IL PICCOLO GIOVEDÌ, 19 FEBBRAIO 2009
I PADANI ESCONO PRIMA DEL VOTO
Bilancio, è crisi tra la Lega e la coalizione di Dipiazza
E Andolina (Rifondazione) si astiene riconoscendo a Ravidà «un ottimo lavoro»
di PIERO RAUBER
Il numero uno di Rifondazione in aula, Marino Andolina, che porge la guancia al bilancio costruito da un ex manager dell’alta finanza, l’assessore Giovanni Ravidà, cui riconosce attenzione al welfare e massima serietà. E ancora: il neocostituito zoccolo della Lega che, sebbene qui non si parli delle ronde della discordia ma di 30mila euro contesi per nuove telecamere in città, con l’ex capogruppo della Lista Dipiazza Maurizio Ferrara e l’ex forzista Giuseppe Portale si chiama fuori, di fatto, dalla coalizione di centrodestra, facendole mancare due voti. E quei due sì, comunque irrilevanti, che poi tornano in dote alla maggioranza, a sorpresa, dai banchi del Pd, dove Marco Toncelli e Luciano Kakovic sbagliano pulsante. Tutte scene, queste, da una folle maratona di bilancio: quella conclusa martedì notte. Una seduta del Consiglio che poco poteva incidere su un documento contabile già centellinato da Ravidà - da dove è comunque uscito il maxiemendamento bipartisan (senza la Lega) da 300mila euro per un fondo sociale straordinario anti-crisi come sussidiarietà alla povertà - ma che ha scosso lo stesso le impalcature politiche di destra e sinistra. E quest’effetto collaterale, di certo, era meno annunciato di un maxiemendamento su cui si è lavorato «con spirito collaborativo al di là delle contrapposizioni ideologiche», come riconosce proprio Ravidà.
Il primo grande colpo di scena, come detto, arriva in realtà all’ultimo atto: l’astensione di Andolina al momento del voto finale alle due del mattino. Per recuperare un precedente simile - ricordano i consiglieri di lungo corso - bisogna tornare all’epoca di Riccardo Illy, quando ad astenersi, in una sessione di bilancio, fu il suo nemico delle elezioni 1993, Giulio Staffieri. «Ho deciso così - spiega Andolina - per la stima che riconosco a Ravidà, autore di un lavoro ottimo, migliore rispetto ai tempi dello stesso Illy. È difficile sostenere che è sbagliato un bilancio che ha grattato tutto ciò che era possibile grattare per il sociale. E poi anche la maggioranza, dove non nego ci siano quelli che segano panchine e sparano ai cinghiali, come pure i neofascisti rampanti, stavolta si è dimostrata comprensiva trasformando il vecchio mercato delle vacche per i soldi agli amici degli amici in un maxiemendamento con risorse destinate a chi ne ha davvero bisogno». Reazioni da Rifondazione? «No - chiude Andolina - nel mio partito si può dire qualsiasi cosa che non succede più niente. Rivendico infine la soddisfazione di aver votato diversamente dai Democratici di sinistra».
Il capitolo Lega, quindi, non è da meno. Anzi. «Abbiamo abbandonato l’aula - racconta Ferrara - dopo che i nostri due emendamenti sul no al campo nomadi e su un capitolo irrisorio da 30mila euro per le telecamere sono stati bocciati dalla maggioranza. Tutto ciò che è accaduto è stato concordato con l’onorevole Massimiliano Fedriga, il segretario cittadino, e comunicato preventivamente al sindaco Roberto Dipiazza. La linea del partito la ufficializzeremo venerdì in una conferenza stampa». La discussione sul campo nomadi, in realtà, aveva cementato sintonia tra Carroccio e An, raccogliendo peraltro consensi in Verdi e Rifondazione, mentre il fondo telecamere, a testimonianza del ginepraio trasversale, piaceva nel Pd ad Alessandro Minisini. Ma An, poi, non ne ha fatto questione di principio e ha votato in blocco il bilancio. «È la seconda volta - puntualizza la capogruppo aennina Angela Brandi - che la Lega non partecipa al voto su documenti finanziari, l’ha già fatto in occasione delle ultime variazioni di bilancio 2008». «È un brutto segnale politico per i prossimi due anni», ammette dall’Udc Roberto Sasco. «L’unico voto politico è quello sul bilancio e la maggioranza è quella che lo vota, prendo atto che siamo in 23 e non in 25», taglia corto da Forza Italia Piero Camber. «Solo la Lega non ha inteso accogliere in conferenza capigruppo lo spirito del maxiemendamento, secondo cui per la distribuzione del fondo da 300mila euro non si utilizzeranno forme di discriminazione tra autoctoni e stranieri», rincara la dose dal Pd Fabio Omero. Il quale mette ancora un po’ di pepe ricordando che l’altra sera il suo collega «Stefano Ukmar aveva presentato un emendamento per l’autoriduzione del 10% dei gettoni presenza dei consiglieri: bene, la maggioranza l’ha bocciato».
sabato 21 febbraio 2009
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