martedì 24 maggio 2011

“Sulla vertenza Porto di Trieste”

Le vicende di questi giorni stanno mostrando il fallimento del “modello Trieste”: ossia una organizzazione del lavoro portuale fondata sulla sostanziale cancellazione della Compagnia, sulla frammentazione del lavoro (classificato impropriamente come articolo 16) realizzata attraverso decine di imprese messe in concorrenza le une con le altre.
Questo modello ha determinato la compressione salariale e la cancellazione di diritti scatenando quella che abbiamo chiamato la “guerra delle braccia”.
Nel Porto di Trieste sono autorizzate a operare diverse cooperative che vengono messe in concorrenza tra loro dai terminalisti i quali premono per l’abbassamento delle tariffe. Le tariffe concretamente applicate – aldilà di quanto formalmente stabilito – costituiscono la ragione principale della mancata applicazione del Contratto Unico dei Porti. Chi applica correttamente il contratto viene “strangolato”: questo è il caso della Cooperativa Primavera.
I terminalisti del Porto di Trieste non possono credere di competere a livello internazionale giocando esclusivamente sull’abbassamento dei salari e sulla cancellazione dei diritti dei lavoratori.
Si tratta di una concorrenza al ribasso che non produce nulla di positivo per nessuno: né per i lavoratori (le prime vittime di questo sistema), né per il Porto nel suo insieme, né per il territorio che rischia di perdere i vantaggi della presenza di un Porto funzionante e qualitativamente elevato.
L’efficienza di un Porto e la tutela piena dei lavoratori vanno di pari passo.
I sistemi portuali che si confrontano a livello internazionale fanno degli investimenti, della qualità dei servizi e della valorizzazione del lavoro portuale i loro punti di forza.
Per questo riteniamo che i principali soggetti in campo (Autorità Portuale, Istituzioni locali e Regione, soggetti imprenditoriali) debbano fare fino in fondo la loro parte trovando una soluzione concreta al problema del Porto di Trieste.
La soluzione va trovata con gli strumenti che già oggi la normativa fornisce ed in particolare nell’ambito delle possibilità offerte dall’articolo 17. Non entriamo nel merito tecnico delle varie opportunità fornite dall’articolo 17. Non ne escludiamo nessuna, purché siano funzionali alla tutela dei livelli occupazionali e in grado di garantire dignitose condizioni di lavoro ai lavoratori.
Non escludiamo nemmeno la soluzione alternativa a quella della gara, ossia la costituzione di una Agenzia (articolo 17) che, tra l’altro, avrebbe il merito di costituire un pool di prestazioni di lavoro il cui utilizzo sarebbe maggiormente garantito da un meccanismo di responsabilizzazione dei terminalisti stessi.
La soluzione esiste. Serve la volontà politica di realizzarla.

Trieste, 24.05.2011
Igor Kocijančič
Consigliere regionale PRC – SE
Presidente gruppo consiliare La Sinistra L'Arcobaleno

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