite, ma ahimé, inespresse (Porto, città della scienza, aree da reindustrializzare) e perennemente condannata a restare al palo. Da porto e perla dell'Impero Asburgico (forse giova ripeterlo proprio a ridosso delle celebrazioni dei novant'anni dalla prima redenzione) a palla al piede del Regno e della Repubblica italiani. Pochi investimenti, assenza totale di strategie di sviluppo degne di questo nome, norme assitenziali e asseritamente risarcitorie a sostegno dell'economia della città (Fondo Trieste), alcuni insediamenti industriali (l'ex GMT oggi Wartsila) ottenuti in cambio della dismissione del polo cantieristico, e poi, a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, alcune norme (legge sulle aree di confine) per ottenere qualche spicciolo che non compensa affatto lo iato lasciato dalla dismissione di attività industriali e dal tramonto delle partecipazioni statali.
Allora si diceva fossero problemi derivanti dall'eccessiva vicinanza alla cortina di ferro. Caduta la cortina di ferro ha provveduto la classe politica locale, in special modo quella incarnata dal precedente ed attuale centrodestra ad elevare una cortina di fumo, la cui spessa coltre risulta più impermeabile del ferro. E' a coloro i quali oggi portano il lutto al braccio in ricordo della »scellerata« firma del Trattato di Osimo (ed ai loro predecessori) che vanno ascritte le maggiori responsabilità. Sono loro che si percuotono il petto esortando alla vocazione portuale della città tradita, salvo poi fare quadrato per negare allo scalo triestino la possibilità di dotarsi di un'area retroportuale adeguata (Fernetti) che gli consenta di recuperare quelle superfici mancanti in prossimità del mare. Sono sempre loro che antepongono le proprie misere rendite di posizione elettorale a qualsiasi ipotesi seria e strategica di sinergia con gli altri porti dell'Adriatico settentrionale.
Sono stati ancora loro, in tempi recentissimi, a promettere la chiusura dello stabilimento siderurgico di Servola, anzi ad impegnarsi di ottenerlo in tempi brevi, salvo rimangiarsi tutto pochi giorni dopo le elezioni, scoprendo improvvisamente che qualsiasi ipotesi di dismissione o trasformazione non può che passare da un confronto con la proprietà, unica vera vincitrice di una pluriennale quanto stucchevole finta querelle, nella quale gli unici ad averci rimesso sono per ora i lavoratori ed i cittadini, anche quelli illusi a più riprese da una destra senza alcun progetto politico che non sia la difesa dell'italianità. E sono ancora loro a non sapere cosa dire a fronte delle ultime novità. La Lucchini Severstal annuncia la creazione della Lucchini Energia, preannuncia la costruzione di una seconda centrale elettrica alimentata a gas, eventualmente autonoma dal futuro rigassificatore di Gas Natural e preannuncia quindi un'ipotesi di cosiddetta diversificazione della produzione che potrebbe preludere anche al superamento della siderurgia, prodromo di una prossima conversione di Trieste a polo energetico e vocazione portuale finalmente realizzata (piattaforma logistica, nuovi moli). Potrebbe essere la quadratura del cerchio se non fosse per un particolare non da poco: i numeri svelati rivelano che anche ove tutto andasse, da qui in poi, secondo i piani di Lucchini Severstal e degli asseriti sostenitori del rilancio del porto, alla città rimarrebbe un problema di almeno cinquecento esuberi, perché l'ipotetica filiera virtuosa azzardata giorni fa sul quotidiano locale (rigassificatore + seconda centrale Lucchini + piattaforma logistica + bonifiche ) potrebbe servire ad occupare 500 persone per quattro anni nella fase di costruzione dei nuovi impianti), mentre a regime resterebbero forse 300 posti di lavoro »buoni«. La città si ritroverebbe con un saldo negativo di circa 700 posti di lavoro solo considerando la Ferriera di Servola. Noi sappiamo, l'abbiamo scritto e documentato, che in questi ultimi sei anni a Trieste é già stata chiusa una Ferriera, se prendiamo in esame tutte le situazioni di crisi aziendali della nostra provincia (l'ultimo esempio é la Stock, che non é in crisi ma delocalizza la sede operativa ad ovest e la produzione ad est, presumibilmente nella Repubblica Ceca, quindi in ambito UE), sappiamo che gran parte delle lavoratrici e dei lavoratori posti in mobilità in questi ultimi anni non sono stati ricollocati (Olcese, Eurand, Demont, Meloni, Veneziani, Smolars, Utat, Universaltecnica, Lloyd Editoriale e Stock, appunto), per un totale di 498 lavoratrici e lavoratori che non hanno ricevuto risposta alla propria effettiva condizione di crisi.
Oggi si riapre l'ennesima discussione sulle prospettive future di Trieste, dimenticandosi che Lucchini aveva ipotizzato la costruzione di una seconda centrale elettrica già molti anni orsono (ai tempi dei tavoli convocati dall'allora assessore regionale Dressi) e nell'anno di grazia duemila sembrava che tra centrale di cogenerazione della Elettra GLT SpA e (allora) nuovo inceneritore gestito da Acegas Spa il teleriscaldamento avrebbe servito più di cinquantamila unità abitative della nostra città, a tariffe stracciate.
Oggi ci riprovano. Il centrodestra continua a vendere fumo, il grande capitale industriale continua muoversi a proprio agio ed a trarre profitti alimentandosi dalla cortina fumogena che serve, se non altro, a prendere i voti per governare comune e regione. Stanno già disegnando la mappa del nuovo fronte mare industriale ad est (nuove banchine e moli, piastra logistica, nuova centrale elettrica a gas, nuovo inceneritore, bonifica del sito di interesse nazionale), ad ovest avremo il salotto buono. Porto vecchio riqualificato e Parco del mare. Devono spiegarci ancora dove prenderanno i soldi: Lucchini Severstal afferma che la nuova centrale comporta un investimento da 300 milioni di euro, la piastra logistica ne valeva 278 tre anni fa (di cui disponibili 78), le bonifiche costano altrettanto. A spanne, e per difetto, sarebbero quasi 900 milioni di euro. Chi ce li mette?
Intanto il premier Berlusconi ha chiuso il vertice italo – tedesco impegnandosi a tenere il prossimo G8 degli esteri nella nostra città: proporre di nuovo un G8 sull'ambiente a Trieste sarà sembrato eccessivo anche al re dei buontemponi.

Trieste, 19.11.2008
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE
Presidente gruppo consiliare La Sinistra L'Arcobaleno

lunedì 10 novembre 2008

Renzo Tondo e gli sloveni - Renzo Tondo in Slovenci


Il Presidente della giunta regionale Renzo Tondo, intervenendo ieri al congresso regionale del partito Slovenska skupnost, ha affermato che nel momento storico che stiamo vivendo sia sbagliato accentuare le diversità, anche quelle linguistiche. Anzichè raccontarlo ai congressi potrebbe suggerirlo anche ai consiglieri regionali della sua maggioranza ed al senatore Ferruccio Saro, che insistono nel tentativo mistificatorio di invenzione ed istituzione, per legge, di ben tre nuove lingue: natisoniano, po-nasen (sic!) e resiano, con l’unico intento di dimostrare l’esistenza nella nostra regione di lingue “slavofone” avulse dallo sloveno.
Agli amici della Slovenska skupnost impegnati nel progetto di costruzione del partito etnico, o di raccolta, di tutti gli sloveni d’Italia ricordo sommessamente che il presunto livello di autonomia politica derivante dall’assenza di vincoli e condizionamenti dagli schieramenti maggiori di solito si concretizza con un quantum in più di mobilità: si può stare indifferentemente, a seconda di convenienze contingenti, con il centrodestra e con il centrosinistra, un po’ come il Partito Pensionati in Italia ed in regione ed il DeSus (anch’esso partito dei pensionati) in Slovenia.
Alcuni di noi sloveni impenitenti e convinti della propria militanza ed appartenenza nei nostri partiti invece non solo riteniamo che non vi sia alcuna possibilità di reale interlocuzione e confronto alla pari con il centrodestra fino a quando prevarranno all’interno di quello schieramento preclusioni ideologiche e propensioni persecutorie nei confronti della minoranza slovena in Italia, ma anche che non intendiamo affatto lasciare agli amici della Slovenska skupnost la delega per la rappresentanza degli sloveni in Italia.
Trieste, 8 novembre 2008

Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC - SE
Presidente gruppo consiliare regionale La Sinistra L'Arcobaleno
Predsednik deželenega ofbora Renzo Tondo je med svojim včerajšnjim posegom na deželnem kongresu stranke Slovenske skupnosti izjavil, da ton i primeren trenutek za poudarjanje različnosti, tudi jezikovnih. Namesto, da bi to pravil na kongresih bi raje to dopovedal deželnim svetnikom njegove lastre večine ter senatorju Ferrucciu Saru, ki vztrajajo v mistifikatornem poskusu umetnega ustvarjanja in ustanavljanja po zakonu kar treh novih jezikov: nedižščine, po-nasen (sic!) ter rezijanščine, z edinim namenom, da dokažejo obstoj na deželnem ozemlju “slovanskozvenečih” samostojnih jezikov, ki naj bi bili ločeni od slovenščine.
Prijatelje Slovenske skupnosti, ki si prizadevajo uresničitev etniche zbirne stranke vseh Slovencev v Italiji opozarjam na dejstvo, da bi domnevna raven politične avtonomije, ki bi izhajala od odsotnosti omejitev in pogojevanj večjih vsedržavnih strank se navadno udejanja s kančkom več pomičnosti: lahko se uvrščaš, glede na trenutno ugodnost, v desno ali levo sredino, nekako tako kot stranka Upokojencev v Italiji in naši deželi ter DeSus (ki je tudi stranka upokojencev) v Sloveniji.
Nekateri izmed nas trmastih Slovencev in prepričanih v svoje delovanje in pripadnost lastnim strankam pa ne samo, da izključujemo kakršnokoli možnost enakopravnega dialoga in konfrontacije z desno sredino, dokler bodo znotraj tiste zasedbe prevladovala ideološka zaprtja in preganjalska nagnjenost v odnosu do slovenske manjšine v Italiji, temveč tudi, da sploh ne numeravamo prepuščati prijateljem Slovenske skupnosti pooblastila za predstavništvo Slovencev v Italiji.
Trst, 8. novembra 2008

Igor Kocijančič
Deželni svetnik SKP - EL
Predsednik deželne svetniške skupine Levica Mavrica

mercoledì 5 novembre 2008

"Slavofoni" menati per il naso

Come volevasi dimostrare. Confidando sul fatto che l’intera giornata di giovedì sarà dedicata alla discussione ed alla votazione della legge regionale sul commercio, i prodi presentatori della mozione n. ro 12 intitolata “Richiesta di modifica dell’art. 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 482 – tutela delle lingue denominate Natisoniano, Po-nasen e Resiano della Provincia di Udine”, che gronda pressappochismo ed ignoranza, hanno colto la palla al balzo per rinviare ulteriormente la discussione del testo, che, se va bene, si farà a gennaio del prossimo anno. Questa per il momento è l’unica certezza, poiché nell’ultima sessione di novembre sarà difficile trovare spazi per discutere mozioni, dopodiché inizierà il complesso iter di approvazione della finanziaria regionale, all’interno del quale non ci può essere spazio per altri provvedimenti.
Ma anche fosse discussa ed approvata, sarebbe difficilmente collocata tra le priorità del governo nella fase attuale, che è piuttosto complicata. La domanda sorge spontanea, come fanno a farsi menare ancora per il naso dal senatore Saro e da alcuni consiglieri regionali coloro i quali rivendicano con orgoglio l’appartenenza natisoniana, resina e po-nasen (clamoroso errore di trascrizione del termine corretto po našim)?
Come fanno a non intuire ed accorgersi che, ove si avveri quanto scritto nella moyione, avranno forse la grande soddisfazione di non essere considerati sloveni ma anche molte meno risorse per la tutela ed i progetti di amntenimento e sviluppo delle loro parlate?

Trieste, 30.10.2008
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE
Presidente gruppo consiliare La Sinistra L'Arcobaleno

Buon senso tardivo o problemi di tenuta?

Alla fine non ce l’hanno fatta a discutere e difendere un testo grondante ignoranza e pressappochismo, presentato in consiglio regionale come mozione n.12 intitolata “Richiesta di modifica dell’art. 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 482 – tutela delle lingue denominate Natisoniano, Po-nasen e Resiano della Provincia di Udine”. A togliere le castagne dal fuoco ci ha pensato l’assessore alla cultura Roberto Molinaro, che ha proposto di rinviare la discussione del tema in coda ai lavori di questa sessione. Questo significa che quasi sicuramente la mozione non sarà discussa questa settimana, vedremo se sarà ripresentata nella sessione di novembre.
E' una mozione che si propone di elevare a rango di lingue »slavofone« o »slave storiche« alcune parlate locali o varianti dialettali della lingua slovena. L'intento non é tanto quello di salvaguardare e tutelare appositamente queste lingue quanto di sancire la loro non parentela con la lingua slovena, quasi le lingue slave fossero entità non deifnite ed avulse da una classificazione internazionale che riconduce parlate locali e varianti dialettali anche ad alcune singole lingue slave, lo sloveno sicuramente tra queste.
Ci sarebbe da ridere se non fosse che con questa manovra rischiano davvero di togliere validi strumenti di tutela a queste varianti locali, poiché immettendo autonomamente in un contesto nazionale ampio come quello della legge 482/99, ci sarà davvero il rischio di far arrivare nelle Valli del Natisone, del Torre ed a Resia molte meno risorse per la tutela, la salvaguardia e l'ulteriore sviluppo di tali peculiartità, cosa che finora é sempre stata garantita a livello dignitoso nell'ambito della legislazione nazionale vigente, senza per questo voler attribuire »patenti di slovenità« a chicchessia.

Trieste, 28.10.2008
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE
Presidente gruppo consiliare La Sinistra L'Arcobaleno

lunedì 27 ottobre 2008

Interrogazione su ferrovie in Friuli Venezia Giulia

Consiglio Regionale
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

X LEGISLATURA
INTERROGAZIONE AL PRESIDENTE DELLA REGIONE FVG
ED ALL’ASSESSORE COMPETENTE

OGGETTO: situazione e prospettive linee e collegamenti ferroviari in FVG.-

Il sottoscritto consigliere regionale

Premesso che il recente ingresso nell’area Schengen della confinante Repubblica di Slovenia e di altri Stati dell’Europa centro-orientale sta accentuando un ruolo baricentrico della regione Friuli Venezia Giulia e del suo capoluogo in ordine ad un bacino di milioni di abitanti, contraddistinto da una crescente esigenza di mobilità;

rilevato lo stato di pesante insufficienza infrastrutturale del nordest in generale, acuito ulteriormente dalla strozzatura autostradale e ferroviaria tra Mestre e Trieste che ne sta ostacolando gravemente lo sviluppo da ormai molto tempo;

rilevato inoltre, a fronte della grave situazione presente, che da notizie di stampa si evince l’intendimento di Trenitalia di sopprimere, con il prossimo cambio d’orario di dicembre, anche le relazioni diurne Venezia-Udine-Vienna e notturna Venezia-Udine-Praga, in aggiunta all’intendimento di limitare a Domodossola l’unica relazione internazionale ancora rimasta a Trieste ed assicurata con Zurigo dal “Cisalpino”;

ricordato che lo scorso 1° aprile Trenitalia ha soppresso in corso d’orario l’eurocity “Casanova” Venezia–Villa Opicina-Lubiana – in base a quanto dichiarato alla stampa da dirigenti delle Ferrovie slovene – con atto unilaterale e nonostante gli accordi prevedessero per quel treno un periodo di prova più lungo, esteso all’intero 2008;

appreso dalla stampa che Trenitalia rinvia qualsiasi tipo di informazione relativa alle ventilate soppressioni alla pubblicazione dei nuovi orari invernali che saranno presentati il 13 novembre e sostiene che “fino a quel giorno non c’è nulla di deciso e tutto può essere messo in discussione”, affermando nel contempo che “l’apertura della linea ad alta velocità Milano-Bologna-Roma farà sì che l’intera offerta sia rivista tenendo conto prioritariamente dellla sostenibilità economica”;

appreso inoltre dalla stampa slovena che le Ferrovie slovene - Slovenske železnice punterebbero a rilanciare il traffico passeggeri con l’Italia, e che, nel corso di un incontro tenutosi a Lubiana, i vertici delle Ferrovie slovene avrebbero indicato ai rappresentanti di Trenitalia tre possibili linee di sviluppo: il prolungamento della linea Lubiana-Sesana fino a Trieste (o almeno fino a Opicina), la riapertura del collegamento Gorizia-Nova Gorica e il ripristino dell’eurocity “Casanova”già citato;

rilevato che Trenitalia si sarebbe riservata un ulteriore mese di tempo per rispondere in merito ai collegamenti per Trieste e Gorizia, mentre, per quanto riguarda la reintroduzione del «Casanova», le Ferrovie slovene si sarebbero impegnate a presentare un piano che verifichi il numero di potenziali passeggeri interessati a viaggiare su questa linea ed a definire anche un congruo prezzo di mercato del biglietto mentre Trenitalia dovrebbe approfondire i problemi tecnici e finanziari legati al rilancio del Venezia-Lubiana;

preso atto che in base a quanto riportato dalla stampa risulta che le Slovenske železnice motivano la richiesta di rilanciare i servizi per Trieste e Venezia con la necessità dell’ampliamento dell’offerta anche alle esigenze di passeggeri che provengono dall’intera area della ex Jugoslavia, dal momento che i servizi verrebbero strutturati in maniera tale da porsi in coincidenza con i treni da e per Zagabria e Belgrado;

rilevato, infine che a fronte dell’enfasi mediatica con la quale è stato presentato il collegamento ferroviario Trieste – Divača non si ha alcuna notizia riguardo al collegamento ferroviario tra Trieste e Capodistria, previsto dal protocollo d’intesa stipulato recentemente tra Governo e Regione e per il quale è stato ribadito l’interesse di Italia e Slovenia anche nel recente incontro tra i ministri degli esteri dei due paesi;

interroga il Presidente della Regione
e l’assessore competente per sapere

1. Se la Giunta regionale condivide la strategia aziendale di Trenitalia in ordine ai tagli che il Friuli Venezia Giulia potrebbe subire nelle sue relazioni ferroviarie internazionali, scelta in totale contrasto con l’esigenza di un forte avanzamento nel completamento di una rete di interconnessione europea.

2. Se il Presidente e l’assessore competente non ritengano di intervenire presso Trenitalia, al fine di scongiurare la soppressione di relazioni ferroviarie internazionali che andrebbero rafforzate e potenziate soprattutto verso l’area centroeuropea e danubiana, al fine di innescare un virtuoso circuito che valorizzi le potenzialità logistiche della Regione Friuli Venezia Giulia e ne rilanci lo sviluppo.

3. Cosa intenda fare la Regione FVG nei confronti del governo e di RFI per sollecitare gli interventi necessari a completare il collegamento ferroviario tra Trieste e Capodistria.

Trieste, 24 ottobre 2008

Igor Kocijančič
Consigliere regionale del Partito della Rifondazione Comunista - SE
Presidente del Gruppo consiliare regionale La Sinistra L'Arcobaleno

martedì 21 ottobre 2008

Con gli studenti, contro i tagli e la "riforma" Gelmini

La Federazione provinciale del PRC-SE esprime sostegno e solidarietà alle mobilitazioni ed alle occupazioni degli studenti medi triestini italiani e sloveni che continuano le mobilitazioni e le lotte in opposizione al decreto legge 112, ai tagli del Governo sulla scuola ed all’impianto legislativo regressivo noto come “riforma” Gelmini. Dopo l’importante presa di coscienza di insegnanti, docenti, studenti medi, universitari e ricercatori, si tratta ora di informare e coinvolgere nella protesta anche quei genitori che sembrano essere favorevoli ai provvedimenti previsti per la scuola elementare, uno dei pochi settori del sistema di istruzione nazionale di buon livello che rischia di essere relegato a livelli infimi in ambito europeo.
Dentro l'attacco portato da Governo e Confindustria al CCNL, ai salari ed alle pensioni, ai diritti di alvoratrici e lavoratori, al pubblico impiego in generale, si colloca il tentativo di definitivo svuotamento e demolizione della scuola pubblica, dell'università e della ricerca - l'ultima nefandezza nell'ordine di arrivo é la proposta di introduzione di classi differenziali - ma il dato più grave sono i tagli di 148.000 posti di personale docente e non docente all'interno di quello che gli indicatori di efficienza ed efficacia considerano il peggior sistema scolastico dell'Unione europea. La riforma Gelmini é, paradossalmente, un semplice effetto perverso, costruito a posteriori per giustificare l'obiettivo principale di questo governo: i tagli indiscriminati di spesa.
La Commissione europea ha rimesso in discussione i parametri di Maastricht e sospeso il patto di stabilità. In questo momento al governo va chiesto con forza di riscrivere la Finanziaria, di cancellare la politica dei tagli, di aumentare di almeno un punto la spesa pubblica: sono queste le cose da fare per aiutare l'economia reale ed aiutare le famiglie, non le poltiche di tagli indiscriminati e di aiuti altrettanto indicriminati a banche ed imprese.

Trieste, 21.10.2008

Per la Federazione provinciale
PRC - SE
Igor Kocijančič
Segretario provinciale PRC - SE

mercoledì 15 ottobre 2008

intervento sul federalismo in occasione della seduta del Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia alla presenza del ministro Fitto

Signor Ministro, signori assessori, gentili ospiti, colleghi consiglieri

Mi auguro sia questa una prima opportunità per una riflessione ed un confronto generale di merito su quello che è uno dei termini più abusati in questi ultimi anni sullo scenario politico istituzionale ed anche una delle questioni più controverse ed indigeste per buona parte, se non addirittura per la maggior parte della rappresentanza politica, così come probabilmente risulta ancora incomprensibile – in termini di ricadute pratiche - alla maggior parte dell’opinione pubblica, malgrado abbia rappresentato e rappresenti un vero e proprio manifesto di una forza politica in particolare, mi riferisco alla Lega Nord, che concretizza con l’approvazione del ddl del 3 ottobre scorso una specie di proprio imperativo categorico, tanto da aver dovuto supportare, anche da posizioni di governo, l’attuazione di tale disegno attingendo alla prosa più diretta e ricorrendo a parole forti, non semplice uscita dal governo ma addirittura rischio di una secessione del nord.
Il federalismo è stato uno dei temi più forti e pregnanti alla base della riforma costituzionale, che ne fissò i principi con la modifica dell’art. 119. Questo per dire che in questi ultimi otto anni se ne è dibattuto molto, ma si è proceduto poco, parlandone spesso a sproposito, anche e soprattutto quando si citavano modelli federali consolidati – Germania e Svizzera - per citare quelli più significativi, che davvero non possono assurgere a termini di paragone adeguati di un nuovo modello che ha presentato e probabilmente continuerà a presentare oggettive difficoltà di innesto su un sistema ed una tradizione centralisti che traggono origine già da quella che fu l’Italia prerepubblicana.
Il disegno di legge delega è stato approvato dal Consiglio dei Ministri meno di due settimane fa, ed a far da contraltare alle rassicuranti dichiarazioni rese proprio quel giorno da alcuni ministri, credo fosse presente anche Lei, c’è un appello congiunto di Regioni, ANCI ed UPI per il proseguimento del confronto in Parlamento, appello raccolto e ripreso non più tardi di sabato scorso anche dal Presidente della Camera dei Deputati. Questi fatti a mio parere denotano che esiste ancora un clima di preoccupazione per quello che potrà essere lo sbocco legislativo finale.
Non vorrei impiegare il tempo che mi rimane per esprimere ulteriori perplessità su un approdo che non mi convince affatto e che però appare ineludibile. Vorrei davvero che l’occasione di averLa qui con noi oggi possa servire a chiarire alcuni punti che continuano ad inquietare anche i più fervidi sostenitori del federalismo.
La prima questione ci riguarda molto da vicino, e cioè – come sarà possibile preservare, salvaguardare e rilanciare la specialità – che mi risulta sia uno dei temi sul quale il governo si sia impegnato, come ci ha detto alcune settimane orsono il ministro Frattini. Lo chiedo partendo dal presupposto che quanto anticipato dai media, cioè che la manovra si concretizzerà nel lasciare alle regioni l’80% del gettito IVA, una maggior porzione dell’IRPEF – non meno del 15% - ed il fisco applicato a giochi e tabacchi.
In un quadro così omogeneo le regioni a statuto speciale godranno di ulteriori benefici, quote o percentuali di trattenute, mutuando il modello di fisco federale già in attuazione nelle province autonome di Trento e Bolzano o è previsto qualcosa di altro?
La seconda questione urgente invece riguarda il cosiddetto fondo di perequazione. Da alcune proiezioni che ho potuto leggere non vi è nemmeno un rischio di disparità solo tra quelli che vengono banalmente definiti nord e sud del paese, vi è un di più e cioè che la frattura vera avverrebbe soprattutto tra regioni contermini del mezzogiorno, con Campania e Puglia in posizioni tutto sommato di tenuta e tutti gli altri con disponibilità di risorse del tutto insufficienti a coprire le uscite.
Premesso che il federalismo è uno strumento e quindi non può essere né positivo né negativo a prescindere, così come il centralismo, mentre non sono affatto neutrali gli obiettivi che con essi ci prefiggiamo, rilevo che in questa fase, dove forse ci vorrebbe maggior coraggio per lanciare un federalismo di tipo europeo che tenda ad una miglior qualità della vita, a livelli di salari, standard e servizi omogenei ed unificati verso l’alto, la maggior preoccupazione deriva dai punti di caduta che potrà avere una riforma fiscale in senso federalista tesa a ridisegnare il sistema dentro i confini di uno stato nazionale. Ritengo che chi in questo momento sta ravvisando il rischio di un acuirsi delle disuguaglianze territoriali e sociali nel nostro paese si stia basando su argomentazioni piuttosto solide. Le sarò grato se potrà fare alcune considerazioni anche sui due aspetti che mi sono permesso di evidenziare.

Igor Kocijančič

giovedì 9 ottobre 2008

Gioire o essere preoccupati ?

Leggi il giornale e scopri che con lo sbarco della Coop Nordest a Trieste vi saranno 214 posti di lavoro (potrebbero forse assumere anche qualche portuale ex art. 17?). La giornata comincia bene. A dispetto della crisi finanziaria planetaria. Ecco una buona notizia, dopo le tante cattive che hanno investito il settore del commercio nella nostra città. Vai fiducioso alle audizioni della V. commissione del consiglio regionale sulla proposta di legge (nostra, dell’opposizione) riguardante l’ordinamento della polizia locale, tema piuttosto caldo anche nella nostra città, di fronte al quale la giunta regionale non avanza nessuna proposta concreta se non promettere genericamente fondi per l’armamento delle polizie comunali ed aver già stanziato ben 18 milioni di euro per l’installazione di telecamere un po’ dappertutto. E’ il bisogno di sicurezza, bellezza.
La giornata prosegue. Scorri le mail. Eccone una da Piombino, fonte il quotidiano La Nazione di Livorno: “La crisi non risparmia Lucchini: riduzione dei turni.” Un esempio di applicazione locale della crisi finanziaria globale. La crisi investe il mercato dell’acciaio, il prezzo del rottame d’acciaio crolla da 750 a 350 dollari. Chi ha rottame non lo vende. Senza rottame non si produce acciaio. A Piombino abbasseranno i turni settimanali da 19 a 15. Si comincia a parlare di esuberi e di cassa integrazione, di fermate dello stabilimento per due o più settimane.
Per fortuna è Piombino. A Trieste invece + 214 posti di lavoro. Però abbiamo la Ferriera. La Ferriera produce ghisa e coke per Piombino. Secondo l’azienda la crisi è transitoria, così come lo é l’esistenza di milioni di persone, che non sanno quale fine faranno i loro depositi bancari. Se la Ferriera di Servola dovesse, a breve, bloccare temporaneamente la produzione, Servola precipiterebbe nella situazione di Piombino. Avrebbe ragione Ettore Rosato (sarà la crisi a chiudere la Ferriera?) ed avremmo ragione noi, che lo stiamo dicendo, inascoltati, da molti anni.
Sapere che qualcuno aveva ragione potrà consolare gli operai senza lavoro e coloro i quali stanno reclamando salute, bonifiche e riconversione, visto che si ritroveranno con tutti questi problemi ancora irrisolti dall’improvvisa chiusura non programmata di uno stabilimento siderurgico?
Possono finire male anche le giornate iniziate sotto i migliori auspici.

Trieste 09.10.2008
Igor Kocijančič
Presidente Gruppo consiliare regionale
la Sinistra l'Arcobaleno
Predsednik deželne svetniške skupine
Levica Mavrica

giovedì 18 settembre 2008

INTERROGAZIONE

X LEGISLATURA
INTERROGAZIONE AL PRESIDENTE DELLA REGIONE FVG
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA ED ORALE

OGGETTO: Ospedale Maggiore di Trieste: servizio di radiologia senza lastre.-



Il sottoscritto consigliere regionale

Premesso che allo scrivente è stato segnalato che in data odierna, al servizio di radiologia operante presso la struttura dell’Ospedale Maggiore di Trieste ad un’utente, munita di regolare impegnativa e di appuntamento fissato dal CUP per l’effettuazione di una radiografia, è stata rinviata a data successiva e ancora non meglio precisata l’effettuazione di detta radiografia per asserita mancanza ed indisponibilità di lastre;

Ritenuto, anche alla luce di altre segnalazioni pervenute in ordine a disservizi e carenze patiti dall’utenza per prestazioni sanitarie elementari non erogate dalle strutture preposte, che quanto accaduto nello specifico, ancorché incredibile ed inverosimile, sia gravissimo e denoti uno stato di inqualificabile incuria e sciatteria da parte dei vertici preposti all’approvvigionamento di materiale tecnico sanitario per le strutture operanti sul territorio;

Interroga il Presidente o l’Assessore competente

1. Per sapere se ritenga plausibile ed accettabile che ad una/un cittadina/o venga negata l’erogazione di un’elementare prestazione sanitaria quale l’effettuazione di una radiografia con le motivazioni citate in premessa.
2. Per chiedere cosa intenda fare l’assessore competente affinché simili fatti incresciosi non abbiano più a ripetersi nelle strutture sanitarie della nostra regione.



Trieste, 18 settembre 2008


Igor Kocijančič
Presidente gruppo consiliare regionale La Sinistra L'Arcobaleno

mercoledì 17 settembre 2008

“Deliri totalitari ed antidemocratici”

Oggi, pur non credendo a quello che stavo leggendo, ho avuto modo di prendere visione di un testo dei colleghi Ciani e Tononi (entrambi PdL versante AN) che definire delirante sarebbe poco. I nostri hanno inviato un’interrogazione al Presidente della Regione chiedendo di svolgere urgentemente una verifica per stabilire “quanti e quali insegnanti abbiano realmente disatteso la normale programmazione scolastica per impartire una lezione politica contro la riforma scolastica del ministro Gelmini e contro il Governo nazionali ad una platea di studenti in balia di docenti più preoccupati delle vicende politiche che della formazione dei giovani.. Le notizie apparse sulla stampa circa la protesta di alcuni insegnanti che si sono presentati a scuola con il lutto al braccio è sconcertante in se, ma se è vero che sono state impartite anche delle lezioni chiaramente politiche contro la riforma Gelmini la questione diventa molto più grave”. Nell’interrogazione si chiede inoltre di prendere in considerazione anche l’ipotesi del licenziamento, oltre alla segnalazione al ministero, come previsto dalla norma del ministro Brunetta che ipotizza il licenziamento per scarso rendimento. Verrebbe da esclamare: incredibile! Invece è tutto vero, scritto sottoscritto e presentato ad opera di due consiglieri dell’attuale maggioranza regionale che evidentemente per spirito di emulazione di alcune delle ultime uscite della Lega Nord hanno capito che per avere visibilità bisogna sparare con il cannone e più sono grosse le baggianate più spazio potranno avere. Si sono dimenticati giusto di chiedere di mandare gli insegnanti “colpevoli” al confino.
Da parte nostra non possiamo che ringraziare e solidarizzare con tutte e tutti quelle e quegli insegnanti che hanno dato prova di grande senso civico e di autentico interesse per le sorti del sistema scolastico italiano ed hanno ritenuto, con il loro gesto simbolico del lutto al braccio, di lanciare un primo segnale ad alunni, studenti e genitori, perché se davvero passasse la controriforma Gelmini, il sistema educativo italiano, già ora agli ultimi posti del ranking europeo, sarebbe definitivamente affossato. Tutto ciò a Ciani e Tononi probabilmente interessa poco, mentre interessa di più a tutti quegli operatori scolastici, insegnanti, genitori e ragazze e ragazzi che vorrebbero davvero poter contare su una scuola moderna, efficiente ed efficace.
Trieste, 17 settembre 2008

Igor Kocijančič
Presidente Gruppo consiliare regionale la Sinistra l'Arcobaleno

LETTERA APERTA AL PREFETTO DI TRIESTE

Appreso in questi ultimi giorni della difficile situazione nella quale sta versando l’ex Compagnia Portuale di Trieste, attualmente neocostituita in Impresa e soggetto aggiudicatario del bando che in conformità a quanto previsto dall’art. 17 della legge 84/94 regolamenta modalità e stabilisce il diritto all’avviamento al lavoro del soggetto deputato a smaltire i picchi di lavoro nell’attività portuale.
Mi rivolgo a Lei, signor Prefetto, perché ha assunto un ruolo di garante al tavolo convocato d’urgenza a fine marzo durante il blocco proclamato dai lavoratori portuali in seguito al grave infortunio occorso ad un loro collega. Mi preme segnalare che in questi ultimi anni e nelle giornate di agitazione della scorsa primavera tutti i lavoratori portuali non hanno fatto altro che richiedere e pretendere l’applicazione della legge e la stesura di un protocollo sulla sicurezza. Per ottenere risultati concreti su questo versante hanno anche ottenuto alcune necessarie modifiche alla prima bozza e contribuito con indicazioni pratiche sulle caratteristiche dell’organizzazione del lavoro all’interno dello scalo triestino.
Uno dei punti contenuti dal protocollo riguarda anche l’applicazione e la costituzione dell’articolo 17 ex legge 84/94. Riteniamo che l’attuale difficile crisi del soggetto vincitore della gara per la costituzione dell’art. 17 vada ricercata anche nella mancata applicazione degli altri contenuti e delle altre iniziative necessarie alla regolamentazione degli altri settori di lavoro portuale: l’applicazione di un contratto nazionale a tutti i soggetti che operano all’interno del porto, la titolarità dei contratti alle imprese e non a soggetti terzi, l’adeguamento (da leggere aumento) delle tariffe a quelle vigenti negli altri scali nazionali, l’assunzione di quei lavoratori portuali che da anni ormai stanno lavorando per conto di imprese (terminalisti e cooperative) interne e non esterne.
Sono questi, in sintesi, alcuni degli aspetti più significativi indicati dai lavoratori per contrastare l’incessante rincorsa al ribasso del costo del lavoro perseguita negli anni scorsi anche dalle precedenti gestioni dell’Autorità Portuale.
Ci aspettiamo da parte Sua, in collaborazione con l’attuale Presidente dell’AP di Trieste, un intervento fermo e deciso che le deriva proprio dal Suo ruolo di garante degli accordi e dei contenuti del protocollo stipulato nell’aprile di quest’anno.

Igor Kocijančič
Presidente gruppo consilaire regionale
La Sinistra L'Arcobaleno


Trieste, 4 settembre 2008

venerdì 1 agosto 2008

COMUNICATO STAMPA

“Patto tra magliari”

L’aspetto più inquietante da considerare il giorno dopo l’approvazione della “manovrina d’estate” in consiglio regionale è che l’attuale opposizione deve prendere atto di essere stata vittima di un patto tra magliari (PdL, Lega Nord ed UDC). Al di là del merito e dei contenuti della variazione di bilancio, al di là delle forzature regolamentari (abrogazioni di interi provvedimenti e leggi che sono costate mesi di lavoro, costruzione e confronto con parte del tessuto sociale di questa regione, quello che duole maggiormente è dover riconoscere che con questo centro destra è impossibile confidare nella tenuta degli accordi presi in sede istituzionale (la commissione di merito), perché è sufficiente uno strepito leghista per rimangiarsi tutti gli impegni assunti (in questa fase non toccheremo niente!) e presentarsi in aula con un approccio che non è esagerato definire non solo irridente ma anche eversivo.
Adesso sappiamo cosa ci aspetta e sappiamo che per contrapporci a questo tipo di destra non basta affatto il confronto istituzionale. E’ bene che ci prepariamo, anche a livello regionale e locale ad una lunga stagione di opposizione sociale.

Trieste, 1° agosto 2008

Igor Kocijančič
Presidente Gruppo consiliare regionale la Sinistra l'Arcobaleno
COMUNICATO STAMPA


Ai mezzi di informazione
con cortese preghiera di pubblicazione


Dopo il 7° Congresso di Rifondazione Comunista riconfermato Igor Kocijancic segretario della Federazione di Trieste

Mercoledì 30 luglio 2008 si è riunito il nuovo comitato politico della Federazione di Trieste del Partito della Rifondazione Comunista. A tre giorni dalla conclusione del 7° Congresso nazionale si è riunito il comitato politico della federazione triestina, l’organismo che decide gli indirizzi politici della federazione, approva le candidature per le liste elettorali di pertinenza federale, il bilancio consuntivo e preventivo, dirige e coordina l'attività dei circoli e delle altre istanze nell'ambito territoriale di competenza. Giuliana Sema, in qualità di presidente del Collegio di garanzia, ha condotto la prima riunione fino all’elezione del segretario provinciale. Il comitato politico ha riconfermato segretario della Federazione di Trieste Igor Kocijancic con 21 voti a favore e 6 astenuti, (6 assenti giustificati) Nel breve dibattito che ha preceduto la votazione tutti gli interventi hanno riconosciuto a Kocijancic , che è segretario dal 2001, le capacità politiche e in particolare di aver saputo operare sempre con capacità di sintesi e di aver rappresentato una posizione unitaria nella vita della federazione.
Igor Kocijancic, dopo la votazione, ha proposto una gestione unitaria della federazione in sintonia con l’impostazione nazionale e ha indicato alcune scadenze organizzative per mettere la federazione in condizioni di funzionare al meglio delle sue possibilità in vista degli appuntamenti politici di settembre. Nelle conclusioni, il segretario Kocijancic, che al congresso di Chianciano ha fatto parte della commissione sullo Statuto, ha sottolineato che proprio nel nuovo testo dello statuto è indicata l’incompatibilità tra incarichi di partito e istituzionali, e di conseguenza, accogliendo le indicazioni del dibattito, inserisce nel suo programma di lavoro la necessità di adeguare la federazione alle indicazioni statutarie entro il gennaio 2009. Dal dibattito sono emerse principalmente indicazioni in favore della gestione unitaria e sul superamento delle correnti dopo la fine del Congresso. Considerazioni critiche sulla linea tenuta da Liberazione, quotidiano di Rifondazione Comunista, e in particolare sul direttore Sansonetti , hanno richiesto e ottenuto che venisse posta in agenda dei lavori del comitato una discussione su questo tema. In conclusione è stato ribadito l’appoggio alla mobilitazione dei lavoratori della Stock, contro i trasferimenti previsti dall’azienda, dell’intera federazione, dai rappresentanti istituzionali ai circoli, dalla raccolta firme alle altre iniziative in programma.



Ufficio stampa


Trieste 31 luglio 2008

giovedì 3 luglio 2008

Nella corsa al nucleare beati gli ultimi

La discussione della mozione presentata dalla Sinistra Arcobaleno in consiglio regionale sulla questione nucleare molto realisticamente ha riconosciuto che si sta discutendo di un orientamento per il futuro e non di decisioni operative, che per quanto concerne la quarta generazione non possono essere prese.
Quali sono le ricadute effettive di questi “pronunciamenti” che cercano di riorientare decisioni che i cittadini italiani hanno già affrontato e risolto vent’anni fa, in sede di referendum nazionale?
In realtà queste prese di posizione indicano una gerarchia delle scelte possibili, a partire dal sogno di un nucleare sicuro di IV generazione (ancora tutto da dimostrare), passando per elettrodotti e rigassificatori, (vedi dichiarazione Moretton) per arrivare anche alla rituale citazione delle fonti rinnovabili.
Questa gerarchia di scelte genera contraddizioni difficilmente risolvibili nella vita quotidiana. Prendiamo come esempio il mercato dell’acciaio e della siderurgia. In Regione Friuli Venezia Giulia la Danieli esporta impianti siderurgici “chiavi in mano” tecnologicamente avanzati ed ecologicamente all’avanguardia, mentre la Ferriera di Servola, lo dicono gli stessi vertici aziendali, resterà in funzione a tempo determinato solo fino a quando resisterà il contributo statale denominato CIP6. Il CIP6 sarebbe dovuto servire per finanziare lo sviluppo delle energie rinnovabili ed è stato invece dirottato su termovalorizzatori e centrali di cogenerazione per il recupero dei gas residui, come nel caso Ferriera.
Il presunto ritardo sulla realizzazione di impianti nucleari rispetto ad altri paesi europei, denunciato ieri in aula da alcuni consiglieri potrebbe rivelarsi un’opportunità invece che l’inizio di una rincorsa pericolosa. Invertire la gerarchia delle priorità investendo da subito nella ricerca e nella produzione di energia rinnovabile sarebbe “il” vero investimento per il futuro. Questa scelta porterebbe a comportamenti coerenti anche nella gestione attuale, come abbiamo esemplificato con il confronto tra Industrie Danieli e Ferriera di Servola. Operando ora adeguate scelte strategiche potremmo ritrovarci forse ultimi nella rincorsa al nucleare, ma ai primi posti nel settore delle energie rinnovabili.

Trieste, 21 giugno 2008

Igor Kocijančič
Presidente Gruppo consiliare regionale la Sinistra l'Arcobaleno

martedì 1 luglio 2008

MOZIONE SUL NUCLEARE !!!

Consiglio Regionale
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

X LEGISLATURA


MOZIONE

OGGETTO: aperture all’energia nucleare del presidente Tondo
e questioni energetiche non risolte.-

Premesso che in data 23 maggio 2008, a commento delle dichiarazioni del ministro allo Sviluppo Economico, Claudio Scajola, che decretava il via libera alle centrali nucleari sul territorio italiano nei prossimi cinque anni, il Presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, dichiarava che “il nucleare è una risorsa imprescindibile per lo sviluppo compatibile del settore energetico italiano.”;

Rilevato che in data 4 giugno, in seguito alla fuoriuscita di circa 70 metri cubi di acqua dal sistema di raffreddamento primario della centrale elettrica nucleare di Krško, in Slovenia, ha immediatamente provocato un allarme mediatico e notizie allarmistiche che hanno avuto ampia cassa di risonanza nella nostra regione, in Italia ed in tutta Europa;

Rilevato inoltre che quanto accaduto a Krško, classificato in base alla scala approvata dall’Agenzia Internazionale per l’energia nucleare, viene valutato, su una scala da 1 a 10, come evento di categoria 0, ma che ciò non ha impedito affatto di allarmare e preoccupare l’Europa Intera, ad eccezione del Presidente Tondo, che in data 5 giugno 2008 non trovava di meglio che affermare “Quanto è avvenuto, o meglio non avvenuto a Krško E’ la dimostrazione che in un sistema democratico la sicurezza di un impianto nucleare è garantita anche dalla trasparenza e dalla tempestività dell’informazione, compresi quelli non rilevanti per la salute e l’incolumità dei cittadini come in questo caso.”;

Atteso che, malgrado l’ottimismo del Presidente Tondo risulta comunque arduo credere che gli impianti nucleari presenti nei sistemi democratici possano, in caso di fughe di sostanze radioattive, dirigere le proprie emissioni nocive e contaminanti solo in luoghi dove siano presenti dittature o regimi liberticidi;

Preso atto della recente conversione al nucleare del Presidente Tondo e dell’intera maggioranza che lo sostiene, avvenuta dopo le dichiarazioni post elettorali rese in tal senso dal premier Berlusconi, che hanno cancellato anni di strenue battaglie dei partiti dell’ex Casa, oggi Popolo delle Libertà, per l’incondizionata chiusura della centrale nucleare di Krško che rappresentava una “minaccia per la salute e l’incolumità degli abitanti di questa regione”;

Dato atto che anche in seguito alla pronta reazione del Ministero dell’Ambiente ed alla disponibilità delle migliori tecnologie per la misurazione dei livelli di radioattività proposte dal sottosegretario Menia non sarebbe stato affatto consolatorio né di alcun aiuto disporre della miglior tecnologia di misurazione a contaminazione gia avvenuta;

Appreso inoltre che il Presidente Tondo non escluderebbe che sia costruita una centrale termonucleare anche nella nostra regione e che nel corso della recente visita ufficiale del Presidente in Slovenia, nell’ambito degli incontri con esponenti del Governo sloveno sarebbero state poste le basi di una partnership della nostra Regione per il raddoppio della centrale nucleare di Krško;

Rilevato, infine, che la discussione sul ritorno al nucleare appare la prova di una resa a continuare la ricerca e la riflessione sulle fonti energetiche pulite e rinnovabili e sembra servire da alibi anche alla maggioranza regionale per eludere un confronto sul tema dell’approvvigionamento energetico e sul piano energetico regionale, che dovrebbe essere una delle priorità della giunta regionale;


Tutto ciò premesso

IL CONSIGLIO REGIONALE

IMPEGNA IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE


1. ad assumere un impegno ufficiale affinché il territorio della nostra regione sia totalmente precluso a qualsiasi ipotesi di insediamenti o costruzioni di impianti energetici a propulsione nucleare.

2. a riferire dettagliatamente in consiglio regionale sui contenuti dei colloqui recentemente intercorsi con gli esponenti del Governo sloveno in ordine ad una possibile partnership della nostra Regione per il raddoppio della centrale nucleare di Krško.

3. a presentare quanto prima il piano energetico regionale a fronte delle continue e reiterate anticipazioni mediatiche sulla costruzione di impianti energetici di varia natura che interesserebbero la nostra regione.


Igor Kocijančič

sabato 21 giugno 2008

interrogazione in Regione su Electrolux Zanussi

Consiglio Regionale
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

X LEGISLATURA
INTERROGAZIONE AL PRESIDENTE DELLA REGIONE FVG


OGGETTO: situazione stabilimento Zanussi Electrolux Porcia di Pordenone.-



Il sottoscritto consigliere regionale

Premesso le lavoratrici ed i lavoratori di tutti gli stabilimenti del gruppo Zanussi Electrolux in Italia sono fortemente preoccupati per il rischio di pesante ridimensionamento occupazionale derivato da precise scelte strategiche operate dal gruppo industriale nel nostro paese;

Rilevato che anche nella nostra regione, nello stabilimento di Porcia, vi è stato un calo di un quarto dei volumi produttivi conseguente alla scelta dell’azienda di concentrare la produzione su cosiddette fasce medio-alte di gamma, ridimensionando pesantemente la produzione di elettrodomestici tradizionali e di largo consumo;

Rilevato inoltre che la Zanussi Electrolux ha, di fatto disatteso anche gli impegni assunti nel 2005 in ordine al piano di ristrutturazione concordato con le parti sociali e con le istituzioni, in ragione del quale ha potuto contare anche su ingenti finanziamenti pubblici per la creazione della cosiddetta piastra supporto comando;

Ritenuto di esprimere una aperta e pesante critica all’operato del management locale ed europeo della multinazionale;

interroga il Presidente della Regione
e l’assessore competente per sapere

Cosa intenda fare la Regione FVG, cofinanziatrice della piastra comando citata in premessa, per richiamare i vertici locali ed europei del Gruppo Zanussi Electrolux al rispetto degli impegni assunti con le parti sociali e con le istituzioni.

Come intenda agire nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori interessati, che dopo la chiusura dello stabilimento di Scandicci (FI) ed a fronte all’avvenuto ridimensionamento occupazionale dello stabilimento di Susegana temono che la scure degli “esuberi” possa abbattersi, a breve, anche sullo stabilimento di Porcia.



Trieste, 21 giugno 2008

Igor Kocijančič
Consigliere regionale la Sinistra l'Arcobaleno

mercoledì 18 giugno 2008

PORTO : ....... in malafede?

“Solo incompetenti o semplicemente in malafede?”

Continua l’ostruzionismo allo sviluppo del Porto di Trieste che il centro destra triestino sta dimostrando da anni, a parole e nei fatti e che rischia ora di trovare avallo ed appoggio anche dal nuovo governo regionale. Mentre a Trieste scoppia lo scandalo relativo alla possibile concessione dello Scalo Legnami alla General Cargo (partecipata da Adria Terminali di Luka Koper) con argomentazioni da guerra fredda più che da economia di mercato, mentre si tenta di inibire all’Autorità Portuale la gestione dell’autoporto di Fernetti, pur sapendo che la mancanza di aree retroportuali è uno dei più grossi problemi del nostro scalo, Luka Koper continua ad aumentare traffici, volumi, tipologie e sta consolidando un’immagine internazionale di efficienza ed efficacia.

Luka Koper sta già gestendo efficacemente l’ex autoporto di Sesana, ha appena stipulato un accordo con la Trade Trans Terminal per un ulteriore espansione ad est dell’ex autoporto di Sesana pari ad una superficie complessiva di 90 ettari. Probabilmente si tratterà della più grande base logistica dell’Europa sudorientale, mentre a Trieste si farà una crociata affinché Luka Koper non possa aprire un semplice ufficio di rappresentanza alla Stazione Marittima.

Domanda per Maurizio Bucci, Antonio Paoletti e gli altri grandi strateghi dello sviluppo del Porto di Trieste: è stata Luka Koper ad approfittare del periodo di gestione del Molo Settimo per circuire e deviare imprenditori, armatori e spedizionieri triestini ed italiani (notoriamente sprovveduti) alle proprie strutture e servizi, o sono questi ultimi ad aver scelto di andare laddove trovano disponibilità, regole, efficienza, efficacia e soprattutto una classe politica (anch’essa di centro destra, beninteso) che anziché blaterare a vuoto ed attardarsi in polemiche anacronistiche continua a stare zitta ed a lavorare davvero per l’espansione del porto di Capodistria e per l’ulteriore crescita dell’immagine e dell’efficienza di quello scalo?

Perché non la smettono di parlare a vanvera e, per cominciare, non provano ad impegnarsi su una cosa apparentemente minima, ma seria: riattivare il collegamento ferroviario per il Porto Vecchio?

Aveva proprio ragione Forrest Gump: stupido è chi lo stupido fa. E a forza di fare sempre lo stupido, qualcuno rischia anche di diventarlo davvero…

Trieste, 18 giugno 2008

Igor Kocijančič
Presidente Gruppo consiliare regionale la Sinistra l'Arcobaleno

martedì 3 giugno 2008

Questione Insiel
“Lo scorporo potrebbe essere la soluzione definitiva”

La giunta regionale ha deciso di dare indicazione al nuovo cda Insiel di procedere con lo scorporo dell’azienda in due unità distinte: la prima si occuperà della cosiddetta convenzione di servizi “in house”, la seconda si occuperà di tuta la parte riguardante il mercato cosiddetto extraregionale. Non possiamo che essere d’accordo con tale impostazione, visto che è il modo di procedere più corretto sul quale tentammo inutilmente di convincere l’allora Presidente Illy e la nostra stessa maggioranza, senza successo.
Rileviamo però, che la proposta di scorporo viene presentata all’esterno quale accorgimento tattico, insomma un pretesto per prendere ancora qualche mese di tempo ed arrivare alla fatidica data del 1° giugno 2009 con le carte in regola per una dismissione della parte mercato che consenta alla regione di fare un buon introito.
Il presidente Tondo ha detto, giustamente, che non si vuole vendere per vendere ma che si farà il possibile per far riacquistare valore all’azienda in modo da non svendere. Ora, appare del tutto evidente che procedere allo scorporo in questa maniera, dichiarando che si tratta di un diversivo, difficilmente farà riacquisire valore all’azienda, perché anche i potenziali acquirenti di Insiel probabilmente leggono i giornali. Invece, a prescindere da quelle che poi sono le reali intenzioni dell’esecutivo regionale e del Presidente Tondo, ancora non enunciate, sarebbe auspicabile che lo scorporo venisse considerato anche ipotesi di soluzione definitiva della vicenda Insiel e che oltre a prendere tempo la Giunta regionale desse al nuovo Cda ed al Presidente Santarossa un’indicazione chiara di procedere immediatamente come segue: un piano di risanamento dell’azienda, che passi per l’eliminazione delle esternalizzazioni di tutto ciò che si ritiene possa essere di valore strategico, ponendo in atto nel contempo un processo generale di riqualificazione del personale interno. Il piano di risanamento andrebbe affidato alle tante risorse umane sane già disponibili in azienda, possibilmente a quelle persone emarginate (o quantomeno non “compromesse) con la precedente gestione De Capitani.
Trieste, 31 maggio 2008

Igor Kocijančič
Presidente Gruppo consiliare la Sinistra l'Arcobaleno

venerdì 23 maggio 2008

Nuova Giunta e personale regionale

“State già predicando male, vedete di non razzolar peggio”

Chissà se gli stessi dipendenti regionali che, si narra avessero brindato dopo la sconfitta di Riccardo Illy si staranno accingendo a festeggiare egualmente le dichiarazioni rese a mezzo stampa dal neo assessore regionale al personale De Anna, che ha già preannunciato di voler trasferire agli enti locali circa 700 dipendenti regionali. Intendiamoci, non è che sia illegittimo proporre trasferimenti e sfoltimenti di organici. Restano da capire i come ed i perché. Trasferirne settecento o millecinquecento non influirà minimamente sull’onerosità complessiva del Comparto Unico, perché è un contratto che riguarda, appunto, tutti i dipendenti degli enti locali della nostra regione. I media non contribuiscono a fare chiarezza: pubblicano cifre. Se i dipendenti pubblici (Regione, comuni, province e comunità montane) della nostra regione sono 15.631 questo non ci serve a capire se siano pochi o molti. Chi, come il sottoscritto, proviene dalla pubblica amministrazione (dovrebbero saperlo anche le OO.SS.) sa che dal 1991 (quando è intervenuta la riforma del pubblico impiego e l’introduzione del contratto individuale anche per i dipendenti pubblici) ad oggi, sa che il pubblico impiego ha subito, tra pensionamenti e blocchi di turn over, blocchi delle assunzioni un’autentica emorragia di personale e che a fronte di una drastica possibilità di assunzione sono aumentate le funzioni e le competenze attribuite, ad esempio, agli enti locali. Le amministrazioni pubbliche sono tenute, nella definizione delle proprie dotazioni organiche, ad effettuare le cosiddette rilevazioni dei carichi di lavoro (solitamente conferite ad aziende private specializzate), cioè a definire le necessità occupazionali dell’ente in base a parametri oggettivi (sapete che con i privati non si scherza). In base a tali rilevazioni gli enti locali poi definiscono la propria dotazione organica, dovendo fare i conti contemporaneamente anche con altri parametri piuttosto rigidi (ricordate Maastricht?), ad esempio il patto di stabilità ed i blocchi delle assunzioni che qualsiasi governo nazionale, indipendentemente dalla propria matrice si ricorda di inserire sempre in ogni finanziaria da quindici anni a questa parte (non si sa mai).
Per chi ha blandito e coccolato i dipendenti regionali in campagna elettorale non mi sembra davvero un buon esordio: ne trasferisse anche mille a comuni e province non diminuirebbe di un solo decimale il costo complessivo del comparto unico, dovendo comunque garantire, oltre al personale, adeguati trasferimenti finanziari (sennò i comuni dove prenderanno i soldi per pagare gli stipendi?). Certo, Riccardo Illy non dava pacche sulle spalle, non brindava con nessuno, però ha fatto i concorsi ed ha stabilizzato un sacco di gente, magari gli stessi che hanno brindato all’elezione di Tondo…
Trieste, 14 maggio 2008 Igor Kocijančič
Presidente Gruppo consiliare la Sinistra l'Arcobaleno

martedì 13 maggio 2008

intervento al Comitato Politico Nazionale PRC-SE

Comitato Politico Nazionale del 10 ed 11 maggio 2008
Intervento di Igor Kocijančič, Federazione di Trieste

Premetto di condividere interamente l’impostazione, il contenuto e le argomentazioni che il compagno Maurizio Acerbo ha posto all’attenzione di noi tutti nell’intervento pubblicato da Liberazione giovedì 8 maggio in relazione alle modalità di svolgimento del nostro Congresso. Sottolineo il fatto che il “come” in questo frangente avrebbe dovuto essere considerato importante almeno come il “cosa” perché, a differenza di tre anni fa, sto registrando una forte insofferenza preventiva di alcuni circoli e di molte iscritte ed iscritti nei confronti di un Congresso a documenti contrapposti, insofferenza che minaccia di tradursi in ulteriore disimpegno o addirittura abbandono. Non vorrei avessimo sottovalutato troppo questo fattore, dopo la discussione lacerante ed i disastri delle ultime settimane. Naturalmente tenteremo di spiegare ancora una volta che non è stato possibile fare altrimenti, l’esito lo verificheremo poi tutti assieme tra due mesi. Trovo comunque di scarsa rilevanza l’accaloramento della ns. discussione sulle modalità di votazione ai congressi di circolo, perché lo stato d’animo di iscritte ed iscritti in questa fase è tale da far prevedere una ben scarsa partecipazione ed affluenza al voto.
Raccomanderei, nell’evitare uno schiacciamento della nostra discussione sulla ricerca salvifica di nuovi leaderismi più o meno plebiscitari, di considerare attentamente che - per ripartire da Rifondazione Comunista - non possiamo prescindere dal fatto che per fare ciò serve innanzitutto creare le condizioni per una piena agibilità politica delle iscritte e degli iscritti, mentre mi sembra che al momento ci stiamo occupando soprattutto della piena agibilità politica e democratica del gruppo dirigente e dei componenti il CPN.
Il tema di una modalità di discussione aperta e democratica non solo durante il congresso è, a mio avviso, decisivo per il futuro del nostro partito e del processo unitario a sinistra. Fino a qui abbiamo sancito in pratica l’intangibilità del sistema di delega, ma siamo ancora lontani dall’introduzione di meccanismi che forse andrebbero in direzione di un’iniezione di democrazia “diretta”. temo che in caso contrario ci ritroveremo ancora e sempre a rammaricarci sul deficit di democrazia nella nostra discussione ed a costanti ritorni alla critica della forma partito.
Senza pretendere di dare soluzione vorrei proporre alla vostra attenzione alcune proposte. Ritengo che se riuscissimo a passare coraggiosamente dalla consuetudine delle liste bloccate all’obbligo statutario delle liste aperte per l’elezione degli organismi dirigenti a tutti i livelli ed anche per le proposte di candidature alle varie tornate elettorali avremmo compiuto già un enorme progresso. Ciò ci consentirebbe, naturalmente con tanta e maggiore fatica, un esercizio sicuramente diverso della democrazia al nostro interno.
Un altro tema al quale dovremmo tornare durante il Congresso, in continuità con la discussione e gli esiti di Carrara, è quello riguardante la centralità delle Federazioni, che presuppone anche la costruzione di una nuova relazione con il Nazionale del Partito, criteri diversi di distribuzione delle risorse finanziarie.
Da ultimo, la possibilità concreta dell’utilizzo di Liberazione per l’autogestione dell’informazione. Questo potrebbe servire anche ad un parziale rilancio del giornale. Liberazione dovrebbe prevedere ogni giorno 4 pagine regionali autogestite dai comitati regionali. Ogni regione avrebbe così garantita una pagina a settimana, per 4 uscite mensili complessive. Se facessimo lo stresso discorso per le Federazioni garantiremmo con lo stesso meccanismo di rotazione 1 pagina al mese ad ogni Federazione.
Forse assumere questi orientamenti ci consentirebbe di rafforzare il ruolo di iscritte ed iscritti, aumentare lo spirito di appartenenza, la voglia di partecipazione e la consapevolezza di poter determinare davvero l’assunzione di scelte e decisioni importanti.
Credo che sui territori sia possibile fin da ora costruire quotidianamente la pratica politica e definire una linea politica che nasca dalle radici del conflitto sociale già presente ed operante, che non intende attendere i tempi del nostro congresso, né quello delle discussioni altrui e nemmeno il dibattito all’interno del sindacato. Questo sarà anche la miglior prova e verifica puntuale della nostra esistenza, della nostra capacità di lavoro nella società ed allo stesso tempo garanzia del fatto che durante il congresso non resteremo ripiegati in una discussione chiusa tra noi né prigionieri di asseriti steccati identitari.

Igor Kocijančič

lunedì 21 aprile 2008

intervento al Comitato Politico Nazionale - P.R.C.

CPN 19/20 aprile 2008
Intervento di Igor Kocijančič, Federazione di Trieste

Non vorrei davvero che l'assenza di rappresentanza a livello parlamentare ci portasse alla politica di rappresentazione, magari di situazioni inesistenti. Lo dico in relazione alla predisposizione del clima di questa riunione, agli appelli a non cercare capri espiatori e ad assumersi responsabilità collettive. Ritengo sia bene affrontare questa discussione tenendo in considerazione dati, documenti votati, interventi svolti e documentati in questo CPN che risalgono ad alcuni mesi fa, non alla preistoria.
Prima considerazione: questo Partito e questo organismo hanno discusso e condiviso a larga maggioranza ed insieme ad altri il progetto di costruzione di un soggetto unitario e plurale della Sinistra. La condivisione e l'adesione a tale progetto da parte di un'ampia maggioranza del Partito, sia a livello nazionale che locale, arriva fino agli stati generali di Roma, 8 e 9 dicembre 2007. Da allora inizia una serie di forzature, accelerazioni ed errori dei quali non si può chiedere la condivisione, perché né a livello nazionale, nè tantomeno a livello locale é stato possibile discutere e votare su alcune scelte decisive prese da una cerchia ristretta del gruppo dirigente, che di questo si deve assumere la responsabilità. Ne elenco solo alcuni, quelli a mio avviso più gravi.
1. L'autoproclamazione di Fausto Bertinotti a candidato premier della Sinistra Arcobaleno: oltre ad aver infastidito i partner di coalizione ed il Partito non é stata davvero un capolavoro in termini di comunicazione: quale messaggio di affidabilità può veicolare un candidato premier che dichiara in partenza di volersi ritirare al termine della campagna elettorale?
2. Il segno grafico degli Sinistra Arcobaleno diventa simbolo elettorale della coalizione. Anche di questo iscritte, iscritti, organismi dirigenti prendono atto dai mezzi di comunicazione. In compenso questo modo di procedere innesca immediatamente un dibattito lacerante dentor il Partito, a tutti i livelli.
3. Dopo che il CPN aveva votato a maggioranza la delegazione di candidate e candidati, »eleggibili« e di presunta seconda fascia ne la Sinistra l'Arcobaleno, abbiamo scoperto anche una non corrispondenza tra quanto avevamo votato e l'effettiva composizione delle liste.
4. Sopita in qualche modo fino al Congresso la polemica sulla scelta del simbolo, sulla sparizione di falce e martello, l'8 aprile il candidato premier annuncia urbi et orbi che il nuovo soggetto si farà, e sarà un partito unico con un gruppo dirigente unico e, ancora, che il comunismo sarà, d'ora in poi, una tendenza culturale dentro il nuovo soggetto della sinistra, alla pari dell'ecologismo e del femminismo.
Il resto é storia troppo recente. Sfido chiunque a dire che quanto abbiamo votato a maggioranza nel CPN in questi ultimi mesi contenesse mandati a teorizzare lo scioglimento del Partito e la costituzione del soggetto unico. Va riconosciuto ad Alfonso Gianni di essere stato l'unico a proporlo apertamente e pubblicamente, a partire dalla Conferenza di organizzazione di Carrara. Ma é stato il solo.
Sul disastro elettorale. E' vero che Veltroni ha distrutto la sinistra, ma qui si tratta di discutere in che misura sia colpevole chi ha evidenziato fin dall'inizio la propria strategia elettorale ed il progetto di »semplificazione« del quadro politico, assecondato in ciò da Berlusconi - e quanta parte di responsabilità sia attribuibile a noi stessi ed agli altri partner del progetto Sinistra Arcobaleno, ormai definitvamente ad acta. Quando si dichiara che abbiamo prodotto il massimo di innovazione culturale, ma che siamo stati percepiti come fattore residuale, pur affermando di essere l'unica vera novità sullo scenario politico italiano, allora significa che sul versante delle relazioni sociali non ci siamo proprio, che il fare società é pura propaganda enunciativa. Paradossalmente ci ritroviamo ad essere vittime inconsapevoli del processo unitario: sicuramente non è stato intenzionale, ma sembra quasi che questa grande richiesta di unità invocata da tutto popolo della sinistra fosse un pretesto per dissimulare il raggiungimento di un altro obiettivo: unitevi, fate la grande sinistra, poi noi voteremo PD, IdV o Lega Nord e vi manderemo a casa in un colpo solo.
In FVG abbiamo avuto la possibilità di misurare il peso del voto utile, avendo avuto l'election day e la concomitanza tra elezioni politiche e regionali. E' un osservatorio limitato e parziale, ma ci consente di commentare alcuni dati: SA nel FVG prende il 3,1% alla Camera ed il 3,2% al Senato, come a livello nazionale, mentre alle regionali, malgrado la sconfitta di Illy (altro evento inaspettato) raggiunge il 5,65%, migliorando di alcuni decimali il risultato del PRC nel 2003. A Trieste, città di destra ed ultimo capoluogo del nord est italiano prima della nuova Europa, prendiamo il 4,5% alle politiche e l'8% alle regionali. Non credo si possa annoverare la Federazione di Trieste tra le punte di diamante dell'innovazione politica e culturale, però forse tra l'enunciare ed il rappresentare é sempre meglio essere riconosciuti e radicati davvero per ciò che si riesce a proporre ed a produrre. Vi dò un piccolo esempio: il fatto che il ns. Partito sia stato l'unico ammesso ad ascoltare l'assemblea permanente dei portuali triestini durante i recenti quattro giorni di blocco e sciopero, testimonia che la relazione c'é e si é costruita in più di tre anni di rapporti difficili, di diffidenze ancora non del tutto superate, di interlocuzione con una categoria di lavoratori particolarmente incattiviti, che probabilmente a maggioranza nemmeno votano, tuttavia continuano a confrontarsi con noi ed a mantenere una relazione stabile. Qualcuno sembra stupito del fatto che non siamo in grado di trovare un portuale - a Trieste, ma anche a Genova, mi risulta - che stia nelle nostre liste e porti qualche centinaio di preferenze. Se l'innovazione culturale che risuciamo a produrre a partire dal gruppo dirigente é tutta qui, allora é meglio ricominciare da capo.
E' necessario prendere atto che il progetto della Sinistra Arcobaleno é fallito. Il processo di unità a sinistra va perseguito diversamente, a cominciare dal Partito, l'unica base solida sulla quale possiamo contare in questo momento. Sarebbe scellerato perseverare in forzature, sciogliersi per congiungersi a ciò che resta di SD - già correntone, ora più che mai correntino - per finire relegati a tendenza culturale »di sinistra« nel grande PD.

martedì 15 aprile 2008

Ricostruiamo la Sinistra a cominciare dal Partito
Commento “a caldo” del voto alle politiche


Commentare una debacle di simili proporzioni non è certamente piacevole, ma è doveroso farlo, vincendo lo sconforto e lo stato d’animo che ti indurrebbe a fare e pensare altro. Continuiamo a fare politica ed a reagire a questa pesante sconfitta, inimmaginabile ed imprevista anche dai sondaggi più sfavorevoli, non contemplata nemmeno dagli analisti più ostili, non immaginata nemmeno dalle compagne e dai compagni scettici o contrari a questa forma di attuazione del processo unitario delle diverse (è bene sottolinearlo) sinistre di questo paese.
Il PD ha intercettato gran parte dei possibili voti di un soggetto con potenzialità percentuali da doppia cifra, non è riuscito a sfondare al centro, perché l’UDC ha sostanzialmente tenuto nonostante gli anatemi berlusconiani e la Sinistra Arcobaleno (vuol dire PRC – SE + PdCI + Verdi + SD) si è liquefatta e da oggi possiamo dire che la Sinistra in Italia diventa extraparlamentare grazie al fatto che il popolo della sinistra ha ritenuto di fare una scelta di parte, regalando al PD quanto basta ad avvicinarlo significativamente alla soglia del 35%. Resta da appurare ancora, e qualcuno sarà in grado di farlo a breve, a quanto ammonta, a nord, la quota di voto operaio e popolare deluso dall’Unione che ha premiato la Lega Nord.
Un dato è inoppugnabile: si fosse fatta una riflessione approfondita sul valore effettivo ed attrattivo del simbolo tradizionale del movimento operaio, adesso forse saremmo in condizione di consolarci con una sparuta rappresentanza parlamentare, posto che le due liste che presentavano falce e martello valgono insieme comunque l’uno per cento.
L’appello al voto utile ha stravinto, il popolo della sinistra non ha ritenuto di votare una sinistra senza un profilo definito, anche se è riuscita a presentarsi ai nastri di partenza con l’unità di facciata ed un simbolo festoso e multicolore.
Sembra che questo non turbi più di tanto i sostenitori del soggetto unico, che anziché fermarsi un attimo a riflettere su quanto è successo, incitano ad accelerare ulteriormente, come se nulla fosse successo, come se il 13 ed il 14 aprile non avessero dimostrato che una sinistra senza profilo e senza identità definita non serve a nessuno, perché nessuno riesce a vederne l’utilità. Se neanche il tracollo subito dopo il 14 aprile serve a far ricredere i fautori del bonapartismo e del leaderismo di sinistra ed un gruppo dirigente nazionale che ha dimostrato più impermeabilità alle istanze della propria gente e dei propri iscritti di quanto ne abbia dimostrato il Governo Prodi nei confronti dei ceti deboli, allora tocca a noi, alle iscritte ed agli iscritti di questo Partito ribadire che il processo unitario va perseguito comunque ma che questo Partito non si deve sciogliere e, al contrario, deve rinforzarsi. Avremo modo di sperimentare, nel prossimo periodo, quanto siamo in grado di fare società e come utilizziamo l’inchiesta.
Il partito deve reagire al più presto, e confido molto sul fatto che saprà farlo, come seppe farlo nel peggior momento della nostra storia, quel 1999 dove eravamo ancora più isolati di adesso.
Chi ha lasciato, però, faccia il favore di tacere. Se c’è una cosa della quale la Sinistra tutta e Rifondazione Comunista non ha bisogno, in questo momento, è proprio di nuovi sedicenti padri nobili. Chi lascia abbia il buon gusto di lasciare davvero e di tacere, soprattutto dopo questo “splendido” risultato. E niente ulteriori accelerazioni, per favore: chi vuole il nuovo soggetto unico (ammesso che trovi ancora alleati disposti a seguirlo su questa via) è libero di farlo, fuori da Rifondazione Comunista, compresi gli editorialisti che pensano che alcune idee che non sono male compensino il numero enorme di sciocchezze fatte. A Sansonetti vorrei raccontare la storiella del rabbino e delle oche…

Trieste, 15 aprile 2008
Igor Kocijancic
Segretario provinciale PRC – SE Trieste

venerdì 11 aprile 2008

RUSH FINALE

“Il rush finale”

E’ stata una faticaccia, questa campagna elettorale. Fatica fisica e mentale, clima (popolare) ostile o quantomeno diffidente quasi dappertutto, condizioni meteo prevalentemente avverse. Nondimeno ci abbiamo provato e vogliamo continuare a provarci. Unire le forze e partire gravati dalla contingenza elettorale non è stato facile. Più di qualcosa, anche sotto il profilo organizzativo, ha palesato difetti e mancanze inevitabili quando si è costretti ad operare da cause di forza maggiore.
Adesso dobbiamo impiegare il breve tempo del silenzio elettorale per convincere il più possibile, anche con il passa parola, le indecise e gli indecisi a votare la Sinistra l’Arcobaleno alle politiche ed alle regionali, perché il primo dovere di tutte e tutti noi è innanzitutto quello di rafforzare la sinistra nel nostro paese e nella nostra regione. Quest’ultimi due giorni di campagna sono stati particolarmente intensi: oltre ad essere presenti alle iniziative dei due capilista a Camera e Senato, Sabina Siniscalchi ed Alberto Burgio, c’è stato il difficile confronto con i rappresentanti della federazione che aggrega i titolari delle strutture residenziali private per anziani della nostra provincia, un’iniziativa sull’Insiel e sul suo possibile sviluppo futuro, anche per rispondere alle vergognose strumentalizzazioni di Renzo Tondo, infine, l’incontro delle candidate e dei candidati de la Sinistra l’Arcobaleno a Muggia. Nei ritagli di tempo le presenze al gazebo, dove abbiamo potuto incrociare moltissima gente. Malgrado il tempo, abbiamo deciso di mantenere la festa concerto in Piazza Cavana, perché vogliamo comunque chiudere questa breve ed intensa campagna festeggiando e confidando di festeggiare ancora di più dopo il 14 aprile.
Grazie a tutte ed a tutti.

Trieste, 11 aprile 2008

Igor Kocijančič

giovedì 10 aprile 2008


TUTTA COLPA DEI PORTUALI ! PAROLA DI MANESCHI

DI CHI E’ LA COLPA SE NON AUMENTANO I TRAFFICI, SE NON CI SARANNO ASSUNZIONI, SE NON SI FARA’ IL RADDOPPIO DEL MOLO VII ?
DELLO SCIOPERO DEI PORTUALI SOSTENGONO MANESCHI & C.

Samer, Maneschi e Pacorini non hanno dubbi e attaccano lo sciopero dei portuali a seguito del gravissimo incidente del 28 marzo che è costato l’amputazione di una gamba a Sandro Paoluzzi.
Straparlano di guardie rosse e guardie nere, di pochi portuali che hanno bloccato tutto lo scalo, mentre sanno molto bene che uno sciopero di quattro giorni, con il blocco totale delle attività portuali riesce solamente quando c’è una adesione convinta e consapevole e una unità di azione di tutti i lavoratori. E’ proprio questa unità dei lavoratori che preoccupa i terminalisti. Samer, Maneschi, Pacorini & C. rimpiangono le presidenze Maresca e Monassi dell’Autorità Portuale quando potevano impunemente adoperarsi per ribassare il costo del lavoro alimentando la concorrenza al ribasso tra i lavoratori della Compagnia, delle cooperative e del Consorzio Fornitura Servizi.
La costituzione dell’art.17 – pool di manodopera – e quindi l’applicazione dopo 14 anni della legge 84/94 è stata richiesta e voluta dai lavoratori portuali come primo passo per mettere regole certe all’interno dell’organizzazione del lavoro nel porto.
Per quanto riguarda la firma del “protocollo sulla sicurezza”, che è stato l’obiettivo dello sciopero, risulta evidente il ruolo frenante e contrario dei terminalisti. Basta leggersi le dichiarazioni di Maneschi che continua ad opporsi alla possibilità per i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza di operare liberamente in tutto il porto. Che segreti nascondono i terminal ed i “business” ?
E’ quindi lecito chiedersi chi ha esasperato la trattativa e protratto i tempi necessari per arrivare ad un accordo, non tanto nei giorni dello sciopero ma nei mesi precedenti.
Al tavolo convocato dal Prefetto accanto ai continui rinvii alle assemblee dei lavoratori – che riguardano il rapporto tra i portuali e le loro organizzazioni sindacali - ci sono state contemporanee verifiche tra gli imprenditori, come ha lamentato il presidente Boniciolli.
Il tentativo di creare confusione da parte dei terminalisti è esplicito quando affrontano la questione dei salari. I portuali hanno sempre affermato che accanto alla costituzione dell’art.17 era necessario un aumento delle tariffe per permettere alle imprese di rispettare il Contratto Collettivo Nazionale Lavoro e di non operare sottocosto, condizione ribadita anche dalla APT in diverse occasioni. Si tratta quindi di una rivendicazione generale che non va confusa strumentalmente con il contratto integrativo dei dipendenti del Molo VII. Ricordiamo a questo proposito che richieste salariali avanzate dai gruisti di Koper, poi allargate a tutti i lavoratori, sono state accordate senza che i portuali abbiano dovuto fare un’ora di sciopero. Non possono continuare a citare il porto di Koper solo come potenziale concorrente di Trieste e usarlo come arma di ricatto nei confronti dei portuali triestini.

Igor Kocijančič

martedì 8 aprile 2008

INTERVISTA A IGOR KOCIJANCIC


Sul numero di marzo di "SINISTRA al lavoro" è stata pubblicata una intervista a Igor Kocijancic che affronta i temi legati alla sua attività di consigliere regionale e le prospettive future di Rifondazione Comunista, Sinistra Arcobaleno e il rapporto con Intesa Democratica



venerdì 4 aprile 2008


“il confine tra temi elettorali e politici”

Noi di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea abbiamo sempre cercato, in questi mesi ed in questi anni di seguire costantemente i problemi del lavoro e le altre criticità (ambiente, questione energetica, tutela sociale) che condizionano quotidianamente, in negativo, la vita di tutti noi. E’ per questo che le forze de la Sinistra l’Arcobaleno hanno voluto distinguersi dagli altri anche proponendo alcune iniziative non elettorali: il convegno INDUSTRIA, AMBIENTE, INNOVAZIONE NEL FUTURO EUROPEO DI TRIESTE 4 ANNI DOPO: IL NODO FERRIERA, e l’organizzazione di un pullman che sabato 5 aprile contribuirà anche da Trieste alla grande manifestazione europea “EURODEMO” per rivendicare più salari, più potere d’acquisto, più uguaglianza salariale e più potere d’acquisto. Preferiamo allentare la tensione ed infrangere la cortina elettorale, prendendoci alcune ore di riflessione per tornare ad occuparci da vicino dei problemi quotidiani, che continuano a rimanere irrisolti su scala locale ed europea, da elezione ad elezione…

Trieste, 4 aprile 2008

Igor Kocijančič

giovedì 3 aprile 2008

INIZIATIVA NON ELETTORALE

MUTUI CASA

“Il calo dei mutui in regione”

I mezzi di comunicazione hanno evidenziato ieri i dati emersi da un’indagine svolta recentemente dall’Osservatorio Mutui casa alle famiglie di banca per la casa dell’Unicredit, dalla quale emerge che nella nostra regione i mutui per l’acquisto della casa sono diminuiti del 5,6% in media (a Trieste addirittura del 10%). La flessione del mercato dei mutui colloca il FVG nella peggior posizione rispetto al veneto ed all’Emilia Romagna quanto a calo del livello di denaro disponibile. L’unico trend positivo, che denota una ripresa del mercato dei mutui riguarda la provincia di Gorizia (+ 9,4%). Se andassimo ad indagare più da vicino scopriremmo che in provincia di Gorizia sono molti gli sloveni che dalla caduta definita dei confini hanno scelto di investire nel mercato immobiliare italiano, mentre a Trieste, dove maggiore è l’emergenza abitativa, molte famiglie hanno dovuto rinunciare al mutuo casa, anche a quelli agevolati regionali, a causa delle condizioni particolarmente penalizzanti. E’ storia recentissima quella di più di cento famiglie di tutta la regione, alle quali, per cavilli burocratici, sono stati revocati i contributi agevolati regionali: in sostanza, a revoca avvenuta, quello che era un contributo diciamo di 10, dopo la revoca è diventato un debito di 20 con la banca convenzionata. Oltre a rappresentare un’ingiustizia ed un onere insostenibile per quasi tutte le famiglie “revocate”, cosa alla quale Intesa Democratica dovrà porre rimedio in caso di riaffermazione alle prossime regionali, l’indagine dell’Osservatorio Unicredit fa capire chiaramente che forse, anche in questa regione servono più risorse per l’edilizia sovvenzionata ed un po’ meno per i mutui casa.
Trieste, 3 aprile 2008

Igor Kocijančič

mercoledì 2 aprile 2008

I PORTUALI TRIESTINI E IL DANNO D'IMMAGINE

“L’esempio dei portuali triestini e il danno d’immagine”

La conclusione positiva dello sciopero che i lavoratori portuali hanno indetto e mantenuto per quattro giorni consecutivi dimostra nuovamente alcuni fatti elementari ed incontrovertibili: la lotta paga, e potremmo chiedere a Veltroni se quella dei portuali di Trieste (Genova, Gioia Tauro, ecc.) sia lotta di classe o altro. E’ stato solo grazie alla forte mobilitazione, alla tenacia ed all’intransigenza dimostrata dai lavoratori, unita ad un adeguata e responsabile condotta delle rappresentanze sindacali se da oggi i lavoratori del Porto di Trieste potranno avere più sicurezza ed una miglior organizzazione del lavoro complessiva. Ma è stato necessario bloccare il porto per portare a casa un buon protocollo d’intesa, perché altrimenti molti di quelli che si preoccupano del danno d’immagine difficilmente avrebbero concesso loro qualcosa. Avrebbero detto di aspettare…
Ed a proposito di danno d’immagine, ci permettiamo di dire che non assilla solo le categorie imprenditoriali di Trieste. A Capodistria, dove i portuali hanno scioperato l’ultima volta ben 24 anni fa c’è stata, alcuni mesi fa, la proclamazione di uno sciopero per ottenere un considerevole aumento degli stipendi dei gruisti e delle altre categorie di portuali. Luka Koper, preoccupata dal danno d’immagine che le sarebbe derivato da uno sciopero, ha convocato un tavolo ed ha accolto le rivendicazione salariali dei lavoratori, senza che fossero costretti a fare una sola ora di sciopero. Questione di stile.
Trieste, 2 aprile 2008

Igor Kocijancic

martedì 1 aprile 2008



Mercoledì 2 aprile, dalle 18.00 alle 20.30
Candidati senza rete:
botta e risposta con i cittadini sul programma di Intesa Democratica e le proposte de La Sinistra l’Arcobaleno per la Regione e per il paese. Saranno presenti le candidate ed i canidati alle politiche ed alle regionali.
Sala Vulcania, Stazione Marittima.
Incontro moderato dai giornalisti Luciano Santin,
e Sandor Tence
.

venerdì 28 marzo 2008

Grave incidente sul lavoro in porto a Trieste

“Questa volta non è morto nessuno!”

Mentre tutti ci stiamo arrovellando sul perché la compagna elettorale non decolli e subiamo volontariamente l’onere del commento e dell’interpretazione dei sondaggi, anche nella nostra città c’è chi continua a lavorare pericolosamente, in condizioni di assoluta insicurezza. Paradossalmente, proprio nel giorno in cui apprendiamo che la maggior parte dei cittadini di Trieste auspica un forte rilancio del Porto di Trieste, in questo stesso porto i lavoratori continuano a rimanere soli, schiacciati dalle dichiarazioni pubbliche di chi predica maggiore flessibilità del lavoro e tariffe concorrenziali, lasciando da parte qualsiasi considerazione su dignità e sicurezza del lavoro. Per le “teste dure” vogliamo precisare che chi svolge lavori pericolosi e di fatica non deve essere costretto a costruirsi la paga giorno per giorno. Non deve dover sommare al rischio sul lavoro le preoccupazioni e le ansie di una vita precaria.
In confronto agli ultimi episodi di Genova e Porto Marghera, a Trieste stavolta non è morto nessuno, anche se un lavoratore ha perso la gamba finendo sotto ad un treno.

Trieste, 28 marzo 2008

Igor Kocijančič

giovedì 27 marzo 2008

pubblicato sul MERIDIANO DI TRIESTE

Nota sul porto

Il questionario tra i portuali dell’ottobre 2005 ci ha dato le indicazioni necessarie per seguire le vicende del porto di Trieste dal punto di vista dei lavoratori. Va riconosciuto alla Autorità Portuale con la presidenza Boniciolli di aver affrontato con particolare attenzione l’organizzazione del lavoro e il rispetto delle regole nel porto. Va apprezzata una sintonia di fondo tra le dichiarazioni del presidente Boniciolli e le rivendicazioni dei portuali.
L’applicazione della legge 84/94 a quattordici anni dalla sua approvazione con la costituzione dell’art. 17 comporta una serie di ingiustizie e discriminazioni tra i portuali. In più occasioni i lavoratori, e noi con loro, hanno chiarito che la attuazione dell’art. 17 non è che uno dei passi necessari per affrontare e risolvere i problemi dell’organizzazione del lavoro interna al porto. E’ necessario che venga riconosciuto a tutti i lavoratori del porto il diritto all’applicazione del contratto nazionale di lavoro, che le eventuali nuove assunzioni riguardino chi ha lavorato in porto in questi anni senza discriminazioni, che si arrivi in tempi brevi a definire i numeri necessari ad un buon funzionamento delle banchine ampliando il numero dei lavoratori interessati dall’art.17. E’ indispensabile per il raggiungimento di questi obiettivi un aumento generalizzato delle tariffe per mettere fine alla rincorsa al ribasso del costo del lavoro che ha voluto dire in questi anni un peggioramento costante delle retribuzioni dei portuali.
In assenza di questi ulteriori provvedimenti, che i lavoratori hanno indicato, la semplice applicazione dell’art. 17 (pool di manodopera) comporterà solo una legittimazione delle agenzie del lavoro interinale all’interno dello scalo triestino. Che poi le agenzie si chiamino Manpower o InTempo la sostanza non cambia.
Per questi motivi riteniamo che non siamo di fronte ad un ulteriore capitolo della contrapposizione tra Compagnia e Consorzio, che ha pesantemente condizionato gli anni passati e danneggiato indistintamente i lavoratori. Si è aperta una nuova fase, senza nostalgia per le passate gestioni, e un nuovo protagonismo dei portuali.

Igor Kocijancic

reddito di base

“Per il reddito di base in regione ed il reddito sociale in Italia”

Nel corso della conferenza stampa che ha avuto luogo stamattina, Igor Kocijančič e Giorgia Visintin, candidati de la Sinistra l’Arcobaleno alle prossime elezioni regionali hanno ribadito che il reddito di base per la cittadinanza è una delle migliori e più innovative misure legislative varate dall’amministrazione Illy nella precedente legislatura, perché hanno consentito a molte persone (pensionati sociali o al minimo, cassintegrati e disoccupati) di migliorare realmente le proprie condizioni di vita. Il fatto che emergano alcune criticità ed una domanda crescente soprattutto nelle realtà metropolitane di Trieste e Monfalcone significa solo che non in tutte le province della regione vi sono le stesse criticità. Quindi si trattera di ricalibrare diversamente le risorse destinate e disponibili, non di rivedere il provvedimento.
Hanno altresì ricordato che è stato istitutio in primis per garantire ed assicurare il sostegno ai progetti di vita individuali, basando sulla libera assunzione di responsabilità delle persone il patto sociale tra ente e singolo cittadino. Non si tratta solamente di intervenire contro la povertà e la precarietà ma anche di forme di sperimentazione ed incrementazione di distribuzione del reddito.
Nel suo intervento Alberto Burgio, capolista de la Sinistra l’Arcobaleno in Friuli Venezia Giulia per il Senato ha sottolineato che la proposta, a livello nazionale, di un reddito sociale (di 8.500 euro lordi l’anno + 2.500 euro di reddito indiretto) per inoccupati e precari risponde ad una fondamentale esigenza di equità oggi negata dalla drammatica emergenza salariale e dalla condizione precaria di tante lavoratrici e tanti lavoratori. Burgio ha anche osservato che il successo nella caccia agli evasori fiscali da una parte e la possibilità di ridurre l’elevata spesa militare procurerebbero risorse più che sufficienti a copertura di una misura che darebbe a decine di migliaia di persone la possibilità di vivere dignitosamente e di contribuire anche allo sviluppo economico del paese.

Trieste, 26 marzo 2008

martedì 25 marzo 2008

sicurezza nei porti

sabato 22 marzo 2008

Cartiera Burgo

“Dalla parte dei lavoratori della Cartiera Burgo”

E’ un vero peccato che la grana Cartiera sia scoppiata dopo la chiusura delle liste e dopo il passaggio del candidato premier Veltroni a Trieste. Fosse successa qualche settimana prima avrebbe sicuramente inserito nelle liste del Partito Democratico qualche dirigente della Cartiera, ma anche (forse) un operaio di quella stessa fabbrica.
Questo è uno di quei momenti in cui si comprende chiaramente che la realtà del confronto concreto niente ha a che fare con gli slogan e le parole di una campagna elettorale.
Le dichiarazioni dell’assessore provinciale Adele Pino riportate oggi dalla stampa ci danno una idea del “nuovo corso” immaginato dai dirigenti del Partito Democratico nelle relazioni sindacali e industriali: “Chiediamo a entrambe le parti di fare un passo indietro che rassereni il confronto”, avrebbe dichiarato l’assessore ex sindacalista. Visto che gli oggetti del contendere tra lavoratori e proprietà sono la flessibilità, la precarietà e la sicurezza sul lavoro risulta che è proprio su questi temi che l’assessore chiede ai lavoratori di fare un passo indietro.
Noi riteniamo sarebbe più importante far fare un passo indietro alle pretese della proprietà, della dirigenza , dei “padroni” della Cartiera lanciando immediatamente una campagna di sostegno da parte dei lavoratori di altre categorie e delle loro rappresentanze sindacali agli operai della Cartiera Burgo.
Anche se a Veltroni non piacerà siamo convinti quando diciamo padroni: non vi è memoria recente o passata di una simile condotta antisindacale da parte di una proprietà, che rifiuta financo di discutere. Sarà interessante verificare se la concertazione riuscirà a ricomporre questa situazione scandalosa o se servirà la buona, vecchia e cara lotta di classe.

Trieste, 22 marzo 2008

Igor Kocijančič

venerdì 21 marzo 2008

REDDITO DI BASE

“Reddito di base per la cittadinanza, una misura utile da non strumentalizzare”

Non è utile né far scoppiare né alimentare strumentalmente polemiche elettorali in ordine al reddito di base per la cittadinanza. Riteniamo sia stata uno dei migliori provvedimenti di Intesa Democratica nella legislatura appena chiusa. Quanto sta succedendo in questi giorni a Trieste conferma nei fatti quanto intuivamo già e quanto temevamo potesse succedere: la necessità di percepire il reddito di base, anche nella nostra regione, è molto più presente e pressante nelle aree urbane ad alta densità abitativa. Non è un caso che le richieste a Trieste ed a Monfalcone abbiano superato le previsioni.
Ciò, tuttavia, non significa che si tratta di un intervento sbagliato: non si alimenta l’etica del non lavoro riuscendo a dare risposte concrete a chi il lavoro non lo può trovare o a chi percepisce pensioni sociali o salari vergognosi, come sta succedendo nelle nostre grandi città.
Si tratta piuttosto di perfezionare lo strumento e di capire dove i bisogni e le risorse necessarie sono maggiori. E’ un discorso che va declinato insieme alla questione dell’emergenza abitativa, molto pressante a Trieste, meno drammatica in altri luoghi della regione.

Trieste, 21 marzo 2008

Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC - SE
Candidato de La Sinistra L'Arcobaleno
alle elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia