mercoledì 2 aprile 2008

I PORTUALI TRIESTINI E IL DANNO D'IMMAGINE

“L’esempio dei portuali triestini e il danno d’immagine”

La conclusione positiva dello sciopero che i lavoratori portuali hanno indetto e mantenuto per quattro giorni consecutivi dimostra nuovamente alcuni fatti elementari ed incontrovertibili: la lotta paga, e potremmo chiedere a Veltroni se quella dei portuali di Trieste (Genova, Gioia Tauro, ecc.) sia lotta di classe o altro. E’ stato solo grazie alla forte mobilitazione, alla tenacia ed all’intransigenza dimostrata dai lavoratori, unita ad un adeguata e responsabile condotta delle rappresentanze sindacali se da oggi i lavoratori del Porto di Trieste potranno avere più sicurezza ed una miglior organizzazione del lavoro complessiva. Ma è stato necessario bloccare il porto per portare a casa un buon protocollo d’intesa, perché altrimenti molti di quelli che si preoccupano del danno d’immagine difficilmente avrebbero concesso loro qualcosa. Avrebbero detto di aspettare…
Ed a proposito di danno d’immagine, ci permettiamo di dire che non assilla solo le categorie imprenditoriali di Trieste. A Capodistria, dove i portuali hanno scioperato l’ultima volta ben 24 anni fa c’è stata, alcuni mesi fa, la proclamazione di uno sciopero per ottenere un considerevole aumento degli stipendi dei gruisti e delle altre categorie di portuali. Luka Koper, preoccupata dal danno d’immagine che le sarebbe derivato da uno sciopero, ha convocato un tavolo ed ha accolto le rivendicazione salariali dei lavoratori, senza che fossero costretti a fare una sola ora di sciopero. Questione di stile.
Trieste, 2 aprile 2008

Igor Kocijancic

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